(ZENIT) PACS, ovvero demolizione della civiltà

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I PACS della discordia spiegati in un libro

Intervista all’autore, Umberto Folena

ROMA, lunedì, 19 giugno 2006 (
ZENIT.org).- Sui Patti Civili di Solidarietà (meglio noti come PACS) è in atto un dibattito molto acceso. Le polemiche spesso confondono le aspirazioni con i diritti, senza tener conto delle conseguenze di atti che potrebbero indebolire ulteriormente la famiglia naturale.

Per chiarire i termini della discussione, Umberto Folena, giornalista e saggista, collaboratore del quotidiano “Avvenire”, ha pubblicato il libro “I PACS della discordia – spunti per un dibattito” (Editrice Ancora, 111 pagine, 14 Euro). ZENIT lo ha intervistato.
 Perché ha sentito l’urgenza di pubblicare un libro sui PACS?

Folena: Si tratta di un tema urgentissimo e centrale per la vita personale di milioni di italiani e per l’intera società italiana. La famiglia, la vita di coppia, i figli e i loro diritti (uno su tutti: essere amati da un padre e da una madre, al maschile e al femminile) sono temi di frontiera, sui quali è in gioco il destino della nostra civiltà. E non sto esagerando. La possibilità di amarsi, di stabilire relazioni stabili, di generare figli, di tessere una rete di relazioni con i parenti e con altre famiglie, e attraverso la forma solida, durevole, responsabile della famiglia trasmettere valori, tradizioni e soprattutto amore, educando ai sentimenti, allenando alle emozioni, determina in larghissima misura non solo la nostra felicità o infelicità, ma anche se il nostro mondo proseguirà, migliorando, o si spegnerà.

La sua è una analisi drastica…

Folena: E’ la realtà. La posta in gioco non sono soltanto i PACS. I PACS, così come sono architettati dalle proposte di legge presentate nella scorsa legislatura, e in questa per il momento da Franco Grillini, sono in fondo una proposta “morbida”, poco lacerante. Ma sono appena il primo passo. L’obiettivo finale è la Spagna di Zapatero; è l’equiparazione di tutte le morali possibili immaginabili – non ci credete? Leggete la proposta di Pecoraro Scanio – ossia nessuna morale; non è solo lo smantellamento della famiglia tradizionale e l’introduzione, ad esempio, della poligamia, che è tutt’altro che una cosa nuova, anzi ha un’antica tradizione; piuttosto l’affermazione delle “relazioni multiple e contemporanee”, teorizzate da Jacques Attali e Michel Honfray.

Qualcuno potrebbe obiettare che sono le proposte di una minoranza esigua.

Folena: Esigua senz’altro, ma quanti cambiamenti radicali del costume, e della società, e della politica sono stati avviati da minoranze esigue? Siamo di fronte ad una minoranza esigua ma molto combattiva e convinta, che trova uno spazio spropositato sui mass media e afferma di essere il progresso, l’inevitabile esito di un processo storico inarrestabile (il procedimento logico di ogni rivoluzionario); dall’altra parte c’è una minoranza in crisi, perché separazioni e divorzi aumentano – in Italia molto meno che nel resto del mondo occidentale, a dire il vero: qualcosa vorrà dire, siamo speciali – perché il martellamento dei media, con la vita dei vip, le fiction, gli spot… suggeriscono che la famiglia sta tramontando. Così questa maggioranza impaurita e sfiduciata si ammutolisce, tende a non credere più in se stessa, talvolta i genitori rinunciano perfino a trasmettere i propri valori ai figli.

Nel suo libro dà un nome a questo fenomeno, quando parla della “spirale del silenzio” teorizzata da Elizabeth Noelle-Neumann.
Folena: Sì, è lei. Nelle spirali si può precipitare, ma anche uscirne. Questo libro vorrebbe dare un contributo, per modesto che sia, perché chi vi è dentro riesca ad uscirne, dandogli consapevolezza, conoscenze, strumenti critici. Ed anche un po’ di orgoglio.

Eppure “I PACS della discordia” non è un pamphlet, ma un libro che riporta fedelmente tutte le posizioni.

Folena: È il mio modo di lavorare come l’ho appreso in vent’anni ad “Avvenire”. Il mio dovere di cronista è mettere a disposizione dei lettori tutte le informazioni, tutti i dati, tutte le testimonianze che sono riuscito a raccogliere, e pazienza se non è tutto, ma proprio tutto quello che mi sarebbe piaciuto raccogliere. A questo punto il lettore ha potuto maturare un parere sulla vicenda; ed è pronto, anzi forse lo desidera, confrontare il suo parere con il mio, perché da questo confronto libero, autorevole proprio perché non autoritario, una comunità ideale come quella dei lettori di un giornale, o anche la comunità cristiana, può crescere.

Veniamo ai PACS. Quante sono le unioni di fatto in Italia, e perché la Chiesa si oppone al loro riconoscimento come famiglia?

Folena: Quante sono le unioni di fatto? Impossibile saperlo con esattezza. Il movimento gay parla di almeno tre milioni di coppie gay pronte a stipulare un patto… Una sparata. I dati Istat relativi al 2002-2003 parlano di 564 libere unioni, il 47,2 % delle quali formate da celibi e nubili. I nuclei familiari sono invece circa 22 milioni. I PACS potrebbero interessare dunque il 3,9 % della popolazione italiana, ma in teoria. Nei fatti sappiamo che in Italia la convivenza è spesso un’esperienza temporanea, un primo passo – una “prova” – che sfocia nel matrimonio. Facendo un paragone con la Francia, dove i PACS sono in vigore dal 1999, il demografo Massimo Livi Bacci – laico, di sinistra – afferma che se i PACS fossero introdotti anche in Italia, nei primi mesi ne usufruirebbero non più di 10-13 mila coppie. D’altronde gli elenchi comunali delle unioni di fatto, là dove sono stati istituiti, sono rimasti pressoché deserti.

Qual è la posizione della Chiesa in merito?

Folena: La Chiesa ritiene che i diritti delle persone siano sacrosanti, ma che si possa intervenire ricorrendo al diritto civile, senza creare nuovi istituti simil-familiari, matrimoni-light o cose del genere. E questa è la posizione anche di tanti laici.

Ma che cosa sono i PACS?

Folena: I PACS – patti civili di solidarietà – si chiamano così in Francia e sono un modo per regolare le unioni di fatto. Possono essere stipulati da coppie, anche dello stesso sesso, rivolgendosi al tribunale. E si sciolgono in modo molto facile e rapido, basta una raccomandata di uno solo dei due.

Nell’introduzione al libro lei si chiede se la famiglia è un’ideologia oppure una struttura naturale entro cui l’umanità si è sviluppata. Ha trovato la risposta a questa domanda?

Folena: Io sì (anche mia moglie, per ora…). La famiglia, l’amore “per sempre”, stabile, duraturo, fecondo, è un modello scritto nel dna dell’anima. Il problema è esserne convinti e saper sostenere questa convinzione ricorrendo ad argomenti razionali. Occorre essere culturalmente presenti, uscendo dalla spirale del silenzio in cui sembra crogiolarsi anche certo mondo cattolico. Uno sbaglio di cui potremmo pentirci.
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