EMERGENZA CONTINUA
Differenziata, la buona battaglia di parrocchie e associazioni
Avvenire 27-4-2008 A sciogliere il nodo rifiuti hanno provato anche diocesi, parrocchie e Caritas della Campania, facendo proprio l’impegno del rispetto e della difesa del Creato. Grande attenzione così alla raccolta differenziata in termini di educazione delle coscienze, di informazione e di sensibilizzazione. I locali dove si riuniscono gruppi ed associazioni hanno aggiunto nuovi elementi di arredo, poco decorativi forse, certo utili. Campane e bidoncini e cestini per la raccolta di plastica, carta e vetro hanno fatto la loro comparsa nei primi giorni di Quaresima, avanguardia esemplare di quelli che avrebbero riempito le città grandi e piccole. «Quello di Quaresima – commenta monsignor Antonio Blundo, vicario generale della diocesi di Ariano Irpino – è chiamato a ragione ‘tempo favorevole’, cioè vantaggioso per un cammino ascetico che non faccia perdere di vista ai cristiani ‘la domenica senza tramonto’. Tra le tante sollecitazioni per vivere convenientemente questo tempo una è stata offerta dal nostro vescovo. Infatti, con la Lettera per il cammino quaresimale, monsignor Giovanni D’Alise ha proposto ‘spunti di riflessione e suggerimenti’. L’incipit del comunicato episcopale – continua monsignor Blundo – non dava spazio ad equivoci, infatti suona così: «Siamo nel bel mezzo di un ‘pasticcio ambientale’ che tutti abbiamo permesso con la nostra miopia… e indifferenza pericolosa e peccaminosa ». Su questa linea si sono mossi tutti i vescovi campani. Il cardinale Crescenzio Sepe, arcivescovo di Napoli, è stato tra i primi a sollecitare un impegno concreto delle parrocchie e dei Centri giovanili con la firma di un protocollo d’intesa tra l’azienda di igiene urbana napoletana, l’Asìa, e la Caritas diocesana. Altrettanto ha fatto il vescovo di Pozzuoli monsignor Gennaro Pascarella ed altri vescovi.
L’iniziativa però ha faticato ad ottenere il pieno successo. E non per mancanza di volontà da parte dei fedeli anzi. Tanti cittadini hanno aderito con entusiasmo, ma le aziende incaricate della raccolta e dello smaltimento non ritirano con costanza i rifiuti differenziati per cui campane e bidoncini sono sempre ricolmi. Nelle parrocchie come nelle strade. Eppure la raccolta differenziata è la chiave di volta nel ciclo di smaltimento dei rifiuti. In Campania è ancora a percentuali basse, il 14 per cento, nonostante il decreto governitivo ingiungesse ai Comuni di attrezzarsi con piani adeguati, pena il commissariamento. Piani presentati e non attuati. Il numero dei Comuni cosiddetti ricicloni è fermo a 200 su 551. Il mancato decollo della differenziata passa però sotto silenzio perché non scatena proteste come invece accade per le discariche.
Valeria Chianese
l’analisi «Ora la camorra fa affari»
Non l’unico. Perché l’altro settore è quello dei siti dove scaricare, magari anche solo temporaneamente, i rifiuti. Soprattutto a livello locale. «La camorra si sta organizzando coi suoi ‘buchi’ storici », commenta Raffaele De Giudice, direttore di Legambiente Campania, tra i maggiori esperti esperti sul campo di Ecomafie e originario di Giugliano, al centro del cosiddetto ‘triangolo maledetto’, tra le province di Napoli e Caserta. «I clan – spiega – si fanno avanti proponendo vecchi siti, quelli dove per decenni hanno scaricato i rifiuti tossici». Insomma rifiuti urbani sopra quelli pericolosi. Anche perché per questi ultimi i clan continuano ad essere gli unici ‘gestori’. «Il loro monopolio non si ferma – aggiunge Del Giudice –, i rifiuti tossici continuano ad arrivare dalla regione e da fuori. E di notte vengono regolar- mente bruciati lungo le solite strade». I famosi ‘inceneritori della camorra’, quelli che funzionano, questi sì con gravissimi danni per la salute, ma contro i quali nessuno protesta.
Dunque nulla deve cambiare, come spiega bene il capitolo sulle ‘Ecomafie’ della Relazione annuale della Direzione nazionale antimafia. In Campania, si legge nel documento, «la cosiddetta emergenza rifiuti è stata elevata a sistema, grazie ad una perversa strategia politico- economico-criminale che ha fatto sì che la ‘necessità’ di affrontare il contingente col metodo dell’urgenza rispondesse agli interessi, appunto, di centri di potere politico, economico e criminale (leggasi ‘camorra’). Ne è venuta fuori, conseguentemente, secondo l’ordine naturale delle cose, una sorta di specializzazione della criminalità organizzata campana in tale settore del crimine». Insomma, taglia corto da Dna, «oggi può in generale affermarsi che la cosiddetta ecomafia veste i panni della camorra» e «non può negarsi il suo dominio incontrastato». Una questione di affari. «Mentre nei tempi passati – conclude la Dna – una buona fetta dell’economia napoletana si basava sul contrabbando, il cui indotto garantiva la sopravvivenza di larghi strati della popolazione, nel presente è l’emergenza rifiuti che svolge lo stesso ruolo. Il che spiega come spesso essa venga creata e mantenuta ad arte. Con la camorra sempre nel sottofondo».
Analisi confermata dalla relazione finale approvata all’unanimità dalla Commissione parlamentare Antimafia. «La condizione emergenziale, che affligge la gestione dei rifiuti solidi urbani in Campania da quattordici anni, ha rappresentato per molti sodalizi camorristici la strada attraverso la quale incrementare stabilmente le proprie fonti di reddito ed accrescere il controllo su territorio ed enti locali». Già perché qui non si tratta solo di rifiuti. Raffaele Cantone su questo è molto chiaro. «La bonifica in Campania non deve riguardare solo i rifiuti ma tutto il sistema amministrativo».