Omelia 11 luglio – XV del Tempo Ordinario

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DOMENICA QUINDICESIMA DEL TEMPO ORDINARIO

LETTURE
Prima: Deut 30, 10-14
Seconda: Col 1, 15-20
Vangelo: Lc 10, 25-37

NESSO TRA LE LETTURE
La questione Gesù potrebbe essere il centro di convergenza dei testi liturgici. Gesù è una grande domanda, e la Bibbia ci offre una grande risposta. Nel vangelo Gesù si autopresenta come il buon samaritano, disponibile per qualsiasi necessità, laddove esista e chiunque sia il bisognoso. La prima lettura ci parla della Parola vicina, sulle labbra e nel cuore, e tale Parola vicina si identifica con Gesù, il Dio-uomo, che ci parla con parole di uomo. Nella lettera ai Colossesi, in un antico e bellissimo inno cristologico, Gesù è cantato come il primogenito di tutta la creazione, al quale tutto fa riferimento e nel quale tutto incontra pienezza.

MESSAGGIO DOTTRINALE

1. Il buon samaritano, pseudonimo di Gesù. La parabola del buon samaritano non è soltanto un tesoro cristiano, appartiene alla ricchezza dell’umanità. Forse non sarebbe esagerato dire che non c’è uomo che non la conosca, che non abbia cercato di interpretarla qualche volta nella sua vita. Si può mettere in risalto, pertanto, che non è una parabola fatta vita, ma una vita fatta parabola, e per questo si può dire che il buon samaritano è uno pseudonimo di Gesù. Alla domanda dello scriba su chi è il suo prossimo, Gesù avrebbe potuto rispondere direttamente: "Io sono" ; preferì, invece, scegliere il cammino parabolico e fare della narrazione uno specchio della sua esistenza, interamente donata all’uomo per amore. Veramente Gesù Cristo è il prossimo di ogni uomo, cioè, vicino, accessibile, disponibile, accogliente, prossimo in qualsiasi situazione o circostanza umana. Una prospettiva interessante per leggere i vangeli potrebbe essere questa della prossimità, adottando come punto di partenza il grande mistero dell’incarnazione, per mezzo della quale Dio si fa prossimo dell’uomo in Gesù di Nazaret. Gesù è prossimo ai bambini, ai malati, ai discepoli, agli inquieti, ai potenti, ai poveri e bisognosi, a tutti. La prossimità di Gesù Cristo all’uomo fa parte del mistero dell’incarnazione e della nascita.

2. Gesù, Parola vicina. Per il Deuteronomista la Parola è la rivelazione di Dio innanzitutto sul Sinai, e adesso nella pianura di Moab. Una rivelazione divina che non è qualcosa di principalmente estrinseco, ma che realmente è una Parola interiore, della quale ogni seguace di Gesù Cristo si appropria fino a giungere a farla sua. Una Parola e una rivelazione che acquistano volto e nome propri in Gesù Cristo. Egli è la Parola fatta carne. Egli è la Parola che risuona in tutte le parole della Bibbia. Egli è la Parola che, per opera dello Spirito Santo, si addentra nell’anima del credente fino ad annidarsi in essa, trasformandola nella sua dimora. Si trova sulle nostre labbra la Parola, perché, quando leggiamo la Scrittura, leggiamo in essa Cristo. Si trova nel nostro cuore, perché la Parola non è un suono vuoto, e neppure un mero contenuto conoscitivo, ma una persona, che si conosce e si ama nell’intimità, per la via del cuore. Per un cristiano, codesta parola vicina e interiore, che si trova sulle sue labbra e nel suo cuore, è Gesù Cristo. Egli è la Parola che ci avvicina alla conoscenza e all’intimità di Dio, che ci avvicina alla vera conoscenza di noi stessi e del senso di tutta la creazione.

3. Gesù, primogenito della creazione. L’inno della seconda lettura ricorre a varie immagini per rispondere alla questione Gesù. Gesù è l’immagine visibile del Dio invisibile, è il primogenito, cioè, l’archetipo di ogni creatura: punto di riferimento, pertanto, del cosmo e della storia. In definitiva, la creazione intera guarda verso Gesù Cristo come al suo modello, alla sua ragion d’essere, al suo ultimo destino. Per questo, l’inno della lettera ai colossesi ci dice che in Gesù risiede tutta la pienezza. Infine, applica a Gesù altri due nomi: capo del corpo, che è la Chiesa, ossia centro di coesione e di direzione dei cristiani, e primogenito di tra i morti: Colui in cui anticipatamente ci si mostra il destino finale di tutti gli uomini che cercano sinceramente Dio. Come primogenito della creazione, tutto ingloba, tutto configura, tutto sigilla con la sua immagine e con il suo amore.

SUGGERIMENTI PASTORALI

1. Fa’ anche tu lo stesso. Gesù è il buon samaritano, è l’uomo più prossimo ad ogni uomo e a tutti gli uomini. La grandezza della vocazione cristiana risiede nel fatto che Gesù non ci dice: Ava, e insegna anche tu lo stesso" , ma Ava, a anche tu fa’ lo stesso" . Come ci dirà san Giacomo: "La fede senza le opere è una fede morta" . Oggi ogni cristiano è chiamato a ripetere Gesù nella sua vita, a fare del buon samaritano un proprio pseudonimo. Gesù dice ad alcuni cristiani: "Fa’ tu lo stesso nella tua casa: con tua madre, che è malata; con il tuo vicino, che è anziano e non può contare su se stesso per molte cose; con tuo figlio, che ha avuto un incidente e dovrà vivere per il resto della vita su una sedia a rotelle" . Ad altri cristiani Gesù dirà: "Va’ e anche tu fa lo stesso quando vai per strada, dando volentieri l’elemosina a chi te la chiederà, dando gentilmente informazioni a chi ti domanda un indirizzo o il nome di un negozio; va’ e anche tu fa’ lo stesso quando vai in autobus o in metropolitana, cedendo il posto a sedere agli anziani, alle donne con bambini piccoli, agli invalidi, essendo rispettoso e padrone di te quando l’autobus è stracolmo e ti spingono da tutte le parti, o tentano perfino di derubarti" . Fa’ lo stesso: questa frase la dovremmo tener presente nella nostra mentre e nel nostro cuore durante tutti i giorni. Una frase che possiede un potenziale enorme di creatività e di impulsi nuovi all’azione in favore dei nostri fratelli uomini. Fa’ anche tu lo stesso: questa sola frase è capace di inventare il futuro, di forgiare un mondo nuovo e migliore. Quanti di noi cristiani ci faremo caso?

2. Una Parola rivolta a te. Tutta la Bibbia è parola, parola di Dio. Le parole umane in cui è scritta la Bibbia sono come suoni che giungono ai nostri orecchi, entrano dentro di noi, e attraverso di essi ascoltiamo la Parola di Dio, il suo messaggio di verità, di amore, di autentico umanesimo cristiano. È una Parola diretta a tutti, perché tutti la possiamo comprendere e a tutti può aprire le porte della salvezza. Ma, soprattutto, è una Parola rivolta personalmente a ciascuno, a te. Può accadere che, quando tu leggi un testo della Bibbia, ci siano altri uomini che stanno leggendo lo stesso testo in qualche altro lato del pianeta, ma è sicuro che il messaggio sarà assolutamente personale, rivolto a te, con il tuo nome e cognome. Quando, nella liturgia della Parola, nella messa, si fanno le tre letture, tutti i presenti ascoltano gli stessi testi, ma in ciascuno essi risuonano in modo differente, inviano messaggi particolari ad ognuno. Per la Parola di Dio non conta il numero, ma la persona, ogni persona, nel suo carattere unico, irripetibile e diverso da tutte le altre. Un Padre della Chiesa diceva che la Scrittura è come una lettera che Dio scrive ad ogni uomo. Non una lettera di protocollo o meramente amministrativa, ma una lettera di un Padre a suo figlio, una lettera dove il Padre parla di se stesso con grande semplicità, ma, allo stesso tempo manifestando i suoi pensieri e desideri più intimi. Ascolta codesta Parola di Dio per te, in essa ne va della tua vita e della tua felicità, in essa ti viene data la chiave per vivere dando significato alla tua esistenza. Non ti spaventi la lievità della Parola. Sembra fragile e lieve, ma possiede la solidità dell’acciaio. È Parola di Dio!