Cammilleri, Nuovi consigli del diavolo custode

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Rino Cammilleri, Nuovi consigli del diavolo custode per andare all’inferno senza passare dal via (Piemme 2007, ISBN: 8838488274 ; ISBN-13: 9788838488276 ; pp. 190, € 12)

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Una spiritosa copertina ispirata al gioco dei Monopoli spiega il titolo di questo libro in cui Cammilleri, sulla scia del celebre Le lettere di Berlicche di C. S. Lewis, parla, usando una chiave veramente particolare, di come sia facile finire all’Inferno. Smontando una serie di luoghi comuni.
Uno vuole che l’Inferno, e quindi i diavoli, non esistano.
Un altro recita: l’Inferno è questa vita, non è nell’aldilà.
Un altro ancora ritiene che all’Inferno ci vadano solo i grandi peccatori, cioè gli autori di stragi e i trafficanti di droga.
Cammilleri immagina di aver ricevuto un manoscritto da parte di un anonimo lettore, con preghiera di pubblicazione. L’anonimo, a sua volta, l’ha ricevuto direttamente da un’anima dannata, la quale narra, per episodi, come sia finita all’Inferno e quanto sia stato facile, quasi banale, finirvi. Tanto facile e banale che il mittente non se n’è neppure accorto, avendo vissuto una vita quanto più «normale» possibile, una vita lasciata fluttuare un balìa dei «valori», piccini e miserabili, spacciati dal mondo moderno.
Si dimostra come, per finire all’Inferno, non ci sia affatto bisogno di impegnarsi in grandiose malvagità: basta, al contrario, non fare assolutamente niente. Infatti, se non ci si tiene faticosamente a galla aggrappati al Vangelo, è il peso stesso del Peccato Originale a tirarci giù.
Insomma, è facilissimo finire all’Inferno; quel che è difficile è non finirvi.

Abbiamo detto che il libro di Cammilleri è sulla scia del Berlicche, sì, ma solo su quella, perché le differenze sono abissali. Innanzitutto lo stile: niente tono annoiato e sufficiente, niente british humour; bensì, il sarcasmo amaro e disperato che più si addice a un’anima perduta per l’eternità.
Colui che parla non è un diavolo ma un ex essere umano, ormai identificatosi col diavolo perché esiste una specie di «corpo mistico» di Satana, così come, per diametrum, esiste quello di Cristo. Nell’Inferno non si ama, si odia, ed è per puro odio che il mittente scrive al destinatario: vuole che anche lui subisca la stessa sorte, perché l’unica soddisfazione (si fa per dire) che i dannati hanno è di trascinare quanta più gente possibile a condividere la loro condizione. Ciò, per fare un dispetto a Colui-che-non-possono-nominare, perché anche il Nome di Dio è a loro per sempre interdetto.
Chi narra non può nemmeno più usare né logica né coerenza, perché l’Inferno è anche caos; così, i temi si affastellano, gli incisi si aprono e spesso non si chiudono, le divagazioni si ingarbugliano e il tono passa repentinamente dalla risata selvaggia al più cupo smarrimento, specie quando gli argomenti toccano il rimpianto e il conseguente rimorso. Che è solo una delle pene infernali.
Infine, se i diavoli di Lewis erano anglicani, i dannati di Cammilleri sono cattolici, una differenza di fondamentale rilievo di cui lettori si renderanno conto nello scorrere le pagine: il diavolo è ottimo teologo, è il migliore di tutti; conosce benissimo quel che odia, ed è per questo che per lui non ci può essere scusante.
Il dannato ha fatto la stessa scelta, anche scegliendo di non scegliere. Si dice che le vie dell’Inferno sono lastricate di buone intenzioni. E’ vero. Ma è vero anche che su ogni mattonella c’è incisa la frase: «Che c’è di male?». Un pensiero, questo, che per molti è solo l’inizio della fine.
Per «banalità del male» la scrittrice Hannah Arendt intendeva la nonchalance con cui venne inaugurata l’era dei campi di sterminio. Ma il concetto è molto, molto più vicino a tutti noi. E il male sta tutto in quel «che c’è di male?» con cui, anche mille volte al giorno, intraprendiamo il cammino per l’Inferno.
Consigli del diavolo custode per andare all’Inferno senza passare dal via si legge, come avverte lo stesso mittente (che l’ha fatto apposta), senza riuscire a smettere, anche perché è veramente difficile non ritrovarsi in qualcuna delle situazioni descritte.
Sarà già tanto se si riuscirà a finirlo senza agghiacciare.