Fides e gli OGMRoma (Agenzia Fides – 30/11/2002)
Per discutere se gli OGM siano “il cibo di Frankenstein” o una risorsa per
garantire una rivoluzione sempreverde, vincere la fame, incrementare la
produttività , ridurre i costi della produzione agricola, utilizzare meno
terreno e garantire una più efficace protezione dell’ambiente, giovedì 28
novembre, si è tenuto a Roma, presso l’Ateneo Pontificio Regina
Apostolorum, il congresso: “OGM: cibo di Frankenstein o sconfitta della
fame?” Il dibattito si è alternato con interventi di diverso genere di cui è
possibile trovare il testo integrale su
http://www.fides.org/ita/sanita/ogm_30112002.html
L’incontro fa parte delle attività del Master in Scienze Ambientali
organizzato dell’Ateneo Pontificio Regina Apostolorum, con il Patrocinio
del Ministero dell’Ambiente. Dopo il saluto del Rettore, P. Paolo Scarafoni,
il dott. Corrado Clini, Direttore Generale del Ministero dell’Ambiente ha
detto: “Le nuove tecnologie vegetali rappresentano una grande opportunitÃ
per la protezione dell’ambiente e la crescita delle risorse alimentari” “Le
biotecnologie – ha continuato Clini- sono uno strumento decisivo per
combattere le carenze alimentari in molti paesi in via di sviluppo, inoltre
nelle coltivazioni mais, soia, cotone OGM viene ridotto drasticamente il
fabbisogno di pesticidi mentre aumenta la produttività nei suoli “marginali”
Infine sono promettenti le prospettive della produzione di vaccini
commestibili che potranno essere utilizzati per combattere le malattie
molto diffuse nei Paesi in via di Sviluppo”.
“Ciononostante – ha riconosciuto il direttore generale del Ministero
dell’Ambiente- c’è in Europa una diffusa preoccupazione sul consumo di cibi
OGM. in particolare è stata diffusa tra i consumatori l’equazione
OGM=rischio. Eppure nel 2001 un indagine condotta dalla Commissione Europea
che ha impegnato oltre 400 enti pubblici per 15 anni ha concluso che non
sono evidenti effetti sulla salute dei prodotti biotech, mentre sono
riscontrabili gli effetti negativi dell’uso di pesticidi e di pratiche
agricole non corrette, nell’agricoltura ?tradizionale”.
Clini ha spiegato che: “Seppure la Commissione sottolinei
che le biotecnologie hanno un enorme potenzialità economica, sociale ed
ambientale, l’Europa non ha creduto nel biotech così che si è creata una
situazione di stallo. Oggi l’Unione Europea ha un ruolo marginale nella
ricerca e sperimentazione di nuove biotecnologie vegetali: la produzione di
piante “biotech” in Europa nel 2001 era pari allo 0,03% della produzione
mondiale. Sempre nel 2001 sono state autorizzate in Europa 44
sperimentazioni in campo rispetto alle 256 del 1997″.
Per quanto riguarda la situazione nazionale Clini ha affermato che:
“L’Italia, sulla base di considerazioni esclusivamente politiche, a partire
dal 1999 ha sostenuto una posizione sempre più intransigente ed è stata tra
i promotori della ?moratoria? nella applicazione della direttiva 90/220.
Inoltre con il DCM del 4 agosto 2000 (Decreto Amato) è stata sospesa la
commercializzazione di 4 tipi di mais transgenico già approvati a livello
europeo. Questo decreto è esemplificativo dell’approccio pregiudizialmente
negativo adottato dal governo Amato nel 2000.
Clini ha concluso dicendo che: “Sarebbe opportuno superare
gli approcci pregiudiziali e l’Italia anche in considerazione della
Presidenza 2003-potrebbe svolgere un ruolo determinante per riequilibrare e
orientare la posizione dell’Unione Europea verso un approccio più razionale
che richiede solide basi scientifiche in merito alla protezione della salute
e dell’ambiente e chiarezza in merito agli interessi economici che si
vogliono tutelare”.
L’Italia potrebbe contribuire a far superare lo stallo dell’Unione europea e
nello stesso tempo potrebbe giocare un ruolo di punta nel contesto
internazionale che è molto sensibile su questo tema, non si tratta solo
degli Stati Uniti, ma di grandi Paesi emergenti come Cina, India, Brasile,
Indonesia, Sud Africa”.
Il Prof. Francesco Sala, Docente presso la Facoltà di Scienze Matematiche,
Fisiche e Naturali dell’Università degli Studi di Milano, ha illustrato in
dettaglio lo stato della ricerca sulle biotecnologie: “Le applicazioni del
trasferimento genico nelle piante sono estremamente diversificate. Con
l’integrazione di uno o pochi geni è possibile conferire resistenza ai
principali parassiti delle piante coltivate, così come è possibile conferire
resistenza alla siccità , alla salinità e al freddo. Ma è anche possibile
produrre piante con elevato valore nutrizionale (più vitamine, proteine,
antiossidanti), piante che sintetizzino vaccini contro malattie infettive e
tumori (colera, epatite, AIDS, melanoma), nuovi carburanti e nuove
plastiche”.
Innumerevoli sono le applicazioni anche nel settore della protezione
ambientale. Il Prof. Sala ha spiegato che è possibile sviluppare “piante che
depurino i suoli da inquinanti industriali (ad esempio, piombo, mercurio,
cromo), piante che facciano a meno di fitofarmaci” Inoltre il considerevole
aumento della produttività previsto con l’uso delle nuove piante potrÃ
ridurre la necessità di abbattere foreste nei paesi poveri per produrre più
cibo e più materiale per l’uso umano. Anche i paesi ricchi potranno
restituire alla natura (e quindi alla biodiversità ) parte del territorio
attualmente dedicato all’agricoltura.
Il prof. Sala ha poi precisato che non esiste una contrapposizione tra OGM e
prodotti tipi, al
contrario solo tramite la ricerca biotech sarà possibile salvare molti
prodotti tipici. Ha così presentato alcuni esempi di interventi
biotecnologici importanti per il nostro paese: salvaguardia dei prodotti
tipici e miglioramento delle loro caratteristiche nutrizionali. Nel campo
dei vaccini il prof. Sala è uno specialista ed ha spiegato come sarÃ
importante soprattutto per i paesi poveri poter avere vaccini che si
mangiano. E poi quasi un milione di bambini che vengono salvati dal riso
arricchito di vitamine, e prevenzione dal bioterrorismo tramite vaccini
vegetali estratti da piante OGM. .
“Eppure le biotecnologie sono avversate in Italia ed in
Europa: hanno ragione i nostri contestatori o sono nel giusto colori che,
nelle Americhe ed in Asia, hanno deciso di dare
notevole sviluppo alla ricerca e alle sue applicazioni?” Ha chiesto il prof.
Sala ai presenti.
Dopodiché ha presentato i risultati ufficiali di una analisi sulla sicurezza
delle piante geneticamente modificate condotta negli ultimi 10 anni dalla
Comunità Europea. La conclusione ufficiale dice: “I rischi per l’uomo e per
l’ambiente derivanti dall’uso di queste piante non sono superiori a quelli
che abbiamo sempre accettato nei prodotti agricoli tradizionali. Anzi,
essendo controllati, i prodotti derivanti da piante geneticamente
modificate presentano spesso minori rischi e più alti benefici”.
Nathalie Louise Moll, responsabile dei rapporti
istituzionali dell’Assobiotech, ha proposto di cambiare il nome OGM in
?gemme?, ed ha spiegato che: “le piante geneticamente modificate e i
prodotti commercializzati fino ad oggi sono frutto di 15 anni di ricerca,
durante i quali non hanno presentato alcun rischio per la salute umana o per
l’ambiente. Anzi si può tranquillamente dire che questi prodotti sono
ancora più sicuri di quelli convenzionali”.
Per quanto riguarda lo sviluppo dei Paesi poveri la Molla ha detto di essere
rimasta particolarmente colpita da una manifestazione di circa 1000
agricoltori africani che chiedevano “la libertà di scelta” durante il Summit
di Johannesburg svoltosi alla fine di Agosto. Agricoltori che rivendicavano
la dignità di essere protagonisti del proprio futuro.
“Ho parlato con uno di questi agricoltori- ha raccontato la Moll- che mi ha
detto: “vorrei tornare a casa la sera e dire a mia moglie guarda questo è
il frutto del mio lavoro”.
“Gli agricoltori africani – ha affermato la Moll- vogliono gli OGM. I mille
marciavano con una maglietta in cui era scritto Biotech for Africa”.
La prof.ssa Vincenza Mele, dell’Istituto di Bioetica dell’UniversitÃ
Cattolica del Sacro Cuore di Roma, ha spiegato come il principio di
precauzione va inserito nel contesto di una visione sapienzale dove la
scienza porta il suo contributo decisivo ma soprattutto dove bisogna
esercitare la virtù della prudenza, evitando fuorvianti catastrofismi ed
esagerazioni.
La prof.ssa Mele ha precisato che “in un contesto di filosofia morale non è
sufficiente l’etica del fine che è sicuramente buono, ma è necessario anche
l’etica dei mezzi che si vanno ad utilizzare”.
Ha concluso il dott. Augustin Mariné, Presidente
dell’Associazione dei produttori di mais in Spagna, il quale ha fatto
toccare con mano quanto sia benefico per gli agricoltori spagnoli, tra gli
unici in Europa che coltivano mais transgenico, l’utilizzo degli OGM, sia
dal punto vista produttivo che ambientale.
Insieme alle prospettive produttive Marinè ha sottolineato quanto benefico è
per il recupero della biodiversità la capacità degli OGM di aumentare la
produttività cioè produrre di più con meno terra coltivata. (AP) (Agenzia
Fides 30/11/2002)