(Avvenire) La speranza in Gesù vince qualsiasi disperazione
IL PRIMO ANNIVERSARIO DELLASPE SALVI
Quella certezza di futuro che già cambia il presente
GIACOMO SAMEK LODOVICI
IL PRIMO ANNIVERSARIO DELLASPE SALVI
Quella certezza di futuro che già cambia il presente
GIACOMO SAMEK LODOVICI
Rino Cammilleri, per Il Timone
Nel commentare la riesumazione della salma di Padre Pio (notte tra il 2 e il 3 marzo 2008) e l’annuncio della sua esposizione dal 24 aprile p.v., Claudio Magris sul «Corriere della Sera» del 16 aprile u.s. non ha potuto frenare la sua indignazione. Prendendo punto dalla denuncia penale sporta dall’Associazione «Padre Pio-Uomo della Sofferenza» contro il vescovo di San Giovanni Rotondo per vilipendio di cadavere e profanazione di sepoltura (respinta dal magistrato con la motivazione che nessuno può far valere in giudizio in nome proprio un diritto altrui e che spetta alla Chiesa tutelare gli interessi dei suoi fedeli), Magris sposa senz’altro la posizione dei denuncianti, che invitavano a non esporre la salma del Santo «per vanità degli uomini». Anche perché pare che Padre Pio stesso (ma, secondo chi scrive, è tutto da verificare) abbia espresso, quand’era in questo mondo, il desiderio non essere né riesumato né traslato dalla cripta della vecchia chiesa di Santa Maria delle Grazie. Quest’ultima motivazione, fosse vera, dovrebbe da sola chiudere il discorso e dar ragione all’Associazione. Purtuttavia, anche in questo caso c’è un problema: i fedeli.
Sono già più di settecentomila quelli che si sono prenotati per visitare la salma quando verrà esposta.
Settecentomila.
Il dialogo tra le religioni non è possibile. La fede non si può mettere tra parentesi
Lettera d Papa Benedetto XVI al sen. Marcello Pera
Rino Cammilleri, per Il Timone
Confesso che, da quando faccio il kattolico, il Peccato Originale è stata ed è la mia ossessione. Che dico? Da prima, anzi da sempre, visto che a tenermi lontano dal kattolicesimo e dalla religione tout court era proprio questo dubbio. Sì, insomma: la tragedia umana mi era ben presente, né la mia personale storia mi portava a gioire granchè; per questo non riuscivo a credere a un Dio così buono da aver creato l’umanità per poi lasciarla marcire nel dolore senza rimedio. Pensavo alle guerre, alle catastrofi naturali e artificiali, alle malattie, alle pestilenze, alle ingiustizie, alle morti, alle efferatezze, alla schiavitù, ai martirii matrimoniali, alle sfortune, alle cattiverie, alle persecuzioni, alla fame… Beh, il resto delle disgrazie, individuali e collettive, mettecelo voi, perché l’elenco è lungo. Ed è lungo, anche, quanto l’intera storia umana, dal primo uomo fino all’ultimo, quello che che ancora deve venire. Bene, sommate il tutto, aggiungete le vostre personali difficoltà passate, presenti e future, e poi ditemi: questa somma enorme, gigantesca, immane, cosmica di sofferenza, perché?
Presentazione del libro:
PERCHE\’ CREDO
Intervengono gli autori
Vittorio Messori"CREDO": INVITO A UN INCONTRO
Una legge bandisce dalle scuole l’insegnamento confessionale e impone corsi di etica di Stato
QUÉBEC – LAICISMO E FEDE/1
Viaggio in una terra che fino a 50 anni fa era considerata la più cattolica del Nord America
Una società malata di relativismo
Il nunzio Ventura: si va a costruire una religione laica, il cui dogma è che nessuno ha il monopolio della verità. Un parroco: si ricomincia da una testimonianza
DAL NOSTRO INVIATO A MONTREAL MARINA CORRADI
Chi passi distrattamente per rue Saint Laurent, a Petite Italie, nel quartiere italiano, nota un condominio di lusso dalla struttura imponente. Solo alzando gli occhi riconosce, dalle due torri geometriche accanto alla facciata anteriore, che cos’era originariamente quel palazzo. Saint Jean de la Croix, vecchia grande chiesa inutilizzata in una città dove la frequenza domenicale alla Messa è del 5%, è stata venduta: rimosse le campane, le navate trasformate in bilocali a migliaia di dollari il metro quadro. Non è la sola, Saint Jean, ad avere subito questa sorte, in una città che vantava 300 fra chiese e monasteri, in un Québec considerato fino a cinquant’anni fa il più cattolico paese del Nord America. Ora le chiese sono vuote, i giovani convivono senza sposarsi, e raramente battezzano i pochi figli che nascono (la natalità è sotto gli 1,6 figli per donna, meno che in Italia). Nemmeno per il funerale si torna in parrocchia : molti ormai, spiega don Pierangelo Paternieri, parroco di Notre Dame de Pompei, preferiscono le «Funeral house». E ci conduce a visitarne una. Da fuori, sembra un Mc Donald’s, o un supermercato. Dentro, un impiegato sorveglia sei camere mortuarie in velluto e moquette, complete di sala per banchetti e stanza giochi per i bambini. E’ tutto molto bene organizzato, per una tariffa da 20 mila dollari a defunto (\’facciamo 50 decessi al mese\’, spiega con piglio manageriale l’addetto). Però, qui al massimo il morto può avere una veloce benedizione, ammesso che sia cristiano. Non un funerale con la messa – si usa sempre meno.
Rino Cammilleri, per Il Timone
Il 30 dicembre 2007 la riconferma di Emilio Mwai Kibaki alla presidenza del Kenya è stata contestata dal capo dell’opposizione, Raila Amolo Odinga, che ha accusato il vincitore di brogli.
Subito si sono avuti scontri nel Paese, con un migliaio di morti e duecentocinquantamila sfollati.
L’economia ha avuto un blocco e il turismo, una delle voci principali, è crollato. La perdita è stata valutata in un miliardo di euro al giorno.
Naturalmente la vicenda ha immediatamente assunto contorni tribali e tra le etnie kikuyu e loa è finita, al solito, a colpi di machete, stupri di massa (anche di bambini), esodi.
E’ il solito refrain dell’Africa, dove la democrazia funziona (si fa per dire) così. Ogni etnia crea il suo partito e il risultato è una democrazia tribale.
Rino Cammilleri, per Il Timone
Per non farmi venire un fegato così non guardo mai i talkshow televisivi. Per forza di cose devono dare voce alle opposte opinioni, così che finisce per prevalere solo chi ha la lingua più lunga e/o tagliente. Tuttavia, a volte qualche elettore mi gira via e-mail qualcosa che vi accade o è stato detto.
E’ il caso di quel che vado a trascrivere e che è di penna di Marco Travaglio, il quale nella trasmissione «Annozero» tiene una rubrica che si chiama «Posta prioritaria». Ebbene, nella puntata del 10 maggio 2007, poco prima del famoso Family Day, una di tali «poste» è stata indirizzata al cardinale Camillo Ruini in questi termini: «Mi rivolgo a lei anche se la so da poco in pensione, anziché al suo successore cardinale Bagnasco, perché lei è un po\’ l\’Andreotti del Vaticano: ha accompagnato la vita politica e religiosa del nostro Paese per molti decenni. Come lei ben sa, non c\’è paese d\’Europa che abbia avuto tanti capi del governo cattolici come l\’Italia. Su 60 governi in 60 anni, 51 avevano come premier un cattolico e solo 9 un laico».
Perché cito questa «posta»?
Radio Vaticana – 03/11/2008 14.54.08
Il comune di Oxford abolisce i riferimenti al Natale. Mons. Ravasi: è il nuovo ateismo stinto nel grigiore inconsistente dell’indifferenza (altro…)