Il Santo del giorno

14 novembre


San Serapione
martire

Il secondo secolo di storia del cristianesimo si era chiuso con una breve parentesi di tranquillità dopo tante prove sanguinose in varie persecuzioni. Finora tuttavia i cristiani erano perseguitati soltanto se denunciati come tali. Ma proprio all'inizio del terzo secolo, Settimio Severo, inizialmente tollerante, dette per primo l'esempio di un attacco diretto al proselitismo, decretando la proibizione del battesimo. Ciò valse non tanto a frenare l'avanzata del cristianesimo, quanto a disorganizzare celebri scuole di catechesi come quella di Alessandria d'Egitto. È proprio in questa città che nel periodo di maggiore calma per i cristiani di tutto il vasto impero si verifica un breve ma virulento sussulto di persecuzione e di intolleranza nei confronti della numerosissima comunità cristiana.
In seguito alle provocazioni di un ciarlatano alessandrino, "maligno indovino e cattivo poeta", come riferisce il vescovo Dionigi a Fabio, vescovo di Antiochia, si ebbe una brusca rivolta contro i cristiani. Molti furono flagellati e lapidati; una vergine, Apollonia, dopo inumane sevizie, fu bruciata viva. Poi - continua il vescovo Dionigi - "essi (i persecutori) presero ancora nella sua casa Serapione, gli fecero subire duri tormenti, gli ruppero tutte le giunture delle membra e lo gettarono dalla stanza alta, con la testa all'ingiù".
La lettera del vescovo è, riferita dallo storico Eusebio di Cesarea, quando parla dei moti anticristiani scoppiati nel 248 in Egitto. Il culto di S. Serapione, inspiegabilmente sconosciuto in Oriente, fiorì in Occidente, da quando Floro introdusse in blocco nel suo Martirologio tutti i martiri di Alessandria, secondo le indicazioni della Storia Ecclesiastica di Eusebio. Al 13 luglio il Baronio inserì nel Martirologio Romano l'elogio di un martire alessandrino, Serapione, già ricordato nel Martirologio Geronimiano e nei Sinassari bizantini. Ma si tratta con molta probabilità dello stesso martire ricordato nella lettera del vescovo alessandrino.
Tra i santi più noti con questo nome, che sembra non trovi imitazioni nell'onomastica attuale, si ricorda un monaco egiziano, vissuto nel IV secolo, detto il Sindonita per l'unico mantello (sindone) che costituì il suo guardaroba per tutta la vita. Meritò anche il titolo di "impassibile" per la totale padronanza su se stesso e per l'assoluto distacco da ogni cosa, anche dalla propria libertà, al punto di vendersi come schiavo a una famiglia di commedianti al solo scopo di istruirla nella fede cristiana. Questo santo è ricordato al 21 marzo insieme con l'omonimo S. Serapione vescovo di Thmuis.

Tratto da www.lalode.com

 

Santa Trahamunda da Pontevedra

Questa Santa viene invocata contro i mali che affliggono le orecchie, ma non chiedeteci perché (confessiamo di non saperlo).
Trahamunda era una religiosa del monastero spagnolo di Pontevedra, nella diocesi di Compostella.
Era la fine del secolo X, e quasi tre quarti della penisola iberica stavano sotto la dominazione musulmana.
Periodi di relativa calma si alternavano a situazioni di conflitto e, checché ne dicano gli storici politicamente corretti, l’aggressività stava tutta dalla solita parte.
Infatti una razzia del califfo Al - Mansour rastrellò Pontevedra e Trahamunda finì schiava a Cordova.
Avere a disposizione una monaca cristiana era cosa che faceva leccare i baffi ai padroni islamici, talché nessun riscatto valse a far tornare Trahamunda in libertà.
La povera donna, rassegnata al suo destino, ringraziava il Cielo di averle almeno risparmiato la conversione coatta alla religione maomettana.
Ma un giorno si accorse che cadeva la festa di S. Giovanni Battista, e sentì lancinante la nostalgia delle grandi celebrazioni che si svolgevano nella sua città.
Allora pregò intensamente il Signore, mostrandogli tutto il dolore della sua anima.
In quel preciso istante, miracolosamente, si ritrovò davanti alla chiesa principale di Pontevedra, nel folto di un nugolo di fedeli che, allibiti, l’avevano vista spuntare d’incanto in mezzo a loro.
Trahamunda, superato lo stupore, si accorse di tenere in mano un ramo secco di palma.
Sentì subito l’impulso di piantarlo in terra, e così fece. Immediatamente quel ramo divenne verde e le testimonianze assicurano che rimase così fino al secolo XVI.

Si ringrazia lo scrittore cattolico Rino Cammilleri
per aver acconsentito alla diffusione di queste brevi vite di santi,
tratte dal suo volume
Un santo al giorno edito da PIEMME