È questo il pensiero che l’arcivescovo Tarcisio Bertone
ha voluto consegnare ai numerosi fedeli presenti
domenica scorsa nella cattedrale di Genova per celebrare
la solennità di San Lorenzo patrono della chiesa
cattedrale.
«La figura di San Lorenzo – ha affermato Bertone – ci
richiama un binomio che spesso nella storia della Chiesa
è inscindibile: carità e martirio». Lorenzo, diacono ed amministratore della Chiesa di Roma,
era dedito, secondo il suo ministero, alla cura dei poveri
e per questo fu martirizzato dalle autorità romane.
«Ma è Gesù – ha continuato l’arcivescovo – il perseguitato
per eccellenza, dalla nascita alla morte e la fase finale
di quella persecuzione è così cruenta e carica di
sofferenza da essere definita “passione”».
Anche i Vangeli recano testimonianza di ciò in quanto il
nucleo della narrazione è proprio rappresentato dal
racconto della Passione, forse perché «il fatto è rimasto
più a lungo nel cuore dei testimoni oculari».
«Un evento tragico come la passione – ha aggiunto – rimase
molto più impresso di qualsiasi altro evento e così accade
anche nella vita di ogni uomo: gli eventi drammatici si
scolpiscono con più forza nel cuore».
Ma ciascuno di noi deve aver ben presente che «la passione
di Gesù è un dono fatto ad ogni uomo. La passione di Gesù
è per me, per la mia vita, per la mia salvezza, è un
“metodo” per vivere la vita».
Tutti noi dobbiamo «vivere la vita come una Pasqua», sapendo
però che, per arrivare alla domenica di Pasqua, «occorre
passare attraverso la quaresima, la settimana santa, la via
crucis».
Dunque la passione «è il metodo per capire come essere membra
del Corpo di Cristo che è la Chiesa».
Non possiamo illuderci che a noi venga riservato un
trattamento diverso da quello riservato al nostro Maestro che
ha profetizzato: «Se hanno perseguitato me, perseguiteranno
anche voi». Il cammino della Chiesa è il cammino del «sangue
dell’Agnello e dei martiri».
Non a caso la tradizione liturgica di mettere le reliquie sotto
gli altari ha tratto origine proprio dalla convinzione che «il
sacrificio di Cristo continua nel sacrificio della Chiesa, dei
martiri, dei confessori della fede e nel nostro sacrificio».
Solo in questo modo – ha conclude Bertone – «possiamo capire
il senso della nostra vita in rapporto alla nostra vita con
Gesù: la vita intesa come sacrificio, come offerta; la vita
supremamente intesa come martirio».
Adriano Torti
(C) Avvenire, 13-8-2003