Benedetto XVI: una falsa difesa dei diritti umani

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DISCORSO DEL SANTO PADRE BENEDETTO XVI
AI VESCOVI DELLA CONFERENZA EPISCOPALE DEL BRASILE
 
(REGIONE NORDESTE V)
IN VISITA «AD LIMINA APOSTOLORUM»

Giovedì, 28 ottobre 2010

… sarebbe totalmente falsa e illusoria qualsiasi difesa dei diritti umani politici, economici e sociali che non comprendesse l’energica difesa del diritto alla vita dal concepimento fino alla morte naturale (cfr. Christifideles laici, n. 38). Inoltre, nel quadro dell’impegno a favore dei più deboli e dei più indifesi, chi è più inerme di un nascituro o di un malato in stato vegetativo o terminale? Quando i progetti politici contemplano, in modo aperto o velato, la decriminalizzazione dell’aborto o dell’eutanasia, l’ideale democratico – che è solo veramente tale quando riconosce e tutela la dignità di ogni persona umana – è tradito nei suoi fondamenti (cfr. Evangelium vitae, n. 74).

Amati Fratelli nell’Episcopato,

"Grazia a voi e pace da Dio Padre nostro e dal Signore Gesù Cristo" (2 Cor 1, 2). Desidero innanzitutto ringraziare Dio per il vostro zelo e per la vostra dedizione a Cristo e alla sua Chiesa che cresce nel regionale Nordeste 5. Leggendo le vostre relazioni, mi sono potuto rendere conto dei problemi di carattere religioso e pastorale, oltre che umano e sociale, con i quali vi dovete misurare ogni giorno. Il quadro generale ha le sue ombre, ma ha anche segnali di speranza, come monsignor Xavier Gilles mi ha appena riferito nel saluto che mi ha rivolto, esprimendo i sentimenti di tutti voi e del vostro popolo.

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Come sapete, negli incontri che si sono succeduti con i diversi regionali della Conferenza nazionale dei vescovi del Brasile, ho sottolineato i diversi ambiti e i rispettivi fattori del multiforme servizio evangelizzatore e pastorale della Chiesa nella vostra grande nazione; oggi vorrei parlarvi di come la Chiesa, nella sua missione di fecondare e di fermentare la società umana con il Vangelo, insegna all’uomo la sua dignità di figlio di Dio e la sua vocazione all’unione con tutti gli uomini, dalle quali derivano le esigenze della giustizia e della pace sociale, conformemente alla sapienza divina.
Intanto il dovere immediato di lavorare per un ordine sociale giusto è proprio dei fedeli laici che, come cittadini liberi e responsabili, s’impegnano a contribuire alla retta configurazione della vita sociale, nel rispetto della sua legittima autonomia e dell’ordine morale naturale (cfr. Deus caritas est, n. 29). Il vostro dovere come vescovi, insieme al vostro clero, è mediato, in quanto vi compete contribuire alla purificazione della ragione e al risveglio delle forze morali necessarie per la costruzione di una società giusta e fraterna. Quando però i diritti fondamentali della persona o la salvezza delle anime lo esigono, i pastori hanno il grave dovere di emettere un giudizio morale, persino in materia politica (cfr. Gaudium et spes, n. 76).

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Nel formulare tali giudizi, i pastori devono tener conto del valore assoluto di quei precetti morali negativi che dichiarano moralmente inaccettabile la scelta di una determinata azione intrinsecamente cattiva e incompatibile con la dignità della persona; tale scelta non può essere riscattata dalla bontà di nessun fine, intenzione, conseguenza o circostanza. Pertanto, sarebbe totalmente falsa e illusoria qualsiasi difesa dei diritti umani politici, economici e sociali che non comprendesse l’energica difesa del diritto alla vita dal concepimento fino alla morte naturale (cfr. Christifideles laici, n. 38). Inoltre, nel quadro dell’impegno a favore dei più deboli e dei più indifesi, chi è più inerme di un nascituro o di un malato in stato vegetativo o terminale? Quando i progetti politici contemplano, in modo aperto o velato, la decriminalizzazione dell’aborto o dell’eutanasia, l’ideale democratico – che è solo veramente tale quando riconosce e tutela la dignità di ogni persona umana – è tradito nei suoi fondamenti (cfr. Evangelium vitae, n. 74). Pertanto, cari Fratelli nell’episcopato, nel difendere la vita "non dobbiamo temere l’ostilità e l’impopolarità, rifiutando ogni compromesso ed ambiguità, che ci conformerebbero alla mentalità di questo mondo" (Ibidem, n. 82).

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Inoltre, per aiutare meglio i laici a vivere il loro impegno cristiano e socio-politico in modo unitario e coerente, come vi ho detto ad Aparecida, è "necessaria una catechesi sociale ed un’adeguata formazione nella dottrina sociale della Chiesa, essendo molto utile per ciò il Compendio della dottrina sociale della Chiesa". (Discorso inaugurale della V Conferenza generale dell’Episcopato dell’America Latina e dei Caraibi, n. 3). Ciò significa anche che, in determinate occasioni, i pastori devono pure ricordare a tutti i cittadini il diritto, che è anche un dovere, di usare liberamente il proprio voto per la promozione del bene comune (cfr. Gaudium et spes, n. 75).
Su questo punto politica e fede s’incontrano. La fede ha, senza dubbio, la natura specifica di incontro con il Dio vivo che apre nuovi orizzonti ben al di là dell’ambito proprio della ragione. "Senza il correttivo fornito dalla religione, infatti, anche la ragione può cadere preda di distorsioni, come avviene quando essa è manipolata dall’ideologia, o applicata in un modo parziale, che non tiene conto pienamente della dignità della persona umana" (Viaggio apostolico nel Regno Unito, Incontro con le autorità civili, 17-IX- 2010).

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Una società può essere costruita solo rispettando, promuovendo e insegnando instancabilmente la natura trascendente della persona umana.  Così Dio deve trovare "un posto anche nella sfera pubblica, con specifico  riferimento alle dimensioni culturale, sociale, economica e, in particolare, politica" (Caritas in veritate, n. 56). Per questo, amati Fratelli, unisco la mia voce alla vostra in un vivo appello a favore dell’educazione religiosa, e più concretamente dell’insegnamento confessionale e diversificato della religione, nella scuola pubblica statale.

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Desidero anche ricordare che la presenza di simboli religiosi nella vita pubblica è allo stesso tempo memoria della trascendenza dell’uomo e garanzia del suo rispetto. Essi hanno un valore particolare nel caso del Brasile, dove la religione cattolica è parte integrante della sua storia. Come non pensare in questo momento all’immagine di Gesù Cristo con le braccia tese sulla baia di Guanabara che rappresenta l’ospitalità e l’amore con cui il Brasile ha sempre saputo aprire le sue braccia a uomini e donne perseguitati e bisognosi provenienti da tutto il mondo? Fu in questa presenza di Gesù nella vita brasiliana che essi s’integrarono armoniosamente nella società, contribuendo all’arricchimento della cultura, alla crescita economica e allo spirito di solidarietà e di libertà.

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Amati Fratelli, affido alla Madre di Dio e Nostra Madre, invocata in Brasile con il titolo di Nossa Senhora Aparecida, questi auspici della Chiesa cattolica nella Terra della Santa Croce e di tutti gli uomini di buona volontà in difesa dei valori della vita umana e della sua trascendenza, insieme con le gioie e le speranze, le tristezze e le angosce degli uomini e delle donne della provincia ecclesiastica del Maranhão. Affido tutti alla Sua materna protezione e a voi e al vostro popolo imparto la mia benedizione apostolica.

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© Copyright 2010 – Libreria Editrice Vaticana