C’è un nuovo movimento dal basso che oggi debutta in quella che è sempre stata considerata la capitale culturale d’Europa, terra di rivoluzioni e patria della laicità. La forza, l’intensità e l’irruenza dei cortei che attraverseranno Parigi per dire il loro no alprogetto di legge che autorizza il matrimonio e le adozioni omosessuali, le conosceremo solo stasera. Ma un fatto appare già evidente e riguarda il carattere trasversale, aconfessionale e apolitico di una protesta che vedrà insieme credenti e agnostici, conservatori e progressisti, intellettuali e gente comune, famiglie e single, e perfino esponenti di associazioni gay. Sotto lo slogan "La Manif pour tous" (la manifestazione per tutti), sfileranno lungo la Senna in aperta polemica con "Le Mariage pour tous", (il matrimonio per tutti), formulazione ambigua con cui il governo socialista francese intende equiparare qualsiasi tipo d’unione affettiva all’istituto della famiglia. Come se in gioco ci fosse un problema di eguaglianza di diritti e non invece una concezione antropologica fondamentale per l’esistenza della società. «Un inganno», l’ha definita il cardinale André Vingt-Trois, arcivescovo di Parigi, «una confusione delle genealogie, degli statuti e dell’identità che va a scapito dell’interesse generale», per il gran rabbino di Francia Gilles Bernheim. La cosa più interessante è che le voci della Chiesa cattolica e dell’ebraismo hanno dato il via a una discussione pubblica non più definibile nei termini della vecchia contrapposizione fra religione e laicità, fra Stato e Chiesa. In Francia è scattata una mobilitazione civile che ha rotto antichi steccati e si pone sul terreno di una laicità feconda e positiva.
Chissà se Hollande vorrà imparare da quel che successe trent’anni fa. In ogni caso dalla Francia di oggi arriva un messaggio che vale per tutta l’Europa, in particolare per il nostro Paese ormai prossimo al voto. Anche in Italia, come già nella campagna elettorale francese della scorsa primavera, non si parla molto di temi etici fondamentali. Che però sono destinati a diventare di bruciante attualità poco più tardi. È l’utilissima lezione che ci arriva dal Paese "laico" per eccellenza. Quel che succede oggi a Parigi riguarda anche noi.
L'Eliseo ha riconosciuto la "consistenza" della manifestazione ma ha ribadito che dal 29 gennaio il Parlamento discuterà la legge.
I cattolici, la Chiesa francese e le parrocchie ma anche tanti cittadini e tante famiglie qualunque della Francia, soprattutto della provincia, hanno tentato il tutto per tutto a due settimane dall'inizio della discussione di una legge alla quale, finora, sono riusciti soltanto a sottrarre la possibilità della procreazione medicalmente assistita per le coppie di lesbiche.
Sono riusciti a portare in piazza tante persone quante non ci si riusciva dal 1984, per la dimostrazione in favore della "scuola libera". Al culmine della mobilitazione, mentre sui maxischermi che illuminavano la giornata grigia di pioggia compariva la cifra di "800.000", i portavoce della "Manifestazione per tutti" hanno dato lettura di una lettera a Francois Hollande, in cui si chiedeva di "sospendere il progetto di legge che divide i francesi": "lei – ha rincarato Frigide Barjot, che si è imposta in questi giorni come ispiratrice della manifestazione e si è presentata in velo da sposa – non può ignorare questa enorme folla".
Nessun incidente, salvo qualche momento di tensione qui e là per delle improvvisate contro-performance di sostenitori della legge, alla manifestazione organizzata in modo capillare, con decine di treni e centinaia di pullman in tutta la Francia. Il motto era "Tutti nati da un uomo e una donna", gli striscioni dal sapore omofobo o sospetti di "scorrettezze" nel linguaggio sono stati fatti arrotolare da un efficiente servizio d'ordine di 8.000 volontari in maglia gialla.
Migliaia di francesi hanno manifestato anche nei territori d'Oltremare, alla Reunion, ma anche davanti alle ambasciate di Roma, Londra e al consolato di Gerusalemme.
Nessun incidente neppure nel corteo, separato, degli oltranzisti cattolici di Civitas, che la 'Manifestazione per tuttì non ha voluto nei suoi ranghi.
Tutti i vescovi sono in piena comunione con le affermazioni del cardinale Ving-Trois a Lourdes, per ribadire la loro opposizione al cosiddetto matrimonio per tutti". Lo afferma il portavoce della Conferenza Episcopale Francese, monsignor Bernard Podvin, che sottolinea ai microfoni della Radio Vaticana la piena legittimità della grande manifestazione che si è tenuta oggi a Parigi contro il cosiddetto "Matrimonio per tutti".
"La questione – rileva monsignor Podvin – ha un forte impatto sui valori della società e le persone di buon senso sanno che la famiglia è una cosa che riguarda noi tutti, al di là dell'appartenenza o dei diversi orientamenti politici e religiosi; è ovvio che la Chiesa prenda una posizione esplicita: come potrebbe rimanere indifferente di fronte a questo movimento popolare?".
"Ma – tiene a precisare il portavoce dei vescovi francesi – non è lei l'organizzatrice di questo evento; i vescovi, in tutta libertà e con l'aiuto della preghiera, hanno scelto ognuno per conto suo se partecipare o meno". "Sicuramente – conclude l'ecclesiastico – da parte della Chiesa Cattolica non c'è alcun desiderio di far polemica".
"Mi permetto di ricordare che oggi la stessa opinione pubblica – conclude infine monsignor Padovin – richiama ad urgenze molto più serie, come la disoccupazione, il debito, la situazione degli anziani: sono argomenti seri sui quali i francesi vorrebbero che fossero spese le energie del Paese. Trovo quindi ancor più deplorevole che ci si divida su riforme di questo tipo".
AsiaNews 14/01/2013 08:55
HONG KONG
Hong Kong come Parigi: manifestazione contro leggi troppo a favore dei gay
Le comunità evangeliche di Hong Kong chiedono che non vi sia una "discriminazione alla rovescia" in cui viene penalizzato chi è contrario all'amore gay. Nel territorio cantanti e parlamentari omosessuali lanciano la campagna per tutti i loro diritti. Alla manifestazione di Parigi partecipano cattolici, ebrei, musulmani, omosessuali contrari al matrimonio gay e all'adozione di bambini per le coppie omosessuali. Il gruppo Femen fa spogliarello in piazza san Pietro.
Hong Kong (AsiaNews/Agenzie) – Decine di migliaia di cristiani protestanti hanno manifestato ieri davanti alla sede del governo per esprimere la loro opposizione a ventilate proposte di legge che renderebbe impossibile parlare e criticare i diritti dei gay.
La Evangelical Free Church of China Yan Fook Church, che ha organizzato l'evento, stima di aver radunato almeno 50 mila persone nella dimostrazione-concerto-preghiera che si è tenuto al Tamar Park, nella zona di Admiralty. Secondo gli organizzatori, se le proposte divengono leggi, verrà lesa la libertà di opinione di chi è contrario a parificare i diritti delle coppie gay a quelle dell'amore fra uomo e donna. In più, come è avvenuto in alcuni Paesi – Stati Uniti ed Europa – vi è il rischio che il giudizio negativo dei cristiani su pratiche omosessuali e coppie gay divenga un delitto perseguibile per legge. Il reverendo Jayson Tam, fra i leader dell'evento, ha sottolineato proprio il rischio di una "discriminazione alla rovescia".
L'omosessualità è quanto di più lontano dall'idea di famiglia nella cultura tradizionale cinese. Alcuni famosi cantanti gay, come Anthony Wong Yiu-ming e Denise Ho Wan-sze, insieme a parlamentari radicali o gay, quali Raymond Chan Chi-chuen, hanno lanciato una campagna nel territorio per spingere il governo ad affermare tutti i diritti gay nella legislazione. La campagna durerà almeno 18 mesi. Essi domandano che fin dal primo discorso ufficiale del capo dell'esecutivo, Leung Chun-ying, che avverrà il 16 gennaio, si vari una consultazione sui diritti gay.
La pressione del movimento gay nel mondo sta portando molti Paesi a confrontarsi con problematiche riguardo la discriminazione degli omosessuali fino alla rivendicazione del matrimonio gay e dell'adozione di bambini.
Ieri a Parigi si è svolta una manifestazione di centinaia di migliaia di famiglie, uomini, donne e bambini, contro la proposta del presidente Francois Hollande di legalizzare il matrimonio gay e l'adozione di bambini. Alla enorme dimostrazione, confluita vicino alla Tour Eiffel, hanno partecipato cattolici, evangelici, ebrei, musulmani e omossessuali contro il matrimonio gay.
La proposta di legge sta facendo precipitare l'apprezzamento di Hollande, già in difficoltà anche a causa dell'incapacità dell'esecutivo a rispondere alla disoccupazione e alla crisi economica. I matrimoni fra partner dello stesso sesso sono legali in11 Paesi fra cui Belgio, Portogallo, Olanda, Spagna, Svezia, Norvegia e Sudafrica e in 9 Stati degli Stati Uniti, oltre che a Washington.
La Chiesa cattolica è spesso vista e attaccata come "nemica" dei gay. In realtà, le posizioni dei cattolici sono condivise da molte altre comunità religiose che, pur rispettando gli omosessuali, non accettano la parificazione del matrimonio gay a quello tradizionale fra uomo e donna, anche per le conseguenze che tale parità porterebbe nella vita di bambini adottati da coppie gay.
Nel suo discorso alla Curia romana, lo scorso 21 dicembre, Benedetto XVI ha parlato di "attentato" alla "autentica forma della famiglia, costituita da padre, madre e figlio" e ha citato la sua sintonia con uno studio del Gran Rabbino di Francia, Gilles Bernheim.
Ieri, in relazione con la manifestazione di Parigi, quattro attiviste – due francesi e due ucraine – del gruppo Femen si sono spogliate restando in topless durante l'Angelus del Papa a piazza san Pietro, per manifestare a favore dei diritti dei gay. L'insolita protesta ha avuto luogo accanto al grande albero di Natale della piazza. Le quattro, che sui loro corpi avevano tracciato la scritta "In Gay We Trust", sono state fermate brevemente dai carabinieri.