Bologna si conferma punta di diamante della dissoluzione

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 Pochi giorni fa Papa Francesco ha condannato in modo fermissimo le teorie omosessualiste:
"In Europa, in America, in America Latina, in Africa, in alcuni Paesi dell’Asia, ci sono vere colonizzazioni ideologiche.
E una di queste – lo dico chiaramente con “nome e cognome” – è il gender! Oggi ai bambini – ai bambini! – a scuola si insegna questo: che il sesso ognuno lo può scegliere. […]
Sono le colonizzazioni ideologiche, sostenute anche da Paesi molto influenti. E questo è terribile.
Parlando con Papa Benedetto, che sta bene e ha un pensiero chiaro, mi diceva: “Santità, questa è l’epoca del peccato contro Dio Creatore!”. E’ intelligente!
Dio ha creato l’uomo e la donna; Dio ha creato il mondo così, così, così…, e noi stiamo facendo il contrario
". (Papa Francesco, ai vescovi polacchi 27/7/2016).

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Ieri, come al solito a Bologna, il sindaco Merola (PD Partito Democratico – SeL)  ha "unito civilmente" (sic!), la prima coppia di lesbiche (foto a sinistra): è un evento epocale, una violenta rottura con l'identità occidentale: le parole di Papa Francesco siano sprone e incoraggiamento a quanti, ancora indecisi, possono dedicare tempo e cuore nella lotta contro la dissoluzione.
Poniamo dunque nel cuore le parole del Besto Giuseppe Toniolo: laico, padre di famiglia, insegnante ed economista:
"Sarai tu soldato di Dio? E scorgi tu ciò che formò l'obbiettivo lungo i secoli dei massimi eroismi? In tal caso, io sono sicuro che tu non assisterai impassibile agli attacchi che da ogni parte scuotono quanto nel mondo v'è di più prezioso della tua stessa vita, cioè il tuo Dio e la tua religione. Sì, Dio e la Chiesa domandano anche oggi dei difensori, ma dei veri difensori che non abbandonano mai il loro posto, fedeli alla consegna fino alla morte, abituati a tutte le asprezze della disciplina, pronti sempre alla battaglia. Ah! La debolezza, le scissure, le codardie dei buoni provengono dall'aver essi abbandonato l'armatura dei forti e la disciplina degli eroi; ed è questo che forma la forza dei cattivi".
(Prefazione al volume di Dom Pollien «Siate cristiani», in http://www.paginecattoliche.it/modules.php?name=News&file=article&sid=1832 )

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Come siamo arrivati a legalizzare le “unioni civili”

di Tommaso Scandroglio, per Corrispondenza Romana del 27 luglio 2016

 

Approvato il decreto ponte sulle Unioni civili dal Consiglio di Stato, a Castel San Pietro, piccolo comune nel bolognese, Elena e Deborah si sono unite civilmente nonostante manchino ancora i decreti definitivi. La prima coppia omosessuale che ufficialmente istituisce una unione civile. Poco importa se ci potrebbero essere stati alcuni vizi formali, ha fatto sapere qualche costituzionalista, l’importante è la sostanza. E la sostanza sta nel fatto che anche in Italia i para-matrimoni gay sono diventati legge dello Stato.

Ad essere sinceri anche noi tutti – cattolici eterosessuali – ci abbiamo messo del nostro per far tagliare al Bel Paese questo traguardo di inciviltà. Molti sono stati i fattori adiuvanti provenienti dagli ambienti cattolici – appoggio pieno, ignoranza dottrinale dolosa e colposa, catto-progressisimo e catto-liberismo culturale, quiescenza, spirito omertoso, opportunismo politico, secolarismo pastorale etc. – ma qui vogliamo soffermarci su una causa particolare.

Le pratiche eutanasiche che hanno portato a morte l’istituto di diritto naturale del matrimonio.
Il primo colpo di scure inferto alle radici di questo splendido albero è stata la perdita della dimensione sacramentale del vincolo nuziale. «Per il battezzato non ci può essere altro matrimonio che quello sacramentale» (Codice di diritto canonico, can. 1005, § 2). Cristo ha elevato a sacramento una realtà naturale e il battezzato non può che vivere questa realtà nella dimensione voluta da Cristo stesso. Tanto che se una delle parti contraenti o entrambe escludono con un positivo atto della volontà la dignità sacramentale del matrimonio, questo è nullo, cioè non è venuto mai ad esistenza (can. 1101 § 2).

In questo senso i matrimoni dei cattolici spesso possono essere considerati “religiosi” solo perché sono stati celebrati in una chiesa e niente più. Sono in realtà vincoli laici, sia nella preparazione, sia non di rado nella celebrazione stessa, sia infine e inevitabilmente nella successiva vita di tutti i giorni. Nel giorno della nozze si celebra alla fine un amore puramente umano, impoverito sull’asse orizzontale di un nuovo umanesimo.

Ma, e qui passiamo al secondo colpo di scure, c’è da domandarsi se questi matrimoni in chiesa almeno siano ricchi di affetto solo umano. Al netto di necessarie generalizzazioni, la risposta che ci verrebbe da dare è di segno negativo.
Se noi stacchiamo i tralci dalla vite ovviamente questi muoiono (cfr. Gv 15, 5). È per questo che la Chiesa insegna che per i battezzati non ci può essere altro matrimonio che quello sacramentale, cioè quello che prende linfa vitale dalla sua dimensione trascendente. O lo vivi integralmente il matrimonio così come voluto da Cristo oppure non ti è data la possibilità di viverlo a metà, a mezzo servizio.

Quindi tutte quelle virtù che innervano il matrimonio rinsecchiscono se la vita coniugale non è innestata in una ricerca in tandem della santità.
La prudenza, la giustizia, la fortezza e la temperanza muoiono nel matrimonio se non ci sono la fede, la speranza e la carità. In parole più povere, la tenerezza, la capacità di ascolto, l’atteggiamento di fare un passo indietro per far compiere all’altro coniuge un passo in avanti, il perdono, la comprensione, la fedeltà, la responsabilità delle scelte compiute, la maturità di giudizio e molte altre virtù sponsali evaporano al sole di una esistenza vissuta non con gli occhi fissi verso l’alto ma solo verso l’altro.

Ciò che rimane del matrimonio – i dati Istat su separazioni e divorzi lo confermano di anno in anno – è solo un cumulo di macerie. Questo perché l’ “amore” matrimoniale è scolorito a mere emozioni, a slanci affettivi, a spontaneismi interiori, se non a piaceri sensuali. Va da sé che l’edificio della vita coniugale non tiene se questi sono i mattoni di cui è fatto.
Ora se il matrimonio è solo affetto, piacersi, stare bene insieme, non si vede il perché queste caratteristiche dovrebbero essere appannaggio delle sole coppie eterosessuali.
Se il matrimonio ha perso per strada le sue finalità – procreazione, educazione e aiuto reciproco – se è stato amputato di tutte le sue più alte ed onerose esigenze naturali e preternaturali ed ha puntato tutto sul mero benessere della vita a due, questi due possono essere benissimo una coppia omosessuale.

Siamo dunque anche noi cattolici che per paradosso abbiamo contribuito a preparare la strada alle Unioni civili, quando abbiamo depauperato il vincolo nuziale della sua dignità sacramentale e di conseguenza di tutte le sue proprietà di carattere naturale.

Il precipitato di questa operazione di scrematura, è una sostanza liquida, incolore e insapore buona per tutti i palati, anche quelli delle persone omosessuali. Siamo perciò stati anche noi che abbiamo confezionato un abito nuziale dal taglio unisex