Avvenire – Continua l’orrore del cosiddetto stato islamico

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«L'Is sta uccidendo i cristiani rapiti»

Il gruppo dello Stato islamico ha ucciso alcuni dei cristiani assiri sequestrati negli ultimi giorni nella provincia di Al Hasaka, nel nordest della Siria. Lo ha riferito all'agenzia Efe un familiare di una delle vittime. "Oggi hanno ucciso a colpi di arma da fuoco due delle persone rapite a Tal Hurmuz, tra cui un mio cugino di 65 anni", ha fatto sapere Abdel Abdel, un ingegnere fuggito cinque mesi fa a Beirut assieme alla moglie e ai due figli. L'uomo è in contatto con i parenti rimasti nella provincia di Al Hasaka. I jihadisti, ha raccontato Abdel, sono entrati a Tal Hurmuz all'alba di ieri e hanno sequestrato cinque persone.

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BB – La guerra che non vogliam vedere

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LA STRATEGIA FALLIMENTARE DEL DIALOGO CON L'ISLAM 
Siamo in guerra eppure non vogliamo prenderne coscienza (VIDEO: l'imam di Londra annuncia la conquista di Roma) 
Autore: Vittorio Messori

Di rabbi Giuseppe Laras – eminente nell'ebraismo italiano non solo per cultura ma anche per sensibilità religiosa – ho sempre apprezzato la schiettezza nell'esporre le sue convinzioni. Così, nell'articolo di ieri su questo giornale, non esita a iniziare affermando che «siamo in guerra, siamo solo agli inizi eppure non vogliamo prenderne coscienza». 

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CC – L’Islam deve accogliere l’invito di B.XVI alla ragionevolezza

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culturacattolica.it

#Islam: tra fede e ragione

Autore: Oliosi, Don Gino

A livello culturale un ritorno, oggi, alla sintesi tra fede e ragione è la sola via perché l’interpretazione del Corano si liberi dalla paralisi fondamentalista islamica e dalla ossessione della “jihad”. E’ il solo terreno per un dialogo veritiero del mondo Musulmano tra Cristianesimo e Occidente

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Musulmani e terroristi

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Cristo crocifisso, scandalo per i musulmani e stoltezza per i laicisti…
 
di Roberto de Mattei
Articolo pubblicato su Corrispondenza Romana

 

~Marcher contre la Terreur , “Marcia contro il Terrore”, è stato il titolo con cui “Le Monde”, il “Corriere della Sera” e i principali giornali occidentali hanno presentato la grande sfilata laicista dell’11 gennaio.
Mai nessuno slogan è stato più ipocrita di questo, imposto dai mass media come reazione alla strage di Parigi del 7 gennaio. Che senso ha infatti parlare di Terrore senza aggiungere al sostantivo l’aggettivo “islamico”?

L’attacco alla redazione di “Charlie Hebdo” è stato perpetrato al grido di «Allah akbar ! » per vendicare Maometto offeso dalle caricature e dietro i kalashnikof dei terroristi c’è una visione del mondo precisa: quella musulmana. Solo ora i servizi segreti occidentali cominciano a prendere sul serio le minacce di Abu Muhamad al Adnani, contenute in un comunicato multilingue diffuso il 21 settembre 2014 dal quotidiano on line “The Long War Journal”.
«Conquisteremo Roma, spezzeremo le sue croci, faremo schiave le sue donne col permesso di Allah, l’Eccelso», ha dichiarato ai suoi seguaci il portavoce dello “Stato islamico”, che non ha semplicemente ripetuto di sterminare gli “infedeli” ovunque si trovino, ma ha indicato loro anche le modalità: «Piazzate l’esplosivo sulle loro strade. Attaccate le loro basi, fate irruzione nelle loro case. Troncate loro la testa. Che non si sentano sicuri da nessuna parte! Se non potete trovare l’esplosivo o le munizioni, isolate gli Americani infedeli, i Francesi infedeli o non importa quale altro loro alleato: spaccate loro il cranio a colpi di pietra, uccideteli con un coltello, travolgeteli con le vostre auto, gettateli nel vuoto, soffocateli oppure avvelenateli».

Ci si illude che la guerra in corso non sia quella dichiarata dall’Islam all’Occidente, ma una guerra che si combatte all’interno del mondo musulmano e che l’unico modo per salvarsi sia di aiutare l’Islam moderato a sconfiggere l’Islam fondamentalista, come ha scritto sul “Corriere della Sera” dell’11 gennaio Sergio Romano, un osservatore che pure passa per intelligente. In Francia, lo slogan più ripetuto è quello di evitare l’“amalgama”, ossia l’identificazione tra l’Islam moderato e quello radicale. Ma il fine comune a tutto l’Islam è la conquista dell’Occidente e del mondo. Chi non condivide questo obiettivo non è un moderato, semplicemente non è un buon musulmano.

Le divergenze, semmai, non riguardano il fine, ma i mezzi: i musulmani di Al Qaeda e dell’Isis hanno abbracciato la via leninista della azione violenta, mentre i Fratelli Musulmani utilizzano l’arma gramsciana dell’egemonia intellettuale. Le moschee sono il centro di propulsione di quella guerra culturale che Bat Ye’or definisce il soft-jihad, mentre con il termine hard-jihad definisce la guerra militare per terrorizzare e annientare il nemico. Si può discutere, e certamente si discute all’interno dell’Islam, sulla scelta dei mezzi, ma c’è concordia sull’obiettivo finale, l’estensione al mondo della sharia’a, la legge coranica.

Islam è in ogni caso un sostantivo verbale traducibile con “sottomissione”. La sottomissione per evitare il Terrore, lo scenario del futuro europeo immaginato dal romanziere Michel Houellebecq nel suo ultimo libro, precipitosamente ritirato dalle librerie francesi.
No al Terrore significa per i nostri uomini politici no alla sottomissione violenta degli jihadisti, sì ad una sottomissione pacifica, che porti dolcemente l’Occidente in una condizione di dhimmitudine.

L’Occidente si dice disposto ad accettare un Islam “dal volto umano”, ma in realtà, ciò che dell’Islam rifiuta non è solo la violenza, ma anche il suo assolutismo religioso.
Per l’Occidente c’è licenza di uccidere in nome del relativismo morale, ma non in nome di valori assoluti.
Eppure l’aborto è sistematicamente praticato in tutti i Paesi occidentali e nessuno dei capi di Stato che hanno sfilato a Parigi contro il Terrore lo ha mai condannato.
Ma cos’è l’aborto se non la legalizzazione del Terrore, il Terrore di Stato promosso, incoraggiato, giustificato? Che diritto hanno i leader occidentali di manifestare contro il Terrore?

Su “La Repubblica” del 13 gennaio 2015, mentre l’ex capo di Lotta Continua Adriano Sofri celebra L’Europa che rinasce sotto la Bastiglia, la filosofa postmoderna Julia Kristeva, cara al cardinale Ravasi, afferma che «la piazza illuminista ha salvato l’Europa», e che «di fronte al rischio che stavano correndo, libertà, uguaglianza e fratellanza hanno smesso di essere concetti astratti, incarnandosi in milioni di persone».
Ma chi ha inventato il Terrore se non la Francia repubblicana, che lo ha usato per annientare tutti gli oppositori alla Rivoluzione francese?
L’ideologia e la prassi del terrorismo si affacciano per la prima volta nella storia con la Rivoluzione francese, soprattutto a partire dal 5 settembre 1793, quando il “Terrore” fu messo dalla Convenzione all’ordine del giorno e divenne una parte essenziale del sistema rivoluzionario.
Il primo genocidio della storia, quello vandeano, venne perpetrato in nome degli ideali repubblicani di libertà, uguaglianza e fratellanza.
Il comunismo che pretese di portare a compimento il processo di secolarizzazione inaugurato dalla Rivoluzione francese, attuò la massificazione del terrore su scala planetaria, provocando, in meno di settant’anni, oltre 200 milioni di morti.
E che cos’è il terrorismo islamico se non una contaminazione della “filosofia del Corano” con la prassi marx-illuminista importata dall’Occidente?

“Charlie Hebdo” è un giornale in cui, fin dalla sua fondazione, la satira è stata posta al servizio di una filosofia di vita libertaria, che affonda le sue radici nell’illuminismo anticristiano. Il giornale satirico francese è stato reso noto dalle sue caricature di Maometto, ma non vanno dimenticate le disgustose vignette blasfeme pubblicate nel 2012 per rivendicare l’unione omosessuale.
I redattori di “Charlie Hebdo” possono essere considerati un’espressione estrema ma coerente della cultura relativista ormai diffusa in tutto l’Occidente, così come i terroristi che gli hanno sterminati possono essere considerati espressione estrema ma coerente dell’odio contro l’Occidente di tutto il vasto mondo islamico.
Coloro che rivendicano l’esistenza di una Verità assoluta e oggettiva vengono equiparati dai neoilluministi ai fondamentalisti islamici. Mai noi equipariamo il relativismo all’islamismo, perché entrambi sono accomunati dal fanatismo. Il fanatismo non è l’affermazione della verità, ma lo squilibrio intellettuale ed emotivo che nasce dall’allontanamento della verità.

E c’è una sola verità in cui il mondo può trovare la pace, che è la tranquillità dell’ordine: Gesù Cristo, Figlio di Dio, a cui tutte le cose devono essere ordinate in Cielo in terra, perché si realizzi la pace di Cristo nel Regno di Cristo additata come l’ideale di ogni cristiano da Papa Pio XI nella enciclica Quas Primas dell’11 dicembre 1925.

Non si può combattere l’Islam in nome dell’illuminismo e tanto meno del relativismo. Ciò che sola vi si può opporre è la legge naturale e divina, negata in radice sia dal relativismo che dall’Islam.
Per questo leviamo in alto quel Crocifisso che il laicismo e l’islamismo rigettano e ne facciamo una bandiera di vita e di azione.
«Noi ‒ affermava san Paolo ‒ predichiamo Cristo crocifisso, scandalo per i giudei e stoltezza per i pagani» (I Cor 1, 23).

Potremmo ripetere:
«Noi predichiamo Cristo crocifisso, scandalo per i musulmani e stoltezza per i laicisti».

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Avvenire – Il diavolo avanza nell’indefferenza del mondo

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Avvenire 17/12/14

Pakistan: «il nostro 11 settembre»
Talebani minacciano nuovi attacchi

Dopo la strage di ieri nella scuola di Peshawar, i talebani pachistani hanno minacciato oggi nuovi attentati come "vendetta" per le operazioni dell'esercito nel nord-ovest e hanno esortato i civili a evitare scuole e altre sedi militari. La minaccia è contenuta in un comunicato inviato a giornalisti all'indomani della strage contro la scuola di Peshawar costata la vita a 141 persone. Nel documento di quattro pagine, il gruppo armato estremista Tehrik-e-taleban Pakistan (Ttp) ha chiesto ai civili e ai loro bambini di non frequentare scuole e istituzioni gestite dai militari. 

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Tempi.it – Uomini di serie B

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Asia Bibi, gli sposi arsi nel forno e la storia del bicchiere d’acqua. «La legge sulla blasfemia serve a perseguitarci»

Tempi.it – dicembre 5, 2014 Leone Grotti

Intervista a Sardar Mushtaq Gill, avvocato della donna in carcere da quasi 2000 giorni e condannata a morte. «Hanno crivellato la mia casa di colpi di arma da fuoco»

Sardar Mushtaq Gill (al centro nella foto), cristiano pakistano di 33 anni, sposato con tre figli, è uno degli otto legali di Asia Bibi ma più che l’avvocato voleva fare il tecnico. Ha cominciato a cambiare idea quando in prima media, all’età di 11 anni, si è trovato in classe con 70 musulmani e due cristiani. Un giorno d’estate, quando il caldo supera i 40 gradi, uno dei suoi compagni cristiani si è alzato per bere un bicchiere d’acqua dal refrigeratore presente in classe. Alla fine della giornata il preside ha preso i tre cristiani da parte: “Quell’acqua non è per voi. Se la bevete i vostri compagni musulmani si offendono”, ha detto loro.

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Fides – La barbarie dei fondamentalisti non è più tollerabili

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Fides.org – 2014-11-05
ASIA/PAKISTAN – Coniugi arsi vivi: protesta dei cristiani a Lahore, si chiede l’intervento Onu

Lahore (Agenzia Fides) – “Siamo scioccati e preoccupati. I cristiani in Pakistan oggi si chiedono: in che paese viviamo? L’orribile e barbara esecuzione di due coniugi cristiani, accusati di blasfemia, è un atto che offende la giustizia, i diritti umani, la dignità umana, la civiltà, ed è contrario allo stato di diritto. Oggi manifesteremo per la giustizia e per i diritti umani a Lahore. Sulla legge sulla blasfemia, chiediamo l’intervento dell’Onu”: è quanto dice in un colloquio con l’Agenzia Fides p. James Channan OP, domenicano, Direttore del “Peace Center” di Lahore, centro studi impegnato nel dialogo interreligioso, commentando l’omicidio dei due coniugi cristiani, arsi vivi nel distretto di Kasur, in Punjab (vedi Fides 4/11/2014).

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Tempi.it – B. XVI a Ratisbona aveva ragione, ma pochi l’hanno capito

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Tempi.it – settembre 22, 2014 Leone Grotti

«Solo i cristiani possono dialogare con l’islam. Ma anche la Chiesa sembra aver dimenticato la lezione di Ratisbona»
Intervista al professore e intellettuale cattolico George Weigel: «Benedetto XVI aveva ragione. La violenza dei jihadisti ci fa rileggere Ratisbona senza i paraocchi del politicamente corretto»

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cc – E’ ora che i musulmani ragionevoli dicano no all’estremismo

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Culturacattolica.it

Per superare buonismo e intolleranza

lunedì 8 settembre 2014

In un’epoca in cui l’opinione pubblica è di fatto il riflesso dell’opinione pubblicata, i mezzi di comunicazione dovrebbero prestare estrema attenzione anche e soprattutto ai titoli degli articoli, ai titoli di lancio dei telegiornali. In un’epoca in cui è difficile approfondire la notizia è molto facile creare un mostro dal nulla o peggio ancora dalle buone intenzioni. E’ quel che è capitato al vescovo di Imola, monsignor Tommaso Ghirelli. E’ stato accusato di avere lanciato un “anatema anti-islam”, di avere intimato ai musulmani che non avessero condannato “gli atti di crudeltà dell’islam” di andarsene. Ebbene, una lettura della riflessione incriminata di Monsignor Ghirelli, pubblicata ne Il Nuovo Diario – Il Messaggero, dimostra, a mio parere, la sua saggezza e la sua lungimiranza. 

Innanzitutto è importante analizzare il contesto in cui si inserisce lo scritto pubblicato. Si fa riferimento all’afflusso di “profughi e immigrati via mare”, “di giovani e intere famiglie che dall’Africa e dall’Oriente” sono giunte nell’arco di un anno. Si fa riferimento quindi a persone che sono state spinte ad attraversare il Mediterraneo per una “serie di conflitti drammatici, di problemi politici, di tensioni sociali”. Monsignor Ghirelli fa quindi riferimento alla crisi in Medio Oriente, all’autoproclamazione del califfato da parte dei terroristi dell’ISIS che ha portato alla persecuzione dei cristiani in Siria e in Iraq così come alla persecuzione di “alcune minoranze religiose”. Una realtà, quella dell’ISIS, che deve spingere i politici a “proteggere e difendere non la supremazia, ma la vita e la libertà delle persone”. 

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il Foglio – Mons. Tomasi denuncia la barbarie e l’indifferenza occidentale

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il Foglio

“Proteggere e punire”. Il nunzio del Papa all’Onu usa i verbi giusti
di Matteo Matzuzzi | 03 Settembre 2014 ore 06:30

Roma. La Santa Sede mette nero su bianco la sua posizione sulla crisi irachena, dopo le parole pronunciate dal Papa agli Angelus, durante la conferenza stampa nel ritorno dal viaggio in Corea e la lettera inviata lo scorso agosto al segretario delle Nazioni Unite, Ban Ki-moon. E’ stato mons. Silvano Maria Tomasi, l’osservatore permanente all’Onu di Ginevra, ad aver illustrato in otto punti la linea del Vaticano davanti al Consiglio dei diritti umani, riunitosi lunedì sera. Mons. Tomasi, che qualche settimana fa era stato tra i primi a parlare di “azione militare forse necessaria”, ha ricordato che nella piana di Ninive “le persone vengono decapitate a causa della loro fede, le donne sono violentate senza pietà e vendute come schiave al mercato, i bambini sono costretti a combattere, i prigionieri massacrati in barba a ogni legge”.

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