Card. Biffi, Il diavolo, che buonista!

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Giacomo Biffi, Il "Mistero" di Pinocchio, Editore Elledici 2003, EAN 9788801026559, Prezzo 3,80 €, Pagine 80

 
L’Omino di burro, il carrettiere che conduce Pinocchio nel Paese dei Balocchi, è in realtà la «raffigurazione più alta e originale del nemico dell’uomo»: il demonio.
L’arcivescovo di Bologna torna al burattino 25 anni dopo la sua lettura «cattolica»
 
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Figuratevi un omino più largo che lungo, tenero e untuoso come una palla di burro, con un visino di melarosa, una bocchina che rideva sempre e una voce sottile e carezzevole.
C’è un posto in questa storia anche per il titolare di ogni influsso malefico, per il genio della perversione, per il nemico che instancabilmente lavora a rovinarci.
E assume una divisa un po’ insolita: non ostenta niente di repellente e di spaventoso; al contrario è tutto rivestito di bontà e di dolcezza.
 
Egli non si propone di incutere terrore: si propone di lusingare e sedurre.
È pieno di complimenti. «Mio bel ragazzo», «amor mio»: sono gli affettuosi appellativi con cui si rivolge alle sue possibili vittime.
È perfino generoso e disposto, per altruismo, a rassegnarsi a qualche scomodità: «I posti son tutti pieni, ma per mostrarti quanto sei gradito, voglio cederti il mio posto a cassetta? E io faro la strada a piedi».
Ma tanta soavità, evidentemente finalizzata a un disarmante adescamento, copre e al momento cela una risoluta e crudele volontà di male, che all’occorrenza sa spegnere di colpo il sempiterno sorriso delle sue labbra e diventa spietata: «L’Omino non rise. Si accostò pieno di amorevolezza al ciuchino ribelle e, facendo finta di dargli un bacio, gli staccò con un morso la metà dell’orecchio destro». 
Egli è il solo a vigilare nella placidità di un viaggio senza scosse verso la perdizione: «L’Omino, seduto a cassetta, canterellava fra i denti: Tutti la notte dormono e io non dormo mai».
Porre su quella bocca infida la semplice e dolce melodia di una notissima serenata popolare è un’invenzione paradossale e felice della grande arte del narratore.
Ed è insieme un’ammirevole finezza teologica.
Il demonio, si sa, è una creatura attivissima e insonne: se potesse placarsi un po’ e assopirsi, riuscirebbe a redimersi forse anche lui.
 
Con pazienza e lungimiranza egli prepara le sue vittorie sciagurate e pone le premesse dei suoi tristi guadagni.
Ma quando si decide a riscuotere non perde tempo in convenevoli e non tollera indugi: «Aprite sùbito, o guai a voi!».
 
Oseremmo pensare che in tutta la cristianità, tra le raffigurazioni immaginate del nemico dell’uomo, non ce n’è una più originale, più alta e più vera di questa.
 
+ Card. Giacomo Biffi