Il Timone: non pessimismo, ma fede

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La versione di Gianpaolo Barra – ottobre 2017

(confermate le indicazioni operative del 2016)

«Caro Direttore,
la seguo su
La Nuova Bussola e sono abbonato a Il Timone: ringrazio lei e quanti con lei testimoniano la Verità con coraggio e nonostante l’autentico martirio che impone la buona battaglia.
Mia mamma, maestra di scuola elementare per 43 anni, su altri fronti e con altri mezzi, ha combattuto la stessa buona battaglia senza scoraggiarsi e confidando sempre nel Signore, sicura com’era di
“Gesù e Maria non abbandonano chi lavora per loro”. Io, alla soglia dei 60 anni, sono disorientato, avvilito, oserei dire sconvolto da quello che sta avvenendo nella Chiesa: non che abbia mai pensato che la nostra fosse la comunità perfetta e senza peccato, ci mancherebbe, tuttavia sui “principi non negoziabili” c’era chiarezza dottrinale, tutti potevamo sbagliare e peccare (a chi non è capitato?), ma c’erano regole certe che erano il metro delle nostre azioni…
Ora mi sembra di essere in una società di liberi battitori, dove chi inventa la burla più bella è il più simpatico e alla moda.
Sa cosa le dico? Siamo arrivati alla fine destinati all’irrilevanza morale, politica e sociale. È vero che la Chiesa è di Cristo, ma Egli ha bisogno di uomini per edificarla nel mondo, c’è bisogno che si levi forte un grido
“Signore non ti importa che stiamo affondando?”
In tutta umiltà, senza infingimenti o ipocrisie, le chiedo come posso fare per non sbandare, per rimanere fedele a Cristo e alla Chiesa, per non disperarmi davanti a quanto sta succedendo? La ricorderò nelle mie preghiere.
Un caro Saluto
Avv. F. M. – e-mail
»

La risposta di Gianpaolo Barra

Il direttore mi chiede di rispondere a questa lettera, a lui indirizzata, dando lamia “versione”.
Lo faccio con un triplice suggerimento:
pregare il Signore perché raddrizzi la barca della Chiesa;
nutrire la propria fede con i sacramenti e la vita di grazia;
agire per testimoniare la bellezza del cristianesimo e guadagnare anime a Dio
.
La sintesi è vergognosamente stringata, ma disegna quella strada che ogni cattolico – da che esiste il Vangelo – deve seguire per salvarsi.

Vi è però una premessa che trovo urgente, perché lettere (e telefonate ed e-mail) di questo tenore ne arrivano parecchie: sforziamoci di cacciare dal nostro animo ogni sorta di pessimismo, disperazione e sconforto.
È uno sforzo quasi erculeo, lo so, perché ciò che si vede è sconsolante: confusione dottrinale; divisione tra pastori; eresie e “omo-eresie” dilaganti; oblio dei principi non negoziabili; silenzio sui “dubia”; buoni cattolici tacitati e contestatori di Pontefici promossi… per non parlare della liturgia, violentata da vescovi e preti dimentichi di essere tali.

Questo genera pericolose conseguenze: stando “all’umano”, non si vede via d’uscita.
È vero, la Chiesa ha superato crisi peggiori di questa, ma ciò non basta a rasserenare.
E allora?
Allora ci soccorre la fede caro avvocato, e sua mamma l’aveva capito: Gesù. Signore della storia, è capo della Chiesa.
Con Lui al timone, anche se la barca sembra sul punto di rovesciarsi (Benedetto XVI), non dobbiamo temere.
Anche in questi frangenti, Egli misura la nostra fede.
Non deludiamoLo.

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