Nella Cappella Sistina, per la prima volta teatro di un evento ecumenico di questa portata, Benedetto XVI e Bartolomeo I hanno pregato insieme i Vespri. In mattinata l’aula del Sinodo ha accolto con un lungo applauso la bozza del messaggio finale, letta dall’arcivescovo Ravasi
Ci saranche un grazie speciale per chi annuncia e testimonia la Parola, nel messaggio finale del Sinodo di cui ieri mattinastata presentata una traccia. Poi in serata la preghiera ecumenica
Il Papa e il PatriarcaUn’esperienza di vera comunione
DA ROMA MIMMO MUOLO
Avvenire 20-10-2008
Il Papa e il Patriarca ecumenico di Costantinopoli insieme, ai due lati dell’altare maggiore. La preghiera comune dei Vespri e la benedizione finale impartita da entrambi, uno dopo l’altro. In quasi sei secoli la Cappella Sistina non aveva mai fatto da cornice ad una celebrazione simile. E dire che tra queste mura si è fatta la storia della Chiesa e dell’arte. Ma l’evento di ieri pomeriggio è straordinario sotto molti profili. Innanzitutto per la contemporanea presenza di Benedetto XVI e di Bartolomeo I, primo Patriarca di Costantinopoli a prendere la parola nella Cappella dove vengono eletti i successori di Pietro. E poi per la partecipazione dei padri sinodali, che hanno elevato a una voce l’orazione vespertina, dando così concretezza ad una delle proposte più ricorrenti nel Sinodo sulla Parola di Dio: cioè quella di valorizzare al massimo la liturgia delle ore (all’interno della quale si collocano anche i vespri), che proprio della Parola di Dio è densamente impregnata.
Così, sotto le storiche volte affrescate da Michelangelo l’assemblea sinodale, che ieri ha chiuso la sua seconda settimana di lavori, ha vissuto uno dei suoi momenti più significativi. La presenza di Bartolomeo I in qualità di delegato fraterno («un evento storico», come egli stesso lo ha definito) e il suo discorso (..) hanno rafforzato lo spirito ecumenico dell’assise, già manifestatosi del resto in molti interventi, e confermato che davvero la Parola di Dio – come hanno ricordato sia numerosi Padri sinodali, sia le relazioni dei gruppi di studio – può favorire la ricerca dell’unità fra i cristiani. Il Papa, infatti, concludendo la preghiera, ha sottolineato: «In questo momento abbiamo veramente vissuto il Sinodo. Infatti, se abbiamo i padri comuni, come non possiamo essere fratelli?». Quindi rivolgendosi direttamente a Bartolomeo, ha aggiunto: «Saremo in cammino comune con lei, Santità». Un cammino, per il momento, fatto di preghiera in un clima di grande raccoglimento, sottolineato anche dalle melodie gregoriane intonate per proclamare i Salmi. «Con questa celebrazione – ha ricordato al termine Benedetto XVI – abbiamo elevato la nostra lode a Dio, usando le sue stesse parole». Quindi il Pontefice ha fatto riferimento alla presenza di Bartolomeo I, manifestando «la gioia» per la sua partecipazione al Sinodo, salutandolo a nome degli altri Padri e invitandoli ad ascoltare la riflessione del Patriarca sul tema dell’assemblea in corso di svolgimento.
Bartolomeo, che ha parlato in inglese, ha esortato ad un impegno comune di tutti i cristiani. «Come discepoli di Dio – ha detto – è oggi più imperativo che mai fornire un’unica prospettiva sulla necessità di sradicare la povertà, promuovere equilibrio nel mondo globale, combattere il fondamentalismo o il razzismo e sviluppare la tolleranza religiosa in un mondo conflittuale». Il Patriarca ha poi espresso l’auspicio che si possa giungere un giorno alla «piena unità» tra ortodossi e cattolici, superando le attuali differenze. La celebrazione dei vespri era stata preceduta nella mattinata di ieri dal lavoro in aula. Oggetto della XIX Congregazione generale la presentazione della prima bozza del Messaggio finale redatto dall’apposita Commissione e letto ai Padri sinodali dal presidente dell’organismo, monsignor Gianfranco Ravasi. Un testo, nelle intenzioni degli estensori, «essenziale, semplice e incisivo», che conterrà anche un ringraziamento per i catechisti, gli insegnanti e tutti coloro che annunciano e testimoniano la Parola di Dio, affrontando sacrifici e mettendo a rischio la propria vita. Il Messaggio non rappresenta in sé il risultato del Sinodo (costituito invece dall’esortazione apostolica che il Papa scriverà sulla base delle proposizioni votate dai padri sinodali), ma ha il compito di accogliere alcune «declinazioni» della Parola di Dio, intesa come voce (ossia la Rivelazione), volto (ovvero Cristo), casa (cioè la Chiesa) e strada, cioè la missione.
La prima stesura è stata lungamente applaudita dall’Aula, che ha poi avanzato alcuni suggerimenti in vista del testo definitivo: concentrarsi sulle sfide pastorali concrete ed urgenti, come quella della libertà religiosa, e mettere in evidenza il duplice aspetto della missione, sia verso coloro che non conoscono ancora la Parola di Dio, sia verso coloro che l’hanno dimenticata, come spesso accade nei Paesi occidentali. Qualcuno ha avanzato l’ipotesi di una sintesi da distribuire ai fedeli, riservando l’integrale ai vescovi, ai sacerdoti e agli operatori pastorali.