(CorSera) Licenza e violenza sono da condannare

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«Intolleranza e violenza non sono mai giustificate»


Il Papa riceve il nuovo ambasciatore del Marocco. «Proteste estranee alla religione»



CITTÀ DEL VATICANO – «Reciprocità» nel garantire la libertà religiosa, rispetto delle religioni e dei loro simboli, condanna delle violenze di queste settimane, che non sono giustificabili come «risposte alle offese». E doppia condanna, se possibile, delle «azioni» strumentali di protesta messe in atto da quanti «approfittano deliberatamente» delle offese per «fomentare violenze» e lo fanno per fini «estranei alla religione». Il Papa reagisce con puntualità all’ondata anticristiana che si è scatenata in tanti Paesi musulmani, a seguito delle famose vignette e lo fa toccando ogni aspetto dell’accesa questione. Ne ha parlato ieri ricevendo il nuovo ambasciatore del Marocco e facendo fare un passo avanti alla posizione vaticana, già espressa due settimane addietro dal portavoce Navarro-Valls, che aveva qualificato le vignette danesi «un’inammissibile provocazione» e insieme aveva definito «parimenti deplorabili» le «violenze» che ne erano seguite. Il richiamo alla «reciprocità» e la denuncia del carattere strumentale delle proteste sono le due novità delle parole papali.
«Per favorire la pace e la comprensione tra i popoli e gli uomini – ha detto ieri Benedetto XVI al nuovo ambasciatore marocchino, Ali Achour – è necessario e urgente che le religioni e i simboli religiosi siano rispettati, e che i credenti non siano oggetto di provocazioni che feriscono il loro atteggiamento e i loro sentimenti religiosi».
«Tuttavia – ha continuato – l’intolleranza e la violenza non possono mai trovare giustificazione in quanto risposte alle offese, perché non sono risposte compatibili con i principi sacri della religione; non possiamo dunque non deplorare le azioni di quanti approfittano deliberatamente dell’offesa arrecata ai sentimenti religiosi per fomentare azioni violente, tanto più che ciò viene fatto a fini estranei alla religioni».
Questo è stato l’accenno al principio di reciprocità: «Per i credenti come per tutti gli uomini di buona volontà la sola via che può condurre alla pace e alla fraternità è quella del rispetto delle convinzioni e delle pratiche religiose altrui, affinché sia realmente garantito a ciascuno – in modo reciproco, in tutte le società – l’esercizio della religione liberamente scelta».
Un altro riferimento ai problemi della convivenza tra cristiani e musulmani Benedetto XVI l’ha fatto parlando a un gruppo di vescovi provenienti da Senegal, Mauritania, Guinea Bissau e Capo Verde, tutti Paesi a maggioranza musulmana e ricordando loro che per i cristiani «l’esercizio della carità non può essere un mezzo al servizio del proselitismo, poiché l’amore è gratuito».
Del rapporto con l’Islam ha parlato – in serata – il cardinale Angelo Sodano durante il ricevimento all’ambasciata d’Italia presso la Santa Sede, a ricordo dei Patti lateranensi: «Se diciamo ai nostri che non c’è libertà di offendere dobbiamo dire agli altri che non c’è la libertà di distruggerci».
Quanto alla «reciprocità» Sodano ha detto che «siamo obbligati dalla nostra storia e dalla Costituzione a dare agli altri ciò che gli compete anche se gli altri non ce lo danno», ma «sul piano politico dobbiamo far giocare il concetto della reciprocità quando stiamo trattando accordi».

Luigi Accattoli

CorSera 21-2-2006