(Avvenire) Le associazioni famigliari, combattenti di frontiera

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VALENCIA 2006


Famiglia, l’amore che ogni giorno genera il futuro


Dal «Foro» iberico alle «Coppie per Cristo» nelle Filippine, da Clal «Sodalitium» nato in Perù: i volti di un impegno senza frontiere


Dal Nostro Inviato A Valencia Pier Luigi Fornari

 Nell’introdurre e presiedere la prima tavola rotonda sulla famiglia, il cardinale Franc Rodé, prefetto della Congregazione per gli istituti di vita consacrata e le società di vita apostolica, ha ricordato i tre principi «non negoziabili» menzionati da Benedetto XVI durante la recente udienza agli esponenti del Partito popolare europeo: la difesa della vita, la libertà educativa, il riconoscimento della famiglia come società naturale fondata sul matrimonio tra un uomo ed una donna. Temi che sono capisaldi della azione del Foro Spagnolo della Famiglia, che benché sia in funzione da poco più di cinque anni, ha dovuto rapidamente superare le fasi di rodaggio organizzando il 18 giugno del 2005 una manifestazione per protestare contro la riforma del matrimonio del governo Zapatero che ha inserito nel codice civile una modifica per cui è considerato tale anche quello tra persone dello stesso sesso. E successivamente, il 12 novembre, ha raccolto in piazza due milioni di persone contro la legge sul sistema educativo che viola i diritti costituzionali dei genitori e apre la strada ad un pericoloso interventismo da parte dello Stato. Il Foro è una istituzione civile non confessionale, ha specificato José Gabaldón López, presidente della organizzazione. Le sue origini spirituali risalgono al 23 luglio 1999 a Santiago de Compostela, in una riunione di numerosi rappresentanti di varie organizzazioni. Tra le attività realizzate da menzionare l’iniziativa della Confederazione delle famiglie numerose che ha elaborato e ottenuto una legge di protezione dei nuclei con molti figli. «Il lavoro che stiamo facendo – ha osservato, sempre per il Foro, Benigno Blanco – è estremamente importante, anche se è a volte silenzioso, siamo comunque certi che portandolo sempre più nelle strade, alla conoscenza dei media e degli operatori pubblici, accrescerà notevolmente la nostra influenza». Don Julián Carrón, presidente della Fraternità di Comunione e liberazione, alla luce del magistero di don Gi ussani, ha evidenziato l’aspetto antropologico che sta alla base del matrimonio. «Bisogna aiutare l’uomo e la donna a conoscere il mistero costituito da ogni persona, solo così saranno rispettosi della dignità dell’altro, evitando violenze e delusioni, l’inganno che il tu possa fare felice l’io». Eppure in nessuna condizione, ha aggiunto Carrón, citando Leopardi e Rilke, come nella relazione di coppia la persona è posta di fronte «alla profondità del suo desiderio infinito». La bellezza della donna è una promessa della presenza del divino, ma se non si sa distinguere tra il segnale e la realtà del divino, cioè la bellezza di Cristo, si è destinati alla spirale delle delusioni. «Senza Cristo la relazione a due marcisce, ma quello che è impossibile all’uomo è possibile a Dio». La testimonianza di questa opera di redenzione di Cristo è la migliore proposta educativa per i figli, ha concluso Carrón, sottolineando che in questo contesto si inserisce il ruolo insostituibile della comunità, che accompagna la coppia a fare esperienza di Cristo. Hanno parlato poi Francisco e Geraldine Padilla, per «Le coppie per Cristo», che tra i 123 movimenti ecclesiali e le nuove comunità, ufficialmente riconosciuti dalla Santa Sede, è l’unico che è nato ed ha base in Asia. «Le coppie per Cristo» iniziò nelle Filippine nel giugno del 1981 – hanno spiegato i coniugi Padilla – ed ora contano un milione di membri attivi di diverse nazionalità in 153 Paesi. Nella visione di questo movimento è che siano le famiglie grazie allo Spirito Santo a portare il Vangelo. Il movimento porta la gente ad una rinnovata relazione con Gesù Cristo, accompagnando le persone con una formazione permanente nel luogo dove concretamente vivono. Un’altra risposta promossa dallo Spirito Santo agli influssi negativi della globalizzazione, alla dittatura del relativismo, all’integralismo anticattolico, viene dal Sodalitium Christianae Vitae e dal Movimento di vita cristiana, sorto in Perù. Il programma concreto che da ll’85 ha aiutato migliaia di famiglie di quattro continenti, si articola in cinque punti, ha spiegato il fondatore, don Luis Fernando Figari. Il primo consiste nella ricerca della santità personale, «il matrimonio può essere felice nella misura in cui ciascuno assume responsabilmente l’impegno della sua conversione in ordine ad una vita che non finisce». Il secondo aspetto riguarda il processo in cui si genera l’amore coniugale che si nutre dell’amore di Gesù, «rinunciando a se stessi, per amore all’altro». Il terzo punto consiste nella formazione dei figli alla responsabilità, nel rispetto della loro realtà di persone libere, affidandoli al progetto che Dio ha per loro. Il quarto aspetto comporta che l’impegno professionale, promosso dall’ideologia consumistica, non ostacoli la vita familiare. Da ultimo è importante avere presente che siamo membri di una famiglia più grande che è la Chiesa. La famiglia «Chiesa domestica» deve essere attore di apostolato, al suo interno.


Avvenire 6-7-2006