(La Stampa) Crocefisso nelle scuole: simbolo della nostra storia

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“La Stampa”, 14/12/2002

Riforma Moratti: torni il crocefisso nelle scuole.

Sì dell´Associazione dei genitori: «E´ un simbolo della nostra storia e
delle nostre radici» I missionari saveriani «Serve intensificare l´impegno
per una educazione interculturale»
Il crocefisso diventa obbligatorio in ogni classe. I sindacati della scuola
polemici: «Non è questa la via per la vera integrazione tra le fedi».
Critici anche gli studenti: «Una decisione inapplicabile»
ROMA — Svolta nella «guerra di religione». Crocefisso obbligatorio in classe e aule
di meditazione per studenti e insegnanti di qualsiasi fede che vogliano
ritirarsi in raccoglimento fuori dell´orario scolastico. Dopo mesi di
polemiche a risolvere la questione è una direttiva inviata dal ministero
dell´Istruzione a tutti gli istituti italiani. Le disposizioni impartite ai
presidi riguardano l´obbligo di affiggere il crocefisso nelle aule e di
allestire un apposito ambiente da riservare a momenti di raccoglimento.

«Aparte il significato per i credenti- si legge nella direttiva del ministro
Letizia Moratti- rappresenta un simbolo della civiltà, indipendentemente da
una specifica confessione religiosa, come stabilito dal Consiglio di Stato
nel 1988. La normativa sul crocifisso, quindi, va tenuta distinta da quella
sull´insegnamento della religione cattolica». Una direttiva «ineccepibile ed
equilibrata», secondo il senatore Riccardo Pedrizzi, responsabile nazionale
di An per le politiche della famiglia e vicepresidente della consulta
etico-religiosa del partito, che da un lato «applica la legge e ci ricorda
le nostre radici» e, dall´altro «rispetta la dimensione multireligiosa»,
garantendo a tutti i credenti la possibilità di pregare. «C´è una legge
dello Stato che prevede l’esposizione del crocifisso nelle aule scolastiche-
afferma Pedrizzi- se questa legge non piace la si cambi in Parlamento, ma
finché è in vigore non si può fare altro che applicarla». Ma il mondo della
scuola, in gran parte, si schiera sul fronte del no: non è questa la strada
per una vera integrazione tra gli studenti di diverse fedi. Ne sono convinti
i segretari generali di Cgil e Uil Scuola. La direttiva è un «errore»
secondo Enrico Panini della Cgil, perché i crocifissi nelle aule «non
possono e non devono essere imposti e, allo stesso modo, i luoghi di culto
non si decretano per circolare del ministro, dimenticando per altro che la
nostra è una repubblica laica».

Spazi di questo tipo, afferma Massimo Di
Menna della Uil, «in realtà non sono il modo migliore per affrontare il
problema, poiché la scuola non è comunque sede di esercizio di culto».

Insorge pure l´Unione degli studenti, che definisce l´idea del governo
«inaccettabile» oltre che «inapplicabile» e si chiede se sia razionale
spendere ingenti risorse per attuare simili iniziative, «quando non abbiamo
neanche le aule per studiare, i laboratori, le biblioteche». Una bocciatura
viene dalla parlamentare Ds Alba Sasso, che parla di una «visione clericale
della scuola», e anche gli insegnanti del Cidi alzano le barricate: «La
creazione di spazi di meditazione per i diversi culti rappresenta
un´operazione ingestibile dal punto di vista dell´organizzazione della
didattica». Secco il giudizio del leader dei presidi, Giorgio Rembado. «Il
fatto che si voglia attrezzare la scuola anche per luoghi di raccoglimento e
meditazione- osserva- rappresenta una sovrapposizione rispetto ai luoghi di
culto. La scuola non è un contenitore per tutte le esigenze». Fuori dal coro
l’Associazione dei genitori Age, che dice sì al crocifisso nelle aule, in
quanto «simbolo della nostra storia e radici», e giudica i luoghi da
destinare al raccoglimento nel rispetto delle diverse credenze come utile
spinta alla integrazione. La questione dell´esposizione del crocifisso in
aula era stata sollevata tre mesi fa dal ministro dell´Istruzione. Durante
un «question time», Letizia Moratti aveva parlato di «tutela della
tradizione cristiana». Dichiarazioni che suscitarono un vespaio di
polemiche. Poi, il silenzio. Fino a questa direttiva che riporta alla
ribalta, in maniera ufficiale, la questione. Non mancano voci critiche pure
nel mondo cattolico. «La proposizione della propria identità religiosa e
culturale non deve mai essere raggiunta a scapito di una miglior convivenza
tra culture e fedi diverse- ammoniscono i Missionari Saveriani- bisogna
smetterla di fare della croce lo strumentale baluardo di uno Stato
confessionale. Serve, al contrario, intensificare l´impegno per
un´educazione interculturale». Per i religiosi le motivazioni fornite dal
ministero contrastano con il magistero del Concilio Vaticano II: «la libertà
religiosa va munita di una efficace tutela giuridica affinché si instaurino
e consolidino relazioni di concordia e di pace».

Giacomo Galeazzi