(Avvenire) Il bilancio del viaggio in Brasile del Papa e Vetus Ordo Missae

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L’INTERVISTA – Avvenire 3-6-2007
Il
cardinale chiarisce alcune incomprensioni da parte dei media: «Non c’è
niente di scandaloso nel fatto che la conferenza stampa del Pontefice
sia stata trascritta in una versione leggermente diversa rispetto a
quanto pronunciato Anche i testi delle udienze del mercoledì talvolta
sono stati pubblicati dopo un’accurata revisione»

Bertone: in America Chiesa con gli indios

«Vicini
alle popolazioni, polemiche fuori luogo»«La Santa Sede ha fatto sentire
la sua voce all’Onu per denunciare il rinvio dell’adozione di una
attesa Dichiarazione sui diritti dei popoli indigeni. Quello che
chiediamo è più impegno e meno ideologia»

Il Segretario di Stato vaticano ripercorre le tappe del viaggio del
Papa in Brasile e ne traccia un bilancio positivo. «Qualcuno ha parlato
di un flop numerico? Lo si disse anche della visita di Giovanni Paolo
II nel 1991». Sulla scomunica ai legislatori che dicono sì all’aborto:
«Spetta ai pastori»

«Con Bush Benedetto XVI parlerà di molti temi su cui vi è sintonia, ma
anche dei problemi, come la guerra in Iraq Presto la lettera ai
cattolici cinesi e il motu proprio sul Messale di San Pio V»

Da Roma Gianni Cardinale

Giovedì si è chiusa ad Aparecida in Brasile la quinta Conferenza
generale dell’episcopato latinoamericano. I vescovi hanno approvato un
documento finale che verrà reso noto dopo che papa Benedetto XVI ne
approverà la pubblicazione. Approfittiamo di questa occasione per fare
con il cardinale Segretario di stato, il salesiano Tarcisio Bertone, il
bilancio del primo viaggio del Papa nel subcontinente americano. Il
porporato ha già fatto sapere di non aver gradito il modo in cui alcuni
media hanno trattato l’avvenimento. E soprattutto il fatto che si sia
parlato di un flop numerico del viaggio stesso… «Mi hanno riferito –
ribadisce ad Avvenire
– che anche quando Giovanni Paolo II si recò in Brasile nel 1991 non
mancarono coloro che si misero a contare i fedeli, nell’occasione meno
numerosi di quelli lo avevano accolto nel 1980, quando per la prima
volta un Pontefice atterrò in quel meraviglioso Paese. Niente di nuovo
sotto il sole, quindi».
Il viaggio è iniziato con una conferenza stampa che ha suscitato
alcune polemiche, soprattutto dopo la pubblicazione di una trascrizione
che in alcuni punti non rifletteva alla lettera quanto effettivamente
pronunciato dal Papa.
Non c’è niente di scandaloso in questo. Anche i testi delle udienze
del mercoledì talvolta sono stati pubblicati dopo un’accurata
revisione. Anche il Catechismo della Chiesa cattolica nella sua
edizione definitiva, l’editio typica del 1997, in più punti si
differenzia dalla prima edizione stampata nel 1992. Chi legge poi il
recente documento della Commissione teologica internazionale sul limbo
può verificare che l’editio typica di una enciclica – nella fattispecie la Evangelium Vitae
di Giovanni Paolo II – presenta in un punto una formulazione diversa e
più precisa rispetto alla versione che era stata in un primo tempo resa
pubblica.
Nello specifico che cosa ci può dire riguardo alla scomunica per i legislatori che approvano norme abort
iste?
Mi sembra chiaro che il Papa ha ricordato che spetta ai singoli
vescovi stabilire se e quando irrogare la scomunica, che è una pena
prevista dal Codice di diritto canonico, quindi in questo caso
«ferendae sententiae» (scomunica non automatica, ndr).
E riguardo alla causa di beatificazione dell’arcivescovo Oscar
Arnulfo Romero? Perché nel testo trascritto non si fa più cenno al
fatto che il Papa ha detto di non avere dubbi che monsignor Romero
meriti la beatificazione?
È evidente che il Papa vuole essere molto rispettoso del lavoro
della Congregazione delle cause dei santi, il cui prefetto, tra
l’altro, era presente nel volo papale.
Dopo questa esperienza ritiene che ci saranno altre conferenze stampa del Papa?
Sarà il Papa a decidere. Ma è a tutti noto che il cardinale
Ratzinger non ha mai avuto paura della stampa e ai cronisti che lo
fermavano anche per strada ha sempre gentilmente offerto delle risposte.
Il Papa ha incontrato anche il presidente Lula. Come sono globalmente i rapporti tra Stato e Chiesa in Brasile?
I rapporti tra la Chiesa e il grande Stato brasiliano sono
sostanzialmente positivi. Si sta elaborando anche una sorta di accordo
globale e fondamentale per poter orientare Chiesa e Stato, Chiesa e
comunità politica, in quella che il Concilio definisce «una sana
collaborazione» per il bene di ogni persona ed anche per la risoluzione
dei problemi che possono essere ancora sul tappeto.
Lei ha dichiarato alla Radio Vaticana di sperare che gli accordi
vengano siglati entro l’anno. Ma alcune affermazioni attribuite
all’ambasciatore brasiliano presso la Santa Sede sono state
interpretate in modo meno ottimista…
Io ho parlato con il nunzio apostolico a Brasilia, l’arcivescovo
Lorenzo Baldisseri, e sono ottimista. Speriamo che sia un ottimismo ben
fondato.
Il Papa ha ricevuto in udienza anche l’anziano arcivescovo emerito
di Sao Paulo, il cardinale Paulo Evaristo Arns. Il teolo
go Jon Sobrino nel criticare la Notificazione della Congregazione per
la dottrina della fede nei suoi riguardi ha scritto che le sue opere
sono state giudicate positivamente anche dallo stesso cardinale Arns.
Si è parlato anche di questo nel corso dell’udienza?
Si è trattato di una udienza doverosa, anche se breve. Non sono a conoscenza del fatto che si sia parlato del caso Sobrino.
I discorsi del Papa ai vescovi brasiliani e anche alcuni punti
dell’omelia in occasione della canonizzazione di fra Galvao sono stati
assai enfatizzati dalla stampa che li ha giudicati particolarmente duri.
Il Papa non vuole imporre fardelli inutili a nessuno, né ai
vescovi, né ai fedeli. Non può però dimenticare le parole esigenti di
Gesù che pure si trovano nel Vangelo. Che poi la stampa enfatizzi
questi aspetti dei discorsi pontifici a discapito di altri, più
positivi, mi sembra quasi ineluttabile. Le notizie in negativo sembrano
sempre prevalere su quelle in positivo.
Il Papa nei suoi discorsi ha parlato chiaramente a favore della
difesa della vita e della famiglia. E allo stesso tempo ha ricordato
che «l’opzione preferenziale per i poveri è implicita nella fede
cristologica in quel Dio che si è fatto povero per noi, per arricchirci
con la sua povertà»…
E qui è scattato uno dei 19 applausi che hanno costellato il
discorso inaugurale della Conferenza del Celam. Una volta al catechismo
si insegnava che sono quattro i peccati che gridano vendetta al
cospetto di Dio: l’omicidio volontario; il peccato impuro contro
natura; l’oppressione dei poveri; la frode nel salario agli operai.
Come si vede sono peccati, ahimè, di grande attualità. Nell’America
Latina di oggi infatti – ma non solo lì – vi sono questi tentativi di
legalizzare l’aborto o forme di unione che non possono denominarsi
famiglia; i poveri sono ancora schiacciati da sistemi economici iniqui;
e la manodopera è ancora sfruttata a volte in maniera selvaggia. La
Chiesa quindi non può mancare d
i far sentire la propria voce contro questi peccati particolarmente
odiosi. Tutti e quattro.
Nel discorso di apertura ad Aparecida ha usato parole forti sia
contro il marxismo, sia contro il capitalismo. Per la Chiesa quindi c’è
un giudizio ugualmente negativo nei confronti di questi due sistemi?
La Chiesa non guarda al nome dei sistemi ma agli effetti che essi
producono sulle persone concrete. E la Chiesa ha sperimentato, e
continua a sperimentare, che sia i sistemi marxisti sia quelli
capitalisti non sono adeguati per il benessere di tutta la popolazione.
L’America Latina li ha sperimentati, e li sperimenta, entrambi. I
risultati sono sotto gli occhi di tutti. Dove c’è solo una parvenza di
uguaglianza sociale, non c’è libertà. Dove si dichiara solo di lavorare
per una maggiore uguaglianza sociale, la libertà si restringe. E dove
invece sembra esserci tanta libertà, le diseguaglianze sociali
raggiungono un livello sempre più intollerabile. Il Papa non poteva
mancare di sottolineare questi punti.
Il viaggio ha avuto uno strascico che riguarda la questione "india".
Il presidente del Venezuela, Hugo Chavez, ha pubblicamente dichiarato
di pretendere le scuse di Benedetto XVI perché egli non avrebbe
denunciato l’«olocausto» che i conquistadores europei avrebbero causato
tra gli indios. Il Papa lo scorso 24 maggio ha ricordato anche le ombre
che hanno caratterizzato quel periodo storico…
Come ha saggiamente detto il cardinale di Caracas, è probabile che
il presidente del Venezuela non abbia letto bene il discorso del Papa.
D’altra parte, si sa che quando i politici sono presi dalla foga
oratoria, qualche giudizio può andare aldilà di quello che si pensa
effettivamente. Sta di fatto che, a quanto mi risulta, alle
dichiarazioni verbali non sono seguiti atti formali dal punto di vista
diplomatico. Oltre a quanto detto dal Papa l’altro mercoledì, vorrei
poi sottolineare come proprio nei giorni in cui sono scoppiate queste
polemiche la Santa Sede ha fatto sentire la sua voce al Palazzo di
Vetro dell’Onu per denunciare il proprio disappunto per il rinvio sine
die dell’adozione di una attesa Dichiarazione sui diritti dei popoli
indigeni. La Santa Sede infatti è e vuole essere vicina agli indios e
ai loro problemi concreti, ma non ha interesse ad associarsi a quei
movimenti ideologici che si riempiono la bocca con parole di
solidarietà agli indios, propagandando a volte teorie anche un po’
strampalate, ma che poi alla prova dei fatti non sono affatto di aiuto
reale alla causa sacrosanta delle popolazioni indigene.
Eminenza il 9 giugno il Papa incontrerà il presidente Usa George Bush. Si parlerà anche di America Latina?
Certamente, ma non solo. Anche di Medio Oriente e delle grandi
questioni etiche e sociali che riguardano le popolazioni del mondo. Gli
Stati Uniti sono un grande Paese e l’attuale presidente si è
particolarmente distinto per alcune iniziative positive a favore della
difesa della vita fin dal suo concepimento. Rimangono però alcuni
problemi, già manifestati da quel grande profeta che è stato il servo
di Dio Giovanni Paolo II, ad esempio sulla guerra in Iraq e anche sulla
drammatica situazione dei cristiani iracheeni, che è sempre più
degradata.
Eminenza, permetta altre due domande extra. È pronta l’annunciata lettera del Papa ai fedeli cattolici cinesi?
Il testo della lettera è stato approvato definitivamente dal Santo
Padre e ora si sta procedendo alle varie traduzioni e agli aspetti
tecnici della sua pubblicazione.
E l’altrettanto atteso motu proprio che liberalizzerebbe
l’uso del Messale cosiddetto di san Pio V a che punto è?
Credo non si dovrà aspettare molto per vederlo pubblicato. Il Papa
è personalmente interessato affinché questo avvenga. Lo spiegherà in
una sua lettera di accompagnamento, sperando in una serena recezione.