Metà clero non la vuole in chiesa, altri la difendono
di Mario Lancisi
Hanno fatto scalpore le critiche del settimanale al governo Berlusconi. A tal punto che persino due consiglieri regionali di Alleanza federalista Virgilio Luvisotti e Jacopo Ferri sono scesi in campo per chiedere ai vescovi toscani di non vendere più nelle parrocchie il settimanale di don Sciortino, come richiesto anche dal vescovo di Como Alessandro Maggiolini. Richieste peraltro che non furono avanzate quando sempre Famiglia Cristiana bacchettò il Pd e Veltroni per il «pasticcio» dell’intesa con i radicali.
Due pesi e due misure? «Questa volta l’eco delle critiche del settimanale sono state più vaste», risponde don Romano Faldi, parroco di S. Maria a Colonica di Prato. Don Romano è critico con don Sciortino, il direttore «cravattaro», come lo chiama, per il fatto che porta sempre la cravatta: «E’ stato molto irriguardoso nei confronti del presidente del Consiglio», aggiunge. Lui, don Romano, i conti con il settimanale dei Paolini li ha fatti da tempo: «Sono almeno 7 anni che ho smesso di venderlo in parrocchia. Lo trovo un giornale informativo, e non formativo».
Anche don Felice Munaro, parroco livornese, tira le orecchie al direttore di «Famiglia Cristiana»: «Non dovevano interessarsi di temi strettamente politici. Se imitano l’Espresso perché dovremmo venderlo in chiesa?».
Sul fronte opposto le posizioni sono articolate. C’è chi il settimanale lo vende e continuerà a farlo, in barba alla Santa Sede. E chi difende gli editoriali incandescenti di Famiglia Cristiana, anche se da tempo non la vendono più in parrocchia. […]
Il Tirreno, 21/8/2008