22 Settembre 2004
PAKISTAN
La Chiesa al fianco dei lavoratori sfruttati nelle fornaci di mattoni
Kasur (AsiaNews) – Un centro per imparare a cucire e un altro per l’alfabetizzazione degli adulti: questa la risposta della Chiesa cattolica nella zona di Kasur (50 km a sud di Lahore, sul confine con l’India) allo sfruttamento dei lavoratori nelle fornaci per la lavorazione dei mattoni.
I 2 progetti sono stai presentati di recente da Margaret Piara, responsabile per i 2 centri, davanti ad oltre 150 persone riunite a Kasur. L’occasione era la “Domenica per la giustizia sociale” indetta dalla chiesa pakistana e dedicata al tema “Ghulami say Nijat” (“Libertà dalla schiavitù”). “Nell’Antico testamento Dio ha ascoltato il grido del suo popolo ed è sceso per liberarlo con Mosè” ha affermato Paira. “Oggi ciascuno di noi deve appellarsi a Dio per chiedere la libertà dalla schiavitù per chi lavora nelle fornaci edilizie”. Piara ha indicato l’alfabetizzazione come principale strumento per liberare la gente dallo sfruttamento: “Non potete liberarvi dalla vostra situazione senza istruirvi” ha detto rivolgendosi ai lavoratori, “se non mandate i vostri figli a scuola essi continueranno a vivere come voi e rimarranno schiavi per generazioni”.
I lavoratori nelle fornaci edilizie sono tra i più sfruttati e maltrattati del Paese. Lo scorso giugno i sindacati avevano reso noto il caso di un gruppo familiare di 67 persone tenute prigioniere in una fabbrica a Silkiot (150 km nord da Lahore). La polizia aveva trovato i lavoratori incatenati sul posto di lavoro anche di notte.
Nella zona di Kasur ci sono 41 fornaci che fabbricano mattoni ad uso edile e vi lavorano circa 9 mila cristiani. In tutto il Pakistan le persone impiegate in questo lavoro sono quasi 9 milioni.
Una famiglia di 6 persone riesce a produrre un migliaio di mattoni in una giornata: secondo il salario concordato dal governo, 1000 mattoni vengono pagati 184 rupie, poco più di 3 dollari. Nel 1992 il Pakistan aveva approvato una legge contro il lavoro forzato, che di fatto non viene rispettata. Il lavoro nelle fornaci è molto nocivo per la salute: Mukhtar Zaman Afridi, uno specialista di tubercolosi nell’ospedale di Peshawar, afferma che tra i lavoratori nelle fornaci sono molto frequenti allergie alla pelle e agli occhi, anemie, asma e polmoniti.
Gran parte delle fabbriche di mattoni sono distribuite nella zona di confine con l’Afghanistan e vi lavorano rifugiati scappati nei primi anni ’90 , quando i talebani sono saliti al potere. Per poter avere denaro in fretta, molti profughi hanno accettato di lavorare nelle fornaci edilizie, impiegando anche i bambini e le donne. Ma ormai essi lavorano per pagare i debiti familiari. Mir Ali, presidente della Federazione afgana per il commercio , afferma: “Non possono tornare in Afghanistan perché devono restare nei laboratori per pagare i debiti”.