Cina, chiesa rasa al suolo dalla polizia
Presto un’altra demolizione. Il Vaticano: atto grave.
Corriere della Sera del 6 settembre 2006
di Marco Del Corona
Era già successo, succederà ancora. Il 10 settembre è toccato alla chiesa cattolica di un villaggio del Fuijan: la polizia è arrivata con i bulldozer, ha allontanato i fedeli dall’edificio e l’ha abbattuto. Ci sono stati tafferugli, un paio di feriti. Lunedì la notizia è stata diffusa dall’agenzia cattolico-missionaria AsiaNews e ieri la Radio Vaticana ha definito l’episodio un “atto grave”. Le autorità locali hanno avvertito che presto demoliranno un’altra chiesa in un centro vicino.
L’edificio era stato completato lo scorso luglio ed era costato circa 40 mila euro. Quello minacciato nel paese vicino avrebbe richiesto invece una cifra ancora superiore, 50 mila euro: secondo una testimonianza, «i nostri fedeli si sono sacrificati perfino risparmiando sul cibo, per potere costruire questa chiesa. Ma il governo ignora il sangue e il sudore della povera gente e distrugge tutto».
AsiaNews, il cui sito Internet in Cina viene bloccato dalla censura, è da sempre molto attenta alle discriminazioni dei cattolici che non aderiscono all’Associazione patriottica cattolica cinese, cioè la Chiesa che accetta l’autorità del Partito comunista e non quella del Vaticano, formalmente considerato un «governo straniero». Sarebbero 4 milioni i cattolici “patriottici”, 8 milioni i fedeli al Papa, i «clandestini».
In realtà i confini fra le due Chiese sono sfumati e risentono dei tentativi di dialogo che, fra alti e bassi, il governo comunista e il Vaticano conducono da tempo. La Santa Sede continua a essere uno dei 24 Paesi che intrattiene rapporti diplomatici con Taiwan (la Repubblica di Cina) anziché con Pechino, ma le gerarchie vaticane non nascondono il desiderio di normalizzare le relazioni con la Cina comunista. I contatti ci sono. Con discrezione estrema. E a fasi più serene, come quando il Vaticano fa sue le nomine dei vescovi scelti dalla «Chiesa ufficiale», si alternano strappi anche violenti, vedi le demolizioni o gli arresti di religiosi «clandestini». In mezzo, almeno nella capitale e in alcune grandi città, un modus vivendi che un sacerdote straniero sintetizza così al Corriere: «A Pechino un cattolico occidentale può tranquillamente prender messa in una chiesa, qui i preti ‘patriottici’ cinesi sono tutti riconosciuti dal Vaticano».