Assolto il Card. G. Pell: martire del politicamente corretto

del prof. Mauro Ronco, ordinario emerito di Diritto Penale Univ. Sassari

 

1. La notizia che l’Alta Corte australiana ha prosciolto il Cardinale George Pell da ogni accusa, ordinandone la scarcerazione dopo 400 giorni di detenzione in un carcere di alta sicurezza, ha riempito di gioia il mio cuore.
Qualcuno dopo la sentenza ha detto: “Allora è innocente!”. Sulla connessione causale automatica tra sentenza e innocenza io non concordo. Non è che il Cardinale Pell sia innocente perché l’Alta Corte lo ha prosciolto; egli è innocente perché non ha mai commesso gli abusi che gli erano stati ingiustamente addebitati e perché nessuna prova logicamente valida era stata formata contro di lui.

Occorre liberarci dal velo di ipocrisia che avvolge spesso la vita giuridica e sociale. L’effato di una sentenza definitiva “pro veritate habetur”. Ma non racchiude necessariamente la verità. Certo, occorre rispettare le sentenze, come anche le leggi.

La legge umana, però, contraria al diritto naturale, non è vera legge, “sed legis corruptio” (San Tommaso, Summa Theologie, I-II, q. 95, a.2). Quindi, non obbliga in coscienza il cittadino. La sentenza può essere ingiusta per dolo o per colpa del giudice o di altri soggetti protagonisti dell’accusa, ovvero per una serie di contingenze casuali che hanno falsato l’accertamento della verità. Alla sentenza ingiusta il condannato soggiace come a una violenza superiore cui egli non può resistere.

L’esecuzione di una pena recata da una sentenza ingiusta fa del condannato un testimone nascosto della verità. Il Cardinale Pell, che ha subìto ingiustamente la detenzione per 13 mesi, ha portato in sé stesso la sofferenza della pena a testimonianza della verità.

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Mons. Schneider (As): Consigli spirituali quando la S. Messa è proibita

Mons. Schneider alla ultima Marcia per la Vita in Roma

“Noi ci vantiamo anche delle tribolazioni” (Rom 5, 3)

Milioni di cattolici nel cosiddetto mondo occidentale libero, nelle settimane o addirittura nei mesi a venire, e specialmente durante la Settimana Santa e la Pasqua, culmine dell’intero anno liturgico, saranno privati ​​di qualsiasi atto di culto pubblico a causa della reazione civile ed ecclesiastica alla scoppio della malattia del Coronavirus (Covid-19). La più dolorosa e desolante di queste misure è la privazione della Santa Messa e della Comunione Sacramentale.

Si constata l’atmosfera di panico quasi planetario. Misure di sicurezza drastiche e sproporzionate, associate alla negazione dei diritti umani fondamentali come la libertà di movimento, la libertà di riunione e la libertà di opinione, sembrano essere quasi orchestrate a livello globale secondo un piano preciso.

Un importante effetto collaterale di questa nuova “dittatura sanitaria” che si sta diffondendo in tutto il mondo è il crescente e intransigente divieto di tutte le forme di culto pubblico. L’attuale situazione del divieto di culto pubblico a Roma riporta la Chiesa ai tempi di un divieto del culto cristiano emesso dagli imperatori pagani romani nei primi secoli.

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Rod Dreher: La prossima persecuzione dei cristiani sarà attuata dagli Stati

Le nuove sfide che l’Occidente deve affrontare quattro decenni dopo la decisiva alleanza tra Papa Giovanni Paolo II e il Presidente degli Stati Uniti Ronald Reagan per sconfiggere il comunismo sono state al centro di una conferenza internazionale che si è tenuta a Roma il 4 febbraio scorso. Il convegno ha riunito diverse personalità di spicco del rinnovamento culturale e politico conservatore in Europa e negli Stati Uniti. Tra questi anche Rod Dreher,  senior editor e blogger di The American Conservative e autore di l’Opzione benedetto: Una strategia per i cristiani in una nazione post-cristiana. Un commento a questo libro lo trovate qui. Il suo libro di prossima pubblicazione si concentrerà sulle nuove forme di totalitarismo e sul modo di affrontarlo e sconfiggerlo.

Rod Dreher è stato intervistato in proposito da Solène Tadié corrispondente da Roma del National Catholic Register. Riprendo da questa intervista alcuni brani. Potete leggere l’intera intervista sul qui. Eccoli nella traduzione di Sabino Paciolla.

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Chi è don Armando, il parroco linciato dalle “Iene”

Le TV di Berluscone succubi del socialismo.
Le IENE: Esaltare le porcherie porci, umiliare i buoni.
Il caso del coraggioso parroco mandato alla gogna mass-mediatica.
Un’operazione organizzata da un collega ecclesiastico invidioso?
Ma a Vanzaghello i laici sono organizzati, non giocano al “piccolo sacrestano”: e prendono in massa le difese del buon parroco sui mass-media.

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Caro direttore, i giorni scorsi su alcuni quotidiani nazionali, e stretto giro sul profilo social di una nota “opinionista”, sono apparsi stralci di titoli e pagine tratti del bollettino della Parrocchia di Vanzaghello (Mi), il Mantice.
Le frasi, estrapolate dal loro contesto, hanno dato vita ad un vero e proprio “linciaggio” social del parroco, don Armando, reo di aver pubblicato concetti “imbarazzanti e inammissibili nel 2020”, perché non in linea con alcune tendenze “politically correct”.

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Mons. Crepaldi: «Blasfemo chi dipinge Gesù come gay, pedofilo o sardina»

TRIESTE – Sta facendo il giro del Web l’omelia pronunciata dall’arcivescovo di Trieste, monsignor Giampaolo Crepaldi, ieri durante la celebrazione della messa dell’Epifania.
Crepaldi ha duramente attaccato gli «intellettuali liberal» e chi ha dipinto Gesù come «gay, pedofilo o sardina».
L’arcivescovo ha denunciato le profanazioni che anche quest’anno, e in crescendo rispetto al passato, hanno lamentevolmente caratterizzato il Santo Natale.
Si è trattato di profanazioni materiali come le diffuse devastazioni dei Presepi, comunicative come i film che presentano un Gesù gay e pedofilo, perfino politiche come il paragonarlo alle “sardine”.
Il vescovo Crepaldi ha coraggiosamente e doverosamente condannato questi attacchi alla fede cattolica, invitando con calore i fedeli a respingerle e a contrastarle con impegno e fede apologetica.

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Mons. Camisasca (RE): alla base di BIBBIANO c’è ideologia anti-famiglia

Secondo il vescovo di Reggio Emilia, mons. Massimo Camisasca, i fatti al centro dell’inchiesta sugli affidi famigliari illeciti nella provincia emiliana sono gravi e hanno una radice ideologica anti-famiglia.

In Italia, continua a scuotere l’opinione pubblica e a dividere il mondo politico la cosiddetta vicenda di ‘Bibbiano’, il comune al centro di una vasta inchiesta della Procura di Reggio Emilia su un presunto giro di affidi illeciti nella Val d’Enza reggiana. L’iniziativa giudiziaria, che ha portato i carabinieri ad eseguire misure cautelari nei confronti di diciotto persone, riferisce di ‘lavaggi del cervello’ ai bambini per raccontare abusi che non ci sono mai stati, relazioni dei servizi sociali falsate e minorenni sottratti illegittimamente alle famiglie naturali e affidati ad altre, per un business di migliaia di euro. Coinvolti, in diversi modi, politici, medici, assistenti sociali, liberi professionisti, psicologi e psicoterapeuti di una Onlus di Torino. In relazione ai fatti di Bibbiano, il ministro della giustizia Bonafede ha annunciato la creazione di una ‘Squadra speciale di giustizia per la protezione dei bambini’ e il ministro dell’interno Salvini ha affermato che sarà presentata in Parlamento la proposta di una commissione d’inchiesta sulle case famiglia.

Per una riflessione sull’inchiesta e sulle reazioni che sta suscitando, Radio Vaticana Italia ha sentito mons. Massimo Camisasca, vescovo di Reggio-Emilia.
Ascolta l’intervista a mons. Camisasca qui: https://media.vaticannews.va/media/audio/s1/2019/07/25/13/135147778_F135147778.mp3

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Mons. Chaput sferza i politici cattolici: «Non devono scendere a compromessi»

«Non possiamo mai accettare una separazione della nostra fede religiosa e delle nostre convinzioni morali dai nostri ministeri pubblici o dal nostro impegno politico. È impossibile. E anche il tentativo di farlo è malvagio perché ci costringe a vivere due vite diverse, adorando Dio a casa e nelle nostre chiese e adorando l’ultima versione di Cesare ovunque altrove».  È questo un passaggio chiave del discorso – riassunto dalla CNA – pronunciato dall’arcivescovo di Philadelphia, Charles Chaput, al vertice dell’Alliance Defending Freedom sulla libertà religiosa svoltosi lo scorso 9 luglio.  […]

Il compito dei cristiani, ha affermato il prelato, è quello di creare una visione autentica della società, che abbia a cuore la giustizia e sia centrata «sul vero bene dell’intera persona umana, corpo e anima». Per formare questa “società dell’amore”, ha quindi proseguito, «l’autentica libertà religiosa è essenziale», in quanto essa «è cruciale per servire il vero progresso umano».

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Dopo Verona: eroismo nella base cattolica, cedimento in chi vorrebbe rappresentarla

Soldato non ricattabile: il popolo di Verona ai raggi X

Un popolo che ha in testa idee chiare: NO all’aborto, all’eutanasia, alla fecondazione artificiale, al divorzio, all’omosessualità, alle unioni civili e all’indottrinamento gender nelle scuole.
Sono dei “No” senza senza possibilità di compromesso: ma vuole generali coerenti. Il veleno peggiore per costoro è accorgersi che il proprio paladino il giorno prima afferma chiaro e tondo che la 194 è una legge omicida e il giorno dopo chiede che venga applicata bene.

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Molti se non moltissimi hanno parlato dei relatori e degli organizzatori dell’appena concluso Congresso Mondiale delle Famiglie. Ma forse ben più importante di chi ha parlato è chi ha ascoltato. Qual è la carta di identità non solo di chi ha partecipato fisicamente al Congresso e alla marcia conclusiva, ma di tutti coloro che si sono riconosciuti nei principi ispiratori di tale evento? Proviamo ad indicare i segni particolari di questo popolo pro family e pro vita.

In primo luogo è un popolo che ha poche idee, ma sane e chiare in testa. No all’aborto, all’eutanasia, alla fecondazione artificiale, al divorzio, all’omosessualità, alle unioni civili e all’indottrinamento gender nelle scuole.

In secondo luogo questi “No” non ammettono eccezioni. Chi reggeva striscioni e bandiere domenica sfugge istintivamente a qualsiasi compromesso. Non ci sono bilanciamenti di interessi contrapposti che tengano, né casi pietosi, né falso rispetto umano che possano far piegare la testa. L’opportunismo ammantato da realismo politico non lo fa fesso. Annusa lontano un miglio i doppiogiochisti

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Basta avere sensi di colpa per gli immigrati e l’islam

Per cambiare la politica, è stato trasformato il passato. Così la civiltà è stata letta come colonizzazione, l’evangelizzazione ha finito per equivalere a cancellazione delle culture autoctone. E chi si è opposto è stato inserito suo malgrado nella categoria dei “medioevali”, rimasta oramai l’unica che è lecito discriminare secondo il nuovo catechismo politicamente corretto.
Tutti gli altri al contrario non possono essere offesi, se no scatta la censura, che agisce come «una camicia di forza lessicale».
Perciò i gay pride sono divenuti eventi meritori del patrocinio istituzionale, durante i quali è ben accetta la partecipazione di eterosessuali, mentre la famiglia finisce nel contenitore dei rifiuti ideologici e guai se un divorziato o una madre single osano aderirvi.

Se un fenomeno di tale portata è potuto accadere, la causa è l’imposizione alla società, da parte di alcune minoranze, di un senso di colpa ideologico dal quale ci insegna a liberarci il politologo francese Alexandre Del Valle, con l’opera Il complesso occidentale. Piccolo trattato di decolpevolizzazione, (Paesi edizioni, pp. 432, 15 euro), che esce oggi in traduzione italiana.

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Libertà per la religione e dittatura gender in Emilia-Romagna

Avanza l’iter di una proposta di legge regionale liberticida: http://wwwservizi.regione.emilia-romagna.it/oggettiiter/Vedi_Iter.aspx?legislatura=X&numOggetto=6586&tipoAccesso=1&pag=1
Questa legge, con il pretesto del contrasto all’omotransfobia, vuole togliere la libertà per la religione e mettere il bavaglio ai cattolici: una legge che è ormai nota come la “Scalfarotto al ragù bolognese”.
Il primo ad essere colpito sarà il ministero episcopale.
Chiediamo a tutti
– un’Ave Maria
– informare i propri vescovi (se possibile anche i parroci), eventualmente inviando l’articolo più sotto
– sollecitare gli esponenti dei partiti, regionali e nazionali, a non cedere e a denunciare quanto sta per accadere sui massmedia
anche noi possiamo scrivere lettere al direttore ai quotidiani locali: consigliamo siano brevissime e abbiamo come scopo il mettere in difficoltà il partito che vuole questa legge, cioè il Partito Democratico.

Emilia Romagna Lgbt: se il reato di opinione sarà legge

Una norma in cui i trans hanno diritti speciali, che parla di “violenza verbale, psicologica” in modo generico, che prevede privilegi nel lavoro per le persone Lgbt, la vigilanza sui contenuti dei media e l’indottrinamento scolastico: una stretta alla libertà di espressione in cui la discriminazione si realizza anche prima che il fatto si compia, un testo incostituzionale che serve al Parlamento.

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