Prevista un\’autodichiarazione e l\’indicazione di un fiduciario
Firenze, sì al biotestamento
La Curia: un atto illegittimo
Via al registro, il Pd si divide e il sindaco lascia l\’aula. Bitti: «Ho votato un atto amministrativo»
FIRENZE – Il consiglio comunale approva una delibera (presentata dal Pd, partito di maggioranza) che istituisce il registro dei testamenti biologici ancor prima di una legge nazionale e a Palazzo Vecchio scoppia la polemica. Tre consiglieri del Pd votano contro e di fatto si schierano con l’opposizione di centrodestra e il sindaco, Matteo Renzi, decide di non partecipare ai lavori dell’assemblea e di non rilasciare dichiarazioni. A rendere ancora più esplosiva la vicenda arriva in serata una nota durissima dall’Arcidiocesi, dunque espressione diretta dell’arcivescovo Giuseppe Betori, nella quale non solo si boccia il provvedimento, ma si esprimono «rammarico e preoccupazione per la decisione». È la seconda volta che la curia fiorentina interviene su decisioni del consiglio comunale. Un analogo documento di dissenso fu presentato all’indomani della concessione della cittadinanza onoraria a Beppino Englaro, il papà di Eluana.
La delibera, presentata lunedì dalla consigliera del Pd Claudia Livi, garantisce la possibilità di indicare in un apposito registro indicazione del notaio, del fiduciario o del depositario dell’eventuale biotestamento (per certificare a quale cura deve essere sottoposto in caso di impossibilità a farlo personalmente) per garantire la certezza della data di presentazione e la fonte di provenienza. Lunedì a Palazzo Vecchio, nel Salone dei Duecento, hanno votato 44 consiglieri: 26 a favore, 18 contrari. Tra i favorevoli i consiglieri della maggioranza, con tre defezioni importanti: il vicepresidente dell’assemblea Salvatore Scino, Massimo Fratini e Antonio De Crescenzo tutti del Pd. Compatta nel votare no l’opposizione che prima del dibattito aveva chiesto di rinviare il voto per aspettare i risultati della legge nazionale sul testamento biologico che andrà in Parlamento a novembre. Poi, in serata, la nota di dissenso totale della curia arcivescovile. Che giudica la delibera approvata in consiglio un «atto ideologico, illegittimo e privo di efficacia giuridica, essendo la materia nell’esclusiva competenza del legislatore nazionale». E poi «deplora l’indebita e tendenziosa confusione terminologica tra dichiarazioni anticipate di trattamento e testamento biologico, l’infondatezza di ritenere alimentazione ed idratazione artificiali atti di natura terapeutica, l’evidente cancellazione di fatto del ruolo del medico che emerge dalla delibera».
Nello stesso documento l’Arcidiocesi stigmatizza il comportamento di alcuni politici che si definiscono cattolici che non hanno percepito «come in un caso come questo ricorressero quelle condizioni di coerenza con i valori fondamentali della visione antropologica illuminata dal Vangelo che richiedono ossequio all’insegnamento del Magistero». Dunque l’Arcidiocesi boccia senza appello il provvedimento di Palazzo Vecchio. «Ancora un volta – si legge nella nota – Firenze si trova ad essere ridotta a strumento di fughe ideologiche tese a condizionare il legislatore nazionale, senza alcun reale vantaggio per la città, offrendo nuovi pretesti di divisione, non rispettando la sensibilità di non pochi dei suoi cittadini». Qualche imbarazzo tra i cattolici del Pd. Ma anche risposte alla curia decise e convinte. Come quella della consigliera Caterina Bitti: «Ho votato a favore di un atto amministrativo, non un documento con imposizioni morali. E l’ho fatto in totale coscienza per garantire quei cittadini che vogliono redigere il testamento biologico».
Marco Gasperetti
CorSera 06 ottobre 2009