(Avvenire) Sì alla famiglia, no alla sua parodia

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 Fini ha comunicato all’Assemblea la richiesta del Capo dello Stato dicendo di «condividere pienamente» le sollecitazioni per un esame tempestivo delle iniziative legislative in materia

«Famiglia, il Parlamento ne discuta» 
 Lettera del presidente Napolitano: l’Aula affronti i problemi delle politiche familiari

DA ROMA GIANNI SANTAMARIA
 I
l Parlamento affronti i temi del­le politiche della famiglia». Fir­mato Giorgio Napolitano. E il Parlamento inizia a muoversi con l’annuncio da parte del presidente della Camera Gianfranco Fini che le commissioni competenti, in via di costituzione, si occuperanno delle richieste in materia di fisco formu­late dal Forum delle associazioni fa­miliari nella petizione da un milio­ne e 70mila firme consegnata gio­vedì scorso al Quirinale.
 
La sollecitazione istituzionale del presidente della Repubblica è con­tenuta in una missiva di cui ieri Fini ha dato comunicazione all’assem­blea. Napolitano – che non aveva po­tuto ricevere la delegazione del Fo­rum (presidenza nazionale e re­sponsabili regionali) – aveva tra­smesso il giorno stesso la petizione ai presidenti dei due rami del Parla­mento, accompagnandola con la let­tera di cui ieri Fini ha reso noti alcu­ni contenuti. Come quello che ri­guarda gli scopi dell’iniziativa del Fo­rum, «volta a chiedere che vengano riconosciute alla famiglia agevola­zioni, anche fiscali, al fine di facili­tare il formarsi di nuovi nuclei fami­liari e l’adempimento dei relativi compiti». Ma Napolitano avrebbe anche sollecitato particola­re attenzione verso i proble­mi dell’occupazione fem­minile, della conciliazione tra vita familiare e lavoro, della crescita del sistema na­zionale dei servizi socio-e­ducativi per l’infanzia.
  Rivolgendosi ai deputati, Fi­ni ha messo in evidenza co­me il capo dello Stato confidi sul fat­to «che, in sede di programmazione dei lavori parlamentari, possa esse­re assicurato un esame tempestivo delle iniziative legislative che saran­no
presentate in materia». Sollecita­zioni che la terza carica dello Stato ha detto di «condividere pienamen­te ». Tanto che ha fatto subito sape­re all’inquilino del Colle che «sarà assegnata alle commissioni compe­tenti, non appena costituite, e i temi oggetto della petizione saranno po- sti all’attenzione della Conferenza dei presidenti di gruppo nell’ambi­to della programmazione dei lavori della Camera».
  Anche il vicepresidente di Monteci­torio Maurizio Lupi assicura non so­lo che le Camere lavoreranno nella direzione indicata da Napolitano, «concentrando­si su uno dei te­mi fondamenta­li per la vita di tutti i cittadini». Ma anche che il governo «non perderà tempo» nel mantenere gli impegni pre­si. Come per le agevolazioni sull’Ici, che sa­ranno annun­ciate oggi a Na­poli. Sui temi della famiglia si è soffermato ieri – all’interno di u­na serie di pro­poste sull’intero programma di governo – un se­minario della Fondazione
Fare Futuro, di cui è se­gretario Adolfo Urso (An). Il panel di esperti definisce il quoziente fami­liare una «rivoluzione» con la quale «finalmente si potrà mettere la poli­tica familiare al centro della politica economica». Altre proposte: un fon­do di garanzia per i mutui; un’Auto­rità garante dei diritti della famiglia; forme di lavoro flessibile in favore delle donne; ‘voucher della conci­liazione’ al fine di contribuire alle spese per bambini e anziani; psico­logo di famiglia. 

La Carfagna: l’unicità della famiglia non si tocca Apre al dialogo con i gay, ma su diritti privatistici

Sotto attacco. Il ministro del­le Pari opportunità Mara Carfagna continua a esse­re oggetto delle accuse di o­mofobia lanciate da gay, tran­sessuali e lesbiche organizzatori del gay pride di Bologna.
  Ieri il ministro è dovuto nuova­mente intervenire sulla vicenda, tornando a prendere le distanze: «Non si possono pretendere per le coppie omosessuali né rico­noscimenti simili a quelli garan­titi per la famiglia, né il patroci­nio del governo a manifestazio­ni che rispondono più a logiche esibizionistiche che ad altro». Al­lo stesso tempo Carfagna si è det­ta disponibile al dialogo con chi «rivendica alcuni diritti per i gay, se si tratta di negoziazioni priva­tistiche e non di riconoscimenti pubblicistici. Se c’è la volontà di discutere per combattere le di­scriminazioni ed evitare le di­sparità, il ministero per le Pari opportunità è pronto a trovare soluzioni immediate. Ma se qual­cuno intende minare l’unicità della famiglia o dettare l’agenda politica del ministero non potrà che trovare le porte chiuse».
Parole che alla severità della po­sizione di principio uniscono la disponibilità ad aprire un con­fronto. Non a caso gli organizza­tori del gay pride, così come il mi­nistro ombra per le Pari oppor­tunità del Pd, Vittoria Franco, hanno subito fatto notare «le cor­rezioni di tiro rispetto alle posi­zioni dei giorni scorsi del mini­stro Carfagna, che almeno am­mette l’esistenza di discrimina­zioni nei confronti degli omo­sessuali. Quanto meno analoga la correzione di tiro effettuata da­gli stessi organizzatori, che ieri hanno negato di aver mai chie­sto il patrocinio.
 In ogni caso, Franco ricorda che il Pd darà « battaglia in Parla­mento affinché venga approvata una legge sui Contratti di unione civile, nella versione messa a punto nella passata legislatura». Perché come ha detto, sempre nel Pd, Paola Concia, «il potere legislativo è del Parlamento, non delle Pari opportunità » . In so­stanza il Pd intenderebbe torna­re alla carica su quei Dico che proprio dal Parlamento non è riuscito a far approvare quando ne era maggioranza. Mentre l’ex diessino ora socialista Franco Grillini è tornato a sostenere che «le coppie omosessuali sono fa­miglie a pieno titolo. Non sono loro, infatti, a non volersi sposa­re, ma non gli viene permesso, se si crede che una famiglia è solo quella fondata sul matrimonio». Una assenza, quella del matri­monio fra gay, che ieri l’Arcigay ha definito «illiberale».
Un concetto, quest’ultimo, che per il presidente dei deputati del Pdl Fabrizio Cicchitto andrebbe piuttosto applicato alla «pretesa che un ministro della Repubbli­ca debba a tutti i costi parteci­pare a una manifestazione ci sembra francamente sopra le ri­ghe e anche illiberale». Sempre nel Pdl, Laura Bianconi, ha sot­tolineato che «qui non si tratta di un’iniziativa di alto profilo cul­turale o sociale ma di una mera passerella di persone, libere, che col loro comportamento preten­dono di avere dei privilegi nel manifestare che normalmente non ha nessuno in una società civile e rispettosa della dignità dell’altro».