Come fu che divenni CCP (cattolico credente e praticante)

  • Categoria dell'articolo:In libreria

Rino Cammilleri, Come fu che divenni CCP (cattolico credente e praticante), Ed. Lindau 2011, ISBN: 978-88-7180-905-2, pp. 208, euro 16,50

Sconto su: http://www.theseuslibri.it

«Il libro che tenete in mano è il racconto della mia conversione al cattolicesimo romano. Non che prima fossi protestante o giainista, no. Come quasi tutti gli atei e gli agnostici d’Italia odierni sono stato battezzato nel rito di Santa Romana Chiesa ma poi, come spesso accade, ho smarrito la via. Per ignoranza. Per noncuranza. Perché il battesimo ti fa, sì, diventare cristiano, ma per mettersi a fare il cristiano ci vuole, appunto, una conversione. Perché raccontarla, domandate? Potrei rispondere come fece Manzoni quando gli chiesero come mai avesse deciso di scrivere il suo capolavoro: “Per fare un po’ di bene”.
Non so quale bene potrà fare, e a chi, questo libro. So solo, e lo garantisco, che la lettura non è noiosa. Infatti, quantunque sia uno dei tanti outing di convertiti (l’ultimo, a mia scienza, è Joe Eszterhas, lo sceneggiatore del celebre film Basic Instinct), non è uguale – e neanche simile – a nessun altro. Come diceva Chesterton (altro convertito): “La Chiesa è una casa con cento porte e nessun uomo vi entra mai con la stessa identica angolazione di un altro”.»
Rino Cammilleri

 

(altro…)

Continua a leggereCome fu che divenni CCP (cattolico credente e praticante)

L’ultima Messa di Padre Pio. L’anima segreta del santo delle stigmate

  • Categoria dell'articolo:In libreria

\"\"Alessandro Gnocchi-Mario Palmaro, L’ultima Messa di Padre Pio. L’anima segreta del santo delle stigmate, Edizioni Piemme, 2010, pp. 236, € 15.

 

Sconto su: http://www.theseuslibri.it

 

Con questo saggio-inchiesta: “L’ultima Messa di Padre Pio” (Edizioni Piemme), Alessandro Gnocchi e Mario Palmaro hanno cercato di scandagliare in profondità “l’anima segreta del santo delle stigmate” , come recita il sottotitolo del libro.

Significativa è la scansione del ritmo dell’indagine che, già dal prologo, evidenzia luoghi, date, festività collegate, come un resoconto-diario di un viaggio di due pellegrini sulle tracce  di un santo che, nonostante la sua umiltà, i suoi patimenti,la sua riservatezza, ha fatto molto parlare di sé.

Questo percorso di ricerca della verità incontra così tappe inedite ed impreviste, come il santuario di Santa Maria del Monte a Campobasso, dove un quadro del 1971 del pittore Amedeo Trivisonno

dal titolo: “L’apparizione della Madonna a Padre Pio” commissionato da padre Pellegrino da Sant’Elia a Pianisi, ha riprodotto l’apparizione della Vergine a padre Pio nel giorno dell’Assunzione nel lontano 1905. Fu in quell’occasione che padre Pio accettò, come ricordano gli Autori, di essere l’Alter Christus che tutti noi abbiamo conosciuto.

Nella cronologia-biografia del santo di Pietrelcina, stilata a fine libro da Gnocchi e Palmaro, è possibile rinvenire che, precedentemente all’apparizione della Vergine del 1905 sopra menzionata, padre Pio ebbe tre visioni nel 1903, nelle quali gli venne prospettato il suo futuro.

Nella nostra mentalità secolarizzata di uomini post-moderni increduli ed indifferenti, diventa assai difficile cogliere il senso autentico e potente di queste visioni, nelle quali cielo e terra comunicano e corrispondono ben oltre i nostri mondani progetti, ben oltre i nostri fini terreni.

Avendo ridotta tutta la realtà ad un “problema” che l’uomo può decifrare con le sole sue forze, si è compiuta una duplice operazione negativa: da una parte si è sottratto il “mistero” dalla stessa realtà e, dall’altra, si è eretta una palizzata egocentrica e soggettivistica alla comprensione oggettiva. In altre parole, ci si è resi refrattari all’azione della grazia, che proviene dallo spirito di Dio e che illumina, fortifica, sostiene la nostra ragione, perfezionandone così l’umanità.

Ecco perché, io credo, padre Pio ci rimandi al sostanzialmente altro, appunto alter Christus, poiché lui non si è opposto alla grazia ed ha corrisposto totalmente al progetto ed alla volontà di Dio fino alla condivisione della croce con il ricevimento delle stigmate.

L’ultima Messa di padre Pio suggella così, secondo le indicazioni degli Autori, l’adesione alla Passione di Cristo riproposta nella Santa Messa; è lì, dove il sacerdote consacra il pane e il vino, che si comprende il valore immutabile di quel rito, del sacrificio di Cristo.

Si possono così ancora percepire quelle parole di padre Pio che gli Autori hanno finemente riproposto lungo tutto il loro itinerario sulle tracce del santo di Pietrelcina: “Il mondo potrebbe stare anche senza sole, ma non senza la Santa Messa”.

Come ben recita l’antico detto: “Chi cerca trova”, Gnocchi e Palmaro, nella loro ricerca appassionata, si sono imbattuti, con grande sorpresa, in un’autentica miniera d’oro, costituita da un archivio di un figlio spirituale di padre Pio, l’industriale padovano Giuseppe Pagnossin.

Da questa ingente mole di documenti rinvenuti, lettere e fotografie inedite, autentico patrimonio e testimonianza della fede di padre Pio, Gnocchi e Palmaro hanno potuto così ulteriormente desumere come effettivamente il santo di Pietrelcina arginasse l’Anticristo, preservando la Santa Messa, facendo proprie le parole di Sant’Ireneo, che nel suo trattato Contro le eresie, citando il profeta Daniele, ebbe a considerare: “Il santuario sarà desolato: è stato offerto il peccato al posto del sacrificio e la giustizia è stata gettata a terra … verranno soppressi il sacrificio e la libagione e nel tempio si verificherà l’abominio della desolazione e sino alla fine del tempo sarà dato compimento alla desolazione”. Ecco perché l’ultima Messa di padre Pio assume un significato emblematico: l’abominio della desolazione profetizzato da Daniele è un mondo senza Messa e la riproposizione del sacrificio di Cristo, così come l’assunse padre Pio, è l’antidoto contro il veleno del Nemico, dell’Anticristo.

(altro…)

Continua a leggereL’ultima Messa di Padre Pio. L’anima segreta del santo delle stigmate

Martirio al Santuario. Angelo Minotti e l’Avanguardia cattolica

  • Categoria dell'articolo:In libreria

Roberto Marchesini, Martirio al Santuario. Angelo Minotti e l’Avanguardia cattolica, D'Ettoris Editori, Crotone 2011, pagine 100, isbn  978-88-89341-19-3, €11.90

Sconto su: http://www.theseuslibri.it

Estratto fornito dall'autore.

A partire dalla fine della guerra, all’ostilità che la Chiesa subiva da parte dello Stato liberale si aggiunsero le violenze socialiste dapprima e fasciste poi.

Finita la Grande Guerra, era opinione diffusa tra i socialisti che la rivoluzione fosse imminente; questo clima psicologico, unito ai disordini sociali che sfociarono nel “biennio rosso”, portò ad un crescendo di violenza socialista nei confronti dei cattolici, che aveva assunto un tono particolarmente preoccupante nella diocesi di Milano: frequenti tentativi di invasione delle Chiese e di incendio dei circoli e sedi delle associazioni, assalti alle processioni, sacerdoti e giovani cattolici vilipesi, parodie blasfeme erano all’ordine del giorno. I cattolici vivevano in un clima di paura e, forse come mai in precedenza, il rischio era quello di una rinuncia alla testimonianza pubblica della fede.

Il cardinal Ferrari, che aveva promosso in tutte le parrocchie gli oratori maschili e femminili, dopo la chiusura dell’Opera dei congressi diede impulso ai circoli giovanili maschili, federati nel 1906 nell’Unione Giovani Cattolici Milanesi. E fu a questi giovani che il cardinal Ferrari si rivolse per porre un freno alle violenze: uno “sparuto gruppo di giovani, 6 o 7 in tutto, si ritrovavano ogni giovedì sera in Arcivescovado per conoscere dove era necessaria la loro presenza la domenica successiva”. Fu questo il primo nucleo dell’associazione denominata Avanguardia Cattolica, “la spada dietro l’armadio” dei cattolici milanesi, secondo una definizione del cardinale Montini.

I giovani avanguardisti venivano scelti tra quelli più attivi, con una intensa vita spirituale e dotati anche di una certa prestanza fisica; avevano come compito principale la difesa fisica delle celebrazioni religiose e delle istituzioni cattoliche, ma venivano curate anche la formazione culturale e la vita spirituale dei membri: “Sorti in un contesto di violenza, la loro azione fu giudicata necessaria per lo svolgimento delle manifestazioni religiose. Avrebbero potuto facilmente degenerare, ma sin dall’inizio si puntò ad una formazione particolare di questi gruppi: essi dovevano essere i più sensibilizzati a riguardo della necessità degli aspetti pubblici della fede. Il loro motto «O Cristo o morte!» doveva investire tutta la loro esistenza e corrispondere ad una vita esemplare e ad un modo radicale di vivere la propria fede, quale riferimento per tutti gli altri giovani. Negli avanguardisti si vide la figura del cristiano totalmente e prontamente disponibile alle esigenze del popolo di Dio e capace di nutrire con questo servizio e questo spirito eroico la propria spiritualità; un modo quindi tipico di aderire alla Gioventù cattolica, condividendo gli stessi ideali ma accentuandone la dimensione pubblica. In seguito ad essi si affidò l’organizzazione e lo svolgimento delle più importanti riunioni; praticamente, secondo il loro statuto, dovevano rappresentare all’interno della gioventù cattolica il gruppo trainante”.

Ecco la testimonianza di un vecchio avanguardista: “Eravamo […] quell’insieme di giovani […] che non nascondeva, praticandolo, il suo cattolicesimo, sempre assiduo alle pratiche di pietà, che voleva sempre essere nello stato di grazia, che sfilavano dignitosamente e compostamente fieri a testa ben dritta e fronte alta, senza torcicolli, nelle Processioni, di quelle processioni che finalmente poterono svolgersi indisturbate grazie all’Avanguardia. […] Quasi sempre è bastata la nostra presenza, il nostro fermo contegno a raffreddare o a far rinsavire gli animi dei provocatori. Quante volte si è dovuto usare più forza verso noi stessi per tenere le mani a posto, che non dar libero sfogo al sangue che ci bolliva nelle vene, al giusto risentimento che ci infiammava”.

Il loro motto, “O Cristo o morte”, era ricamato sui gagliardetti bianchi, bordati di nero, con una croce nel centro. Il cardinale Schuster dettò il “Decalogo dell’Avanguardia”:

  1. Scopo: la tutela dei diritti dei Cattolici Italiani coi mezzi autorizzati dalle Leggi.
  2. Membri: i più generosi, già spiritualmente formati entro le file dell’AC.
  3. Requisiti: senza macchia e senza paura.
  4. Aiuti: l’uso frequente del Pane dei forti.
  5. Armi: «Forti nella Fede», illuminati nella cultura religiosa, onorati nella vita.
  6. Posto: sempre avanti.
  7. Metodo: organizzazione compatta e che ben funziona agli ordini dei Capi.
  8. Spazio vitale: in Chiesa e fuori; nei Sindacati e nell’AC; nella vita politica e civile della Patria; nel Senato e nella piazza.
  9. Vantaggi: intervenire e farsi rispettare. “Gli assenti hanno sempre torto”.
  10. Premio: Dio, ed il proprio diritto.

 

(altro…)

Continua a leggereMartirio al Santuario. Angelo Minotti e l’Avanguardia cattolica

In obbedienza alla verità

  • Categoria dell'articolo:In libreria

\"\"Grazia Mangano Ragazzi, IN OBBEDIENZA ALLA VERITÀ: la discrezione/prudenza come perno della spiritualità di Santa Caterina da Siena (Con una presentazione del Cardinale Carlo Caffarra), Cantagalli, Siena 2010, ISBN: 8882725561, pagine 320, Euro 24,00

Sconto su: http://www.theseuslibri.it

 

Il secolo scorso è stato per molti aspetti un "secolo cateriniano". È infatti nel ventunesimo secolo che l’autorità ecclesiastica ha elevato Caterina a Dottore della Chiesa e a compatrona d’Europa, ed è sempre nel secolo scorso che si sono sviluppati i primi studi critici sulle fonti cateriniane. A seguito di questi eventi e di questo fermento di studi, oggi il lettore ha a disposizione un’edizione critica di gran parte del corpus cateriniano ed un amplissimo ventaglio di scritti sulla vita e l’opera di Caterina, come evidenziato dai cinque volumi bibliografici finora pubblicati dal Centro Nazionale di Studi Cateriniani.

A tutt’oggi, però, non esisteva una monografia che analizzasse la nozione di discrezione/prudenza che, come conclude l’autrice del libro qui presentato, è davvero una nozione chiave per comprendere il messaggio spirituale di Caterina. Monografia rigorosa ed originale su questo aspetto decisivo della spiritualità cateriniana, questo libro è allo stesso tempo, grazie anche al ricchissimo apparato di note e di richiami bibliografici in tre lingue, un’utilissima introduzione al pensiero di Caterina. Questo suo carattere è stato ben colto dal Cardinal Caffarra che, nella sua presentazione, ha notato come il libro, pur affrontando un tema specifico della teologia cateriniana, s’inserisce in tutto il luminoso contesto del suo pensiero.

Dopo un capitolo introduttivo, dove l’autrice spiega la scelta dell’argomento assieme al piano ed alla metodologia della sua ricerca (oltre a riassumere i tratti salienti della vita di Caterina), il libro si articola in quattro parti: una prima parte critica in cui l’autrice fa il punto sui problemi di critica testuale delle opere cateriniane (Dialogo, Lettere ed Orazioni); una seconda parte analitica dove l’autrice procede ad un esame puntuale dei passi cateriniani che si riferiscono alla discrezione/prudenza; una terza parte storico-comparativa nella quale vengono ricercate le fonti della discrezione/prudenza cateriniana nella tradizione anteriore (Ambrogio, Agostino, Cassiano, Benedetto, Gregorio Magno, Bernardo, Riccardo di san Vittore e Tommaso d’Aquino) per poi mettere la discrezione/prudenza secondo Caterina a confronto con gli scritti di alcuni suoi contemporanei (Domenico Cavalca, Brigida di Svezia, Giovanni Colombini e Raimondo da Capua); ed infine una parte sintetica dove l’autrice mette in luce come la discrezione/prudenza sia condizione essenziale di unità nella riflessione cateriniana e perno di tutta la sua spiritualità. Alla conclusione generale segue una bibliografia molto estesa che è anche utilissimo inventario delle edizioni dei testi cateriniani e dei principali scritti/periodici/siti web sulla vita e l’opera della santa, in italiano, inglese e francese.

Il contributo principale del libro è quello di avere mostrato come sia proprio nella discrezione/prudenza che emerge in tutta la sua forza il fondamento della riflessione cateriniana, cioè la conoscenza e l’amore della "prima Verità" che è Dio, fonte di ogni essere, verità e bene. Per la senese, infatti, il più grande dono di Dio all’uomo è averlo creato a Sua immagine e somiglianza, dandogli non soltanto l’esistenza ma anche la capacità di conoscerLo ed amarLo attraverso le tre facoltà dell’anima (memoria, intelletto e volontà). Conoscendo Dio, l’uomo conosce anche se stesso: il "vero cognoscimento" è conoscenza di sé e di Dio e quindi dell’unica verità che conta, cioè quella che riguarda la vita o la morte eterna. Questa conoscenza, indispensabile per la salvezza, è una conoscenza soprannaturale che viene data all’uomo attraverso la grazia divina. Ma restare in questa conoscenza, in cui l’uomo deve abitare continuamente come in una "cella", dipende dal suo "esercitare le virtù". In definitiva, la senese nega che si possa restare nella verità ricevuta da Dio senza il concreto esercizio delle virtù.

Nella riflessione cateriniana, la discrezione/prudenza, coniugando il discernimento con la sua realizzazione nel retto agire morale, finisce anche per essere la condizione della vera libertà dell’uomo: facendolo "dimorare" nell’amore della verità quale suo "seguitatore", la discrezione/prudenza libera l’uomo dalla servitù del peccato. Ed è proprio questo fondamento fortemente morale della sua spiritualità, con il costante richiamo all’agire virtuoso quale condizione imprescindibile del rapporto con Dio, che rende la senese una santa tanto scomoda quanto attuale nel tempo presente.

***

Presentazione del Cardinale Caffarra

Il libro che presento è frutto di studi prolungati, rigorosi e appassionati sul pensiero di Santa Caterina da Siena.

Assieme a Teresa d’Avila, Caterina fu la prima donna ad essere proclamata dal Santo Padre Paolo VI, di venerata memoria, Dottore della Chiesa. Il solenne atto pontificio non era che la conclusione coerente della stima che la Chiesa da secoli nutriva per questa donna, anche a motivo del suo profondo pensiero teologico.

È noto ai fedeli che la qualifica di Dottore ad un santo/a indica in esso/a un sicuro punto di riferimento circa il modo di pensare la fede, e un maestro fidato per essere più profondamente introdotti nel Mistero di Cristo e della Chiesa. Caterina è tutto questo in grado eminente sulla scia del suo grande fratello di religione Tommaso d’Aquino.

La luminosità, lo splendore della sua teologia, nasce da quel contatto vitale con le Res Divinae di cui Caterina godette fin dalla più tenera età. Ma soprattutto è la sua immersione nel mistero della Chiesa che la introdusse in modo unico nel Mistero di Cristo.

Il libro che l’autrice ora propone, pur affrontando un tema specifico della teologia cateriniana, s’inserisce in tutto il luminoso contesto del suo pensiero. La Chiesa oggi ha particolare bisogno di rimanere alla scuola dei suoi grandi Dottori, chiamata come è ad annunciare Cristo facendo fronte ad inedite sfide del pensiero e della cultura.

Non posso dunque non augurare numerosi lettori a questo libro, perché Caterina sia sempre più conosciuta e assimilata nel suo pensiero!

(altro…)

Continua a leggereIn obbedienza alla verità

Karol Wojtyła al Concilio Vaticano II

  • Categoria dell'articolo:In libreria

\"\"Don Robert Skrzypczak, Karol Wojtyła al Concilio Vaticano II. La storia e i documenti, , Fede & Cultura, 2011, pp. 448, € 35.

Sconto su: http://www.theseuslibri.it

Per gentile concessione dell'editore pubblichiamo le pp. 7-15 del 1° capitolo

Il Collegio Pio Latino Americano in via Aurelia a Roma vanta una bellissima biblioteca con una ricca collezione di libri, stampe e riviste.

A tre giorni dal conclave, mercoledì 11 ottobre 1978, quel luogo attirava l’attenzione di molti cardinali. Si chinavano sui documenti e, sfogliandone le pagine, rievocavano i grandi temi d’attualità di cui era vissuto il mondo cattolico ai tempi del Concilio Vaticano II, conclusosi ormai da tredici anni. Si parlava del bisogno di una Chiesa molto più biblica e meno clericale; di una fede che potesse diventare un incontro più personale con Dio anziché una sintesi dei testi sacri. Le grandi sfide del mondo contemporaneo: il comunismo e l’ateismo come il relativismo morale, pretendevano dalla Chiesa, consapevole della propria identità e missione, una risposta coerente; oltre a tutto, nel moderno dopoguerra non ci si aspettava dal cristianesimo un atteggiamento moralistico o un potere autoritario bensì un messaggio evangelico che sapesse spiegare all’uomo il suo destino e illuminare la sua esperienza.

Tutti questi testi, letti e riletti con dovuta concentrazione dai presuli in visita a quella singolare mostra, risalivano ad uno di loro – il cui nome veniva pronunciato sempre più spesso nei colloqui di corridoio, fra i commenti, battute e prove pre-elettive –: Karol Wojty

ła. Erano i testi dei suoi interventi tenuti durante le sedute plenarie del Concilio. A qualcuno dei visitatori, forse, veniva spontaneo chiedersi come mai un uomo del genere si fosse perso nella congerie dei resoconti e studi postconciliari. La mostra era stata voluta ed organizzata da due porporati che portavano singolari cognomi: il cardinale Franz König di Vienna e il cardinale John Krol di Philadelphia. Era stata per caso quella circostanza, in apparenza di poco conto, che sembrava configurare un «corteo regale»[1] che avrebbe portato l’arcivescovo di Cracovia alla dignità di Successore di san Pietro, e avrebbe arricchito la Chiesa per molti anni di uno dei più straordinari papi moderni?

Karol Wojtyła quale Padre del Concilio Vaticano II è tuttora poco conosciuto[2]. Vi è un gran numero di pubblicazioni sulla vita e le opere di questo personaggio, conosciuto successivamente con il nome di Giovanni Paolo II; tuttavia manca un adeguato studio sul periodo della sua effettiva partecipazione ai lavori della più grande assemblea dei Pastori della Chiesa Cattolica nel XX secolo. Le biografie del Santo Padre, anche le più dettagliate, vi dedicano a malapena alcune pagine nel tentativo di riempire le lacune che emergono tra due importanti tappe della vita di Giovanni Paolo II: la sua polacca «maturazione» alle dignità ecclesiastiche, e quello che ha inaugurato il giorno 16 ottobre 1978[3]. Nessuno, fino ad ora, aveva tentato di misurarsi con la totalità del contributo apportato ai dibattiti del Vaticano II da parte dell’arcivescovo di Cracovia, e ciò fa sembrare l’esperienza della sua partecipazione ai discorsi conciliari solamente un «episodio».

La presente antologia di tutti gli interventi di Karol Wojtyła al servizio del Concilio, sia orali sia messi per iscritto, esposta nella seconda parte del saggio, è alla sua primissima edizione. Essa viene anche pubblicata in polacco con il testo latino a fronte. Il latino era allora la lingua ufficiale della Chiesa, lo usavano i Padri conciliari per comunicare fra di loro, il polacco invece era il modo con il quale pensava la mente e sentiva il cuore del Pastore di Cracovia. Credo, che integrare la biografia di Giovanni Paolo II con la più ampia presentazione del suo impegno conciliare, non esaurisca l’importanza di questa pubblicazione.

(altro…)

Continua a leggereKarol Wojtyła al Concilio Vaticano II

Sulla ”Dichiarazione anticipata di trattamento” (DAT)

  • Categoria dell'articolo:In libreria

\"Padre Arturo Ruiz Freites, Mabel e la morte. L’eutanasia (EDIVI, Segni 2011), di prossima apparizione.

SULLA “DICHIARAZIONE ANTICIPATA DI TRATTAMENTO (DAT)”

Estratto dal libro, per gentile concessione dell'autore.

II.II.8.2. Dichiarazione anticipata di trattamento (DAT) ed il cosiddetto “testamento biologico”

 

La “dichiarazione anticipata di trattamento” (DAT), antecedente e per iscritto, avente un oggetto entro i limiti morali, non sarebbe di per sé illecita. Anche se, come indichiamo più avanti (1), sono molto discutibili la sua convenienza e la sua prudenzialità, soprattutto in certe circostanze culturali e politiche, particolarmente quando non si garantisce che non si offrirà in qualche modo la possibilità e l’occasione di leggi e pratiche eutanasiche – nell’immediato o in un futuro più o meno prossimo, una volta che si è aperta alle maggioranze numeriche la possibilità di dettare legge su di un oggetto così delicato ed importante, confinante con il divino, in un modo così volubile e contingente –.

Il problema grave sorge quando, infatti, la si vuole imporre come “diritto” di dichiarazione senza limite morale e di conseguenza senza limite legale né per il paziente né per gli eventuali responsabili, parenti o agenti sanitari. Di fatto ciò viene promosso da tanti con questo scopo immorale e contrastante con la cultura umanista e cristiana dei nostri popoli, mettendo in atto una illegittima rivoluzione culturale mossa dagli interessi politici ed economici che abbiamo indicato.

Accettare di legiferare in materia deve presupporre un contesto che eviti che la legge, sottomessa a una volontà di maggioranze senza regole, permetta di entrare nell’ambito indisponibile della vita, come ad esempio un articolo costituzionale che indichi, appunto, l’inviolabilità della vita umana e di conseguenza l’indisponibilità all’intervento umano su di essa dal concepimento fino al suo termine naturale. E quanto più si rinforza in conformità con l’etica il limite legale fondamentale per garantire la saldezza di un retto ordinamento legale secondario in materia tanto grave, data la malizia della rivoluzione culturale all’attacco contro l’integrità degli uomini, meglio è.

Occorre ancora precisare che la terminologia “testamento biologico” è di per sé abusiva, perché indicativa di una disponibilità della vita anche in ambito indisponibile, giacché si fa “testamento” dei beni disponibili, non della propria vita. Perciò è evidente l’ambigua malizia, di fatto, delle campagne per promuovere leggi di libero “testamento biologico”. È preferibile, per evitare le ambiguità, se si vuole dire ciò che è lecito, parlare piuttosto di “volontà o dichiarazione anticipata di trattamento”.

 

E' possibile scaricare gratuitamente l'intero estratto di 14 pagine del libro cliccando su: https://www.totustuus.it/data/Freites_Estratto_libro_ARF_su_DAT.zip

Clicca qui sotto su "Leggi tutto" per proseguire nella lettura dell'estratto

 

(altro…)

Continua a leggereSulla ”Dichiarazione anticipata di trattamento” (DAT)

Storia dell’apologetica

  • Categoria dell'articolo:In libreria

\"\"Card. Avery Dulles, C.S. Storia dell’apologetica, con una prefazione di mons. Luigi Negri,  Edizioni Fede & Cultura , 2010, pp. 384, € 29

Sconto su: http://www.theseuslibri.it

 

PREFAZIONE

Sono lietissimo di presentare questo significativo volume dedicato dal Card. Dulles alla Storia dellApologetica.

In qualche modo ho lapologetica nel sangue. Da studente universitario presso la facoltà di filosofia dellUniversità cattolica nei primi anni sessanta, sotto la guida del più grande metafisico del secolo scorso, il prof. Gustavo Bontadini, avevamo dato vita a un centro di apologetica in cui cercavamo di difendere la Fede leggendo dal punto di vista di unautentica coscienza cristiana e di una piena adesione alla filosofia neotomista le vicende culturali del passato e del presente.

Per me lapologetica è una dimensione sostanziale della fede, perché il movimento che la fede vive per comunicare le ragioni profonde della sua identità e quindi per incontrare, sulla base della razionalità umana, posizioni, istanze, questioni. Questo movimento, che implica lapprofondimento della propria identità e quindi lapertura al confronto e al dialogo con tutte le posizioni, costituisce uneredità preziosa della posizione teologica e filosofica cattolica.

Queste formulazioni mi sembrano anche il punto di vista sostanziale di questo ottimo volume in cui le fasi dellapologetica storica vengono tratteggiate dal Card. Dulles con uninterpretazione profonda, una grande maestria filologica e una grande passione ecclesiale.

Non si ama infatti la Chiesa senza difenderla, cioè senza mostrare che la verità della fede incontra e valorizza ogni autentico sforzo delluomo per comprendere se stesso, non senza denunciare e negare quelle posizioni che essendo contro Dio sono inevitabilmente anche contro luomo.

Mi pare che questo mio intendimento e la lettura di questo ottimo testo, cui auguro il miglior successo, sono ben espresse da questa espressione di Timothy George: «Lapologetica è per tutti. Questa storia particolare, anche se non manca di erudizione, è stata scritta nella convinzione che gli argomenti nei quali gli apologeti cristiani si sono imbattuti nelle varie epoche sono, o dovrebbero essere, di interesse comune per chiunque si ponga le domande fondamentali sulla vita umana: chi sono? Da dove vengo e dove vado? Qual è il significato della mia vita e della vita stessa? Come dovrei vivere in questo mondo? Cè vita oltre la tomba e dove sarò trenta secondi dopo la mia morte? Queste domande, naturalmente, non appartengono solo ai cristiani. Esse appartengono ad ogni uomo. Ma la fede cristiana non si ritrae dal compito di considerare queste domande alla luce del nostro comune umano affanno e con laiuto della ragione illuminata dalla fede».

Con la mia benedizione piena di gratitudine

†Luigi Negri, Vescovo di San Marino-Montefeltro


 


 


Preghiera serale dell’apologeta

Da tutte le mie storpie sconfitte e oh! Molto più

da tutte le vittorie che pensavo mie;

dallintelligenza sparata in tuo nome

per la quale, se gli angeli piangono, la gente ride;

da tutte le mie prove della Tua divinità,

Tu, che non dai segno, liberami.

Sono solo spiccioli i pensieri. Non permettere che invece che a Te,

mi affidi alla consunta loro immagine del tuo capo.

Da tutti i miei pensieri, anche dai miei pensieri di Te,

o Tu splendido Silenzio, cadi, e liberami.

Signore della porta stretta e della cruna dellago,

toglimi dal mio nulla per paura che muoia.

C.S. Lewis


 


PREMESSA

(altro…)

Continua a leggereStoria dell’apologetica

Biografie del Beato Giovanni Paolo II

  • Categoria dell'articolo:In libreria

Ormai ci siamo, la beatificazione di Giovanni Paolo II è avvenuta! Per chi volesse approfondire le proprie conoscenze sulla vita del novello beato, segnaliamo solo alcuni titoli abbastanza noti.

Il primo, imprescindibile e d’immenso valore perché redatto dal pontefice stesso è l’autobiografico Dono e mistero, (Città del Vaticano, 1996, consultabile: http://www.vatican.va/archive/books/gift_mystery/documents/archive_gift-mystery_book_1996_it.html ) incentrato soprattutto sulla vocazione al sacerdozio del giovane Lolek; al susseguirsi delle esperienze giovanili, dall’iscrizione alla facoltà di lettere e filosofia di Cracovia passando per la morte del padre e l’esperienza teatrale fino alla consacrazione e al dottorato in teologia, il Santo Padre aggiunge alcune profonde meditazioni sul profondo valore del ministero sacerdotale. Delle numerose citiamo una sola, molto profonda e d’attualità: "Ma al di là del dovuto rinnovamento pastorale, sono convinto che il sacerdote non deve avere alcun timore di essere «fuori tempo», perché l’«oggi» umano di ogni sacerdote è inserito nell’«oggi» del Cristo Redentore".

Molto celebre e anche molto voluminoso è il libro di George Weigel Testimone della speranza, (Mondadori, 1999) densissima e approfondita biografia del beato Wojtyla scritta quasi come una sorta di "apologia" del Santo Padre, giustamente presentato come un uomo intensamente innamorato di Cristo e alieno da ogni ideologia o etichettatura politica, innovatore ma sempre nel secolo della Tradizione, coraggioso nel confrontarsi sia contro il comunismo sia contro le "democrazie totalitarie" occidentali.
Weigel, che è teologo rigoroso e preciso ma per nulla noioso, ricorre a fonti di primissima mano (tra le quali oltre ai suoi amici di gioventù e i vari cardinali di Curia, figura il papa stesso) ci presenta in modo particolare il contributo dato dal Papa per una "nuova" teologia morale basata sulla centralità della persona, immagine di Dio, da opporre quindi a tutti i tentativi (tanto socialistici quanto liberalistici) di degradare l’umano dalla sua "innata grandezza" di figlio di Dio.

Più scorrevole e meno propenso a digressioni teologiche è Bernard Lecomte con il suo Giovanni Paolo II. La biografia (Baldini Castaldi Dalai Editore, Milano, 2004). Pur avendo un taglio più divulgativo e attento agli aneddoti rispetto a Weigel, Lecomte si mostra in grado di saper cogliere le peculiari caratteristiche del papa polacco come uomo né di destra né di sinistra, ma non per questo incolore, innovatore ma saldamente ancorato alle verità della Chiesa.

Su questo punto si innesta l’ultimo libro che presentiamo, di Antonio Socci, I segreti di Karol Wojtyla (Rizzoli, 2009) che legge la vita e il pontificato del Santo Padre alla luce delle sua vita di intensa preghiera e delle sue poco conosciute esperienze mistiche, dando particolarmente il giusto risalto alla centralità della devozione mariana del Pontefice che, lungi dall’essere un "abbellimento" accessorio, costituiva la fonte stessa del suo straordinario coraggio e del suo zelo apostolico (in tal senso l’atto di consacrazione al Cuore Immacolato del 13 maggio 1982 viene letto come un segno provvidenziale alla luce dei successivi eventi mondiali).

G.L.

INTERVISTA.
Parla il biografo Weigel: ha mostrato la strada della speranza, senza fragili ottimismi.

(altro…)

Continua a leggereBiografie del Beato Giovanni Paolo II

Percorsi con Robert Hugh Benson

  • Categoria dell'articolo:In libreria

\"\"Robert Hugh Benson, Con quale autorità,  BUR Rizzoli, 2005, pp. 418, € 9,80.
Robert Hugh Benson, L’amicizia in Cristo,  Edizioni Jaca Book, 1988, pp. 160, € 11.
Robert Hugh Benson,  Confessioni di un convertito,  Edizioni Gribaudi, 1996, pp. 144, € 8,50.
Robert Hugh Benson, L’alba di tutto,  Edizioni Fede & Cultura, 2010, pp. 324, € 16.

Tutte le opere di Padre Benson sono acquistabili con sconto su http://www.theseuslibri.it

Ricordiamo anche che su https://www.totustuus.it sono scaricabili gratuitamente queste altre 10 opere di P. Benson: (1) Oddfish! Perdinci! [inedito in Italia: prima trad. italiana] (2) Con quale autorità? (3) La luce invisibile (4) Paradossi del cattolicesimo (5) La storia di Richard Raynal, eremita [inedito in Italia: prima trad. italiana] (6) Vieni ruota! vieni forca! [inedito in Italia: prima trad. italiana] (7) Il dominatore del mondo (8) Il trionfo del Re [inedito in Italia: prima trad. italiana] (9) Cristo nella Chiesa (10) Il baronetto vagabondo [inedito in Italia: prima trad. italiana]

 
 
Percorsi con Robert Hugh Benson

 
 
“Gli pareva tutto un mondo da cui Dio stesso aveva voluto ritirarsi, dopo averlo lasciato nella più completa soddisfazione di sé, privo di fede e di speranza”.
Ecco come appariva il mondo al personaggio di Padre Percy Franklin che è protagonista nel romanzo fanta-politico:”Il padrone del mondo”, scritto da Benson nel 1907.
Chi era Benson ? Perché questo fanta-romanzo suscitò preoccupazioni e destò un notevole interesse in tutto il mondo occidentale ?

Robert Hugh Benson (1871-1914), figlio di un pastore anglicano divenuto arcivescovo di Canterbury, è stato un romanziere  inglese che divenne inizialmente diacono nel clero anglicano ed attraverso una tormentata vita spirituale condotta alla ricerca della Verità, passando attraverso un ordine contemplativo della Chiesa d’Inghilterra (Comunità della Casa della Resurrezione), approdò alla Chiesa Cattolica Romana, che lo accolse e lo consacrò sacerdote nel 1904 nella basilica di San Silvestro a Roma. Furono le encicliche di Leone XIII, in particolare l’Apostolicae Curae e l’insegnamento del Beato Cardinale Newman, oltre ad altre vicende personali, come l’imbattersi sorprendentemente in una chiesetta cattolica a Luxor in Egitto, che lo fecero ulteriormente riflettere sul carattere davvero universale (e non solo nazionale) della Chiesa Cattolica.

Nonostante la breve vita (Benson si spense prematuramente all’ età di 43 anni per problemi cardiaci), egli scrisse altri libri, dei quali faremo ampia menzione in seguito. Tornando al romanzo: “Il padrone del mondo”, che rese celebre il sacerdote-scrittore nel mondo, Benson paventò l’avvento dell’Anticristo (costruito nel personaggio di Giuliano Felsemburgh) non raffigurandolo con sembianze diaboliche ma, al contrario, proponendolo come un ingannatore messaggero di pace in un mondo dove le guerre, le malattie, il dolore erano stati progressivamente cancellati dalla scienza(non solo medica) con il trionfo dei valori umani e l’allontanamento dalla via salvifica costituita da Gesù Cristo e dalla Chiesa. Drammatico e sconvolgente rimane a tutt’oggi l’interrogativo che, nel romanzo, il Santo Padre (Silvestro III) pone a Padre Franklin: “Che cosa è avvenuto, che cosa avviene, che cosa avverrà e che cosa si dovrebbe fare ?” a cui risponde accoratamente il sacerdote con le prime ed ultime cose da farsi: la Messa, la preghiera ed il rosario. Se il mondo (con il successo dell’Umanitarismo) nega la loro potenza, il cristiano, sale della terra, deve cercare in loro sostegno e rifugio. Benson era solito indicare una via per portare i fratelli, soprattutto quelli più lontani, a Cristo e quella via era Maria ed il luogo era Lourdes.

Bisognava costituire, seguendo sempre le parole di Padre Franklin in risposta agli interrogativi del Papa, “un ordine di pazzi: pazzi di amore, pronti a tutte le battaglie, fino al martirio. Come Gesù”.
“Tutte le cose in Gesù Cristo: in Gesù Cristo, ora e sempre!”.

(altro…)

Continua a leggerePercorsi con Robert Hugh Benson

C. Fabro: I Vangeli delle domeniche

  • Categoria dell'articolo:In libreria

\"\"Cornelio Fabro, Vangeli delle Domeniche (Opere Complete Cornelio Fabro – Volume 15), ISBN: 978-88-89231-22-7 ; Euro € 25,00 ; 310 pp.  EDIVI, 2010

 

www.edivi.com

 

AVVERTENZA

Queste riflessioni sul Santo Vangelo furono lette, nella maggior parte, alla Radio italiana (Programma nazionale) negli anni 1954-55 e vedono ora la luce per la pressione degli amici e la benevolenza dell’Editore. Si tratta di poca e povera cosa, per lo più improvvisata e grezza, senz’alcun ricorso alle risorse della tecnica e dell’acribia scientifica di cui sono fornite altre ben più valide esposizioni contemporanee del sacro testo. Questo testo è stato qui visto e letto nella povertà e desolazione di spirito del nostro tempo, quasi in forma di colloquio con i dubbiosi, i tribolati, gli sperduti in un mondo che promette progresso e lascia il cuore sempre più in pena e lo spirito senza bussola. Come allora quando leggevo agli ignoti cortesi ascoltatori, vorrei anche oggi che queste povere cose si dissipassero appena lette per far emergere soltanto Lui, il nostro Redentore e Salvatore, nella suasiva veemenza della sua Parola e nel conforto dolcissimo della sua Presenza in questo vespero folle dell’umanità che non osa credere più all’amore di Dio e si rassegna a vivere senza speranza.
L’Autore
Roma, Ognissanti 1958

(altro…)

Continua a leggereC. Fabro: I Vangeli delle domeniche