Dal recente libro di Mons. Chaput, Arcivescovo di Denver

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Il racconto dei due vescovi

Da "Render Unto Caesar", inizio del capitolo 4, pagine 55-58.

di Mons. Charles J. Chaput
Arcivescovo di Denver

L\’arcivescovo Joseph Rummel servì il popolo cattolico di New Orleans dal 1935 fino alla sua morte nel 1964. A partire dagli anni Cinquanta affrontò un problema di gravità crescente. L\’arcidiocesi di New Orleans aveva la più numerosa popolazione cattolica del profondo Sud e molte migliaia di cattolici neri. Aveva anche scuole segretate per razza. Rummel e i vescovi che l\’avevano preceduto avevano sempre assicurato agli studenti neri l\’accesso alle scuole cattoliche. In ogni caso, le scuole segregate parrocchiali avevano la stessa scarsità di denari e la bassa qualità delle scuole segregate pubbliche.

Dopo la seconda guerra mondiale, Rummel cominciò ad eliminare la segregazione nella Chiesa a lui affidata. Nel 1948, il suo seminario accolse due studenti neri. Nel 1951, Rummel tolse le insegne per "bianchi" e "di colore" dalle parrocchie cattoliche. Nel 1953, un anno prima che la corte suprema bandisse la segregazione nelle scuole pubbliche, emise la prima di due forti lettere pastorali: "Beati i costruttori di pace". I parroci la lessero ai loro fedeli in tutte le messe di una domenica. In essa, Rummel condannava la segregazione razziale. Si guadagnò una reazione immediata. Alcuni parrocchiani reagirono male al sentir leggere dal pulpito che "non ci sarà più nessuna discriminazione o segregazione nei banchi delle chiese, alla balaustra della comunione, al confessionale e negli incontri della parrocchia, esattamente come non ci sarà segregazione alcuna nel Regno dei cieli".

Nel 1956, Rummel disse che intendeva eliminare la segregazione nelle scuole cattoliche. La collera montò ancor di più. La maggior parte dei direttivi delle scuole parrocchiali votarono contro l\’abolizione della segregazione. Russel non cedette. Un anno prima aveva chiuso una parrocchia quando i suoi fedeli s\’erano opposti a un prete nero che era stato loro assegnato. Ma per complicare le difficoltà dell\’arcivescovo, molti genitori avevano trasferito i loro figli dalle scuole pubbliche a quelle cattoliche, sperando di sfuggire all\’abolizione della segregazione. Membri del parlamento della Louisiana minacciarono di ritirare i fondi pubblici allora concessi alle scuole cattoliche se Rummel avesse dato attuazione ai suoi propositi.

All\’inizio del 1962, Rummel disse che l\’anno seguente le scuole cattoliche sarebbero state integrate. Numerosi politici cattolici organizzarono pubbliche proteste e campagne di lettere. Minacciarono di boicottare le scuole cattoliche. Il 16 aprile del 1962 Rummel scomunicò tre cattolici di spicco – un giudice, un commentatore politico e un organizzatore di campagne – per aver sfidato pubblicamente l\’insegnamento della loro Chiesa.

Gli avvenimenti di New Orleans divennero notizie nazionali, coperte dalla rivista "Time" e dal "New York Times". La direzione del "Times" scrisse in un editoriale che "uomini di tutte le fedi dovrebbero ammirare l\’incrollabile coraggio" di Rummel, poiché egli "ha dato un esempio fondato su principi religiosi e al passo con la coscienza sociale del nostro tempo".

Nel 2004, un altro arcivescovo, Raymond Burke di Saint Louis, ha conquistato i titoli nazionali. Nelle sue ultime settimane come vescovo di La Crosse, nel Wisconsin, egli chiese a tre cattolici di spicco sulla scena pubblica di evitare di presentarsi alla comunione. Egli chiese inoltre ai suoi preti di non dare la comunione ai cattolici con responsabilità pubbliche che sostenessero il diritto all\’aborto. I tre politici in questione affermarono di essere semplicemente pro-choice. Ma nella visione di Burke le loro azioni mostravano un sostegno concreto all\’aborto e una persistente inosservanza della loro fede. Tutti e tre avevano votato o sostenuto in vario modo l\’obbligo per gli ospedali cattolici di procurare aborti. In effetti, essi avevano pubblicamente cercato di costringere la Chiesa a violare il suo insegnamento su una grave questione riguardante la sacralità della vita.

L\’azione di Burke, benché più moderata di quella di Rummel, gli procurò un bel po\’ di nemici, anche tra quelli che si considerano cattolici. A differenza di Rummel, Burke non ricevette alcun plauso dal "New York Times". Ebbe piuttosto un trattamento opposto da parte dei media. Ma al pari di Rummel egli non aveva preso contatto col "Times" per ottenerne l\’approvazione. Ciò che il "Times" pensava non gli importava affatto. Ciò in cui la Chiesa crede, sì.

La morale della nostra storia è la seguente. Primo, quando dei cattolici prendono sul serio la loro Chiesa e agiscono nel mondo sulla base del suo insegnamento, c\’è qualcuno – e qualcuno di potente – che non lo gradisce. Secondo, nella recente politica americana, la linea che divide la "testimonianza profetica" dal "violare la separazione tra Chiesa e stato" dipende di solito da chi traccia la linea, da chi si sente colpito e da qual è la materia in questione. La linea si sposta a seconda delle convenienze. Ma i cattolici, nel cercare di vivere la loro fede, non possono seguire le convenienze.