I CATTOLICI E GLI ATTACCHI ALLA CHIESA
«Colpevoli» di difendere la verità
Lucetta Scaraffia
Il 2006 finisce con un duro attacco alla Chiesa cattolica: tutti i discorsi fatti a proposito del funerale di Welby – e non di rado pubblicamente condivisi da cattolici se non addirittura da sacerdoti – costituiscono una delle aggressioni più forti degli ultimi anni. Anche se non si tratta certo di una novità: da almeno cinque o sei anni la Chiesa è sottoposta a un continuo e incessante processo accusatorio su vari fronti che ha lo scopo di demolire la sua credibilità. Si è intensificata, infatti, la propaganda delle organizzazioni mondiali, da decenni impegnate in un progetto di controllo demografico che comprende il cosiddetto “diritto di aborto” a cui la Chiesa si oppone strenuamente, e con qualche successo, nelle conferenze mondiali. Questi organismi internazionali hanno colto l’emergenza dell’estremismo islamico come un’occasione per colpire tutte le religioni, accusandole tutte, indistintamente – proprio perché presumono di essere portatrici di verità – di fondamentalismo. Sicché le religioni produrrebbero le guerre mentre il relativismo sarebbe garanzia di pace: questo è il nuovo dogma del politicamente corretto, che pochi osano criticare, anche se è smentito dai fatti. Su tale sfondo denigratorio si innestano poi le questioni bioetiche, il vero nodo dello scontro attuale: la Chiesa – sorda alle richieste di aborto, fecondazione artificiale senza regole, eutanasia, matrimonio con diritto di adozione e procreazione fra omosessuali – viene accusata di impedire agli individui di realizzare i propri desideri. I desideri nel frattempo sono diventati “diritti”, quindi sono stati rivestiti dell’unica sacralità riconosciuta nella società moderna, quella dell’umanitarismo, e la Chiesa pertanto è additata come il vero e unico ostacolo al raggiungimento della felicità. Come se tutto questo non bastasse, una serie di libri e film di successo – dal “Codice da Vinci” all’”inchiesta” su Gesù di Augias e Pesce – seminano il sospetto che la Chiesa abbia mentito, manipolando la rivelazione di Cristo per fini di potere, e che la tradizione cristiana sia soltanto una gigantesca invenzione di successo. Liberi poi tutti, naturalmente, di inventarsi il proprio cristianesimo personale, costruito sulla misura dei propri desideri.
La Chiesa è attaccata proprio sui suoi fondamenti, la carità e la verità. La difesa della verità è considerata fondamentalismo, quindi lontano dalla ragione, anche quando si difendono realtà naturali che dovrebbero essere banali, come l’esistenza di una differenza sessuale primaria fra donne e uomini. Ma è soprattutto sul piano della misericordia che la Chiesa è giudicata inadempiente, e quindi “cattiva”, cosa intollerabile in un contesto culturale in cui tutti fanno a gara ad essere considerati “buoni”. Se l’unico orizzonte morale di un cristiano sono l’accoglienza e la condivisione, perché dire di no al matrimonio omosessuale o ai funerali religiosi per Welby? Il futuro immediato chiede ai cattolici di essere anticonformisti in quanto difensori della verità. Ben consapevoli che la verità non consiste nell’opinione della maggioranza.
Avvenire 30-12-2006