3 Novembre 2004 | |
INDIA – ARABIA SAUDITA | |
I cristiani indiani entusiasti per la liberazione di O’Connor |
New Delhi (AsiaNews) – Il movimento indiano per i diritti civili e la libertà religiosa è “entusiasta” per la scarcerazione del cristiano Brian Savio O’Connor, detenuto in Arabia Saudita da 7 mesi, avvenuta il 1 novembre. Lo scrive in un comunicato John Dayal, noto attivista indiano per i diritti umani e in difesa delle minoranze. La scarcerazione di O’Connor è giunta “senza condizioni”, ovvero il cittadino indiano è stato scagionato dalle accuse per le quali era stato incriminato e in seguito condannato.
O’Connor, un protestante originario del Karnakata, si trovava in carcere a Riyadh dal marzo scorso dopo essere stato rapito e torturato dalla polizia religiosa saudita. Durante la sua detenzione sono morti suo padre e una sorella. Un collega di O’Connor – impiegato nel settore bagagli della compagnia di bandiera saudita – che lo aveva visitato in carcere ha riferito che “i capelli e la barba grigia hanno reso Brian molto più vecchio dei suoi 36 anni”.
Il rilascio di O’Connor avviene in seguito alla campagna internazionale di solidarietà intrapresa da John Dayal, segretario generale dell’All India Christian Council, una sigla che raggruppa diverse confessioni cristiane in India. Il 3 giugno Dayal aveva scritto una lettera al re saudita Fahd bin Abdulaziz Al Saud in cui chiedeva “un processo equo” per il suo connazionale. Al contempo era partita un’iniziativa internazionale di solidarietà per il cristiano O’Connor: migliaia di cristiani di tutto il mondo avevano inviato cartoline di sostegno al carcerato indiano. La campagna era stata accolta con disappunto dalle autorità saudite che si trovavano di fronte alla solidarietà di migliaia di persone verso un cristiano detenuto in una prigione statale per motivi religiosi. In Arabia Saudita non esiste di fatto libertà religiosa ed è proibita la pratica di culti diversi dall’islam.
Il processo contro O’Connor è iniziato l’estate scorsa; a settembre sono state formulate le accuse: vendita di liquori, uso di droga, possesso di materiale pornografico e predicazione del cristianesimo. O’Connor si era sempre dichiarato innocente – suffragato dalle dichiarazioni dei suoi datori di lavoro sauditi. Il 20 ottobre la sentenza: condanna a 10 mesi di prigione e 300 frustrate per “vendita di liquori”; gli altri 3 capi di accusa erano stati fatti cadere.
Il 26 ottobre John Dayal aveva inoltrato una nuova richiesta al re saudita chiedendo clemenza per O’Connor e aveva domandato anche al presidente indiano Kalam e al ministro degli Esteri K Natwar Singh di “usare i loro buoni uffici per far liberare O’Connor”, visto che – secondo l’attivista cristiano – “il personale diplomatico indiano in Arabia era stato in letargo nelle prime settimane di prigionia di Brian e con ritardo lo aveva incontrato di persona in carcere”.
Il 1 novembre O’Connor è stato fatto imbarcare su un aereo ed è atterrato a Mumbai dove è stato accolto da diversi amici e conoscenti.
In occasione della liberazione di O’Connor, Dayal ha lanciato un appello al governo indiano perché agisca “con maggior impegno per aiutare i cittadini indiani che vengono arrestati all’estero con false accuse”. (LF)