Presentato, presso la Sala Stampa vaticana, «Metafisica della persona», edito da Bompiani, che raccoglie l’«opera omnia» del futuro Papa, prodotta tra 1948 e 1978
Giovanni Reale: per lui l’uomo è soggetto conoscente e libero Tadeusz Styczen: la sua idea di centralità della persona ha affascinato il mondo Buttiglione: fornì una base teorica a movimenti come Solidarnosc
Da Roma Salvatore Mazza Karol Wojtyla, filosofo. Un filosofo che ha sempre messo al centro della propria riflessione la centralità della persona e l’amore inteso come dono. Un filosofo che ha sempre indicato come la Chiesa «non propone una propria filosofia né canonizza una qualsiasi filosofia particolare a scapito di altre», né quello «di creare una propria filosofia» ma, piuttosto, «di reagire contro quelle tesi filosofiche che portano alla negazione del dato rivelato e privano la fede dello spazio che le è proprio». È con questa consapevolezza che bisogna dunque accostarsi al volume Metafisica della persona, che, edito da Bompiani, raccoglie tutte le opere filosofiche e dei saggi integrativi scritti da Karol Wojtyla dal 1948 al 1978, presentato ieri mattina in Sala Stampa della Santa Sede dai curatori del volume, il professor Giovanni Reale e monsignor Tadeusz Styczen, e dal ministro (ma in questa occasione quale ex-docente di filosofia) Rocco Buttiglione. Il futuro Giovanni Paolo II, che fu docente di filosofia morale a Lublino, «per la filosofia – ha sottolineato Reale – ha avuto una passione del tutto particolare». Una passione che si dipana nel filo di un pensiero lucidissimo che in “Persona ed atto”, testo del 1969, porta all’elaborazione di quel concetto di «solidarietà ed opposizione responsabile – ha sottolineato Buttiglione – che costituirà la base teorica per movimenti come Solidarnosc in Polonia e in altri paesi dell’Est». Così la raccolta dell’opera omnia filosofica di Wojtyla, secondo Reale, svela come l’attenzione e l’analisi filosofiche dell’autore sono rivolte «soprattutto all’uomo come soggetto conoscente e libero. La soggettività dell’uomo emerge dal fatto che ogni persona si autopercepisce come responsabile delle proprie azioni; anzi, è l’atto che rivela l’uomo come persona, vale a dire come soggetto non riducibile al mondo degli oggetti; e l’atto più importante in cui l’uomo si sperimenta come fonte responsabile è l’atto dell’amore. Proprio l’amore, nel suo duplice aspetto fisico e soprattutto spirituale, salva il soggetto dall’essere solamente “res cogitans” e apre l’uomo alla partecipazione con gli altri e con la trascendenza divina». Ed è per questo background maturato in anni di riflessione, ha dunque spiegato Styczen, alunno di Karol Wojtyla e poi suo successore a Lublino, che «da subito il Papa affascina il mondo intero con l’affermazione centrale della sua prima enciclica Redemptor hominis: l’uomo è la via della Chiesa. Sì: perché la Chiesa di Cristo è appunto questo, la via dello stesso Cristo verso ciascuno di noi, la via del Dio-uomo verso ciascun uomo a motivo di ciascuno di noi».