(l’Espresso) Liturgia papale e tv tra G.P.II e Benedetto XVI

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Messe papali in tv. Benedetto XVI vuole un nuovo regista

Su Piero Marini, il coreografo delle messe di Giovanni Paolo II, Joseph Ratzinger ha sempre avuto serie riserve. “La Civiltà Cattolica” spiega come raccordare le liturgie pontificie con il mezzo televisivo

di Sandro Magister ROMA, 10 giugno 2005 – Dei due uomini che costantemente apparivano in pubblico al fianco di Giovanni Paolo II, il primo – il suo segretario personale Stanislaw Dziwisz – non lo si vede più, è stato promosso alla sede arcivescovile di Cracovia.

Ma il secondo sì, continua ad apparire anche vicino al nuovo papa Benedetto XVI. È l’arcivescovo Piero Marini, maestro delle celebrazioni liturgiche pontificie.

Marini è dal 1987 il regista delle messe papali. Che molto spesso, grazie al fatto di essere teletrasmesse, sono viste da centinaia di milioni di persone in tutto il mondo e quindi assurgono a modello universale.

È in buona misura grazie a Marini che le messe di Giovanni Paolo II hanno preso la loro forma caratteristica. Una forma meno romana e più internazionale. Il canto gregoriano e la polifonia sono stati largamente rimossi, a vantaggio di una frequente immissione nei riti papali di musiche, linguaggi e danze ripresi dall’America Latina, dall’Africa e dall’Asia.

Ma oltre che internazionali, le liturgie di Giovanni Paolo II erano tipicamente televisive. È stato sempre Marini a teorizzare – in un’intervista a “La Civiltà Cattolica” del 19 luglio 2003 – che “la regia liturgica è obbligata a mettersi in sintonia con la regia televisiva”.

Con Benedetto XVI l’utilizzo sistematico della televisione per le messe papali rimarrà.

È prevedibile, invece, che la “regia liturgica” non sarà più la stessa. Da cardinale, Joseph Ratzinger non ha mai fatto mistero delle sue critiche a taluni indirizzi cari a Marini.

E già dalla messa d’inizio del suo pontificato Benedetto XVI ha fatto capire di voler operare, su questo terreno, una energica “riforma della riforma”, più fedele alla grande tradizione della Chiesa.

È prevedibile, quindi, che anche Marini uscirà di scena, sostituito da un maestro delle celebrazioni pontificie più consono all’attuale papa.

Resterà comunque l’esigenza di raccordare le messe papali con il mezzo televisivo. Su questo argomento, “La Civiltà Cattolica” ha pubblicato sul suo quaderno del 21 maggio 2005 un articolo di grande interesse.

L’autore, il gesuita Virgilio Fantuzzi, è specialista di critica cinematografica e televisiva. Nell’articolo egli dà una descrizione accurata di come le cerimonie papali e vaticane sono arrivate sugli schermi di tutto il mondo nelle settimane cruciali di passaggio da un papa all’altro.

A fornire le immagini alle televisioni di tutto il mondo è il Centro Televisivo Vaticano diretto dal gesuita Federico Lombardi, che è anche direttore dei programmi della Radio Vaticana. In qualche occasione il CTV agisce in coproduzione con la RAI, la televisione di stato italiana. In ogni caso, va tenuto presente che il CTV non è responsabile dei commenti audio che accompagnano le immagini sulle singole reti.

Una ragione in più d’interesse dell’articolo di p. Fantuzzi è che esso compare su “La Civiltà Cattolica”, le cui bozze ricevono il “visto si stampi” dalla segreteria di stato vaticana.

L’articolo può essere letto per intero nel sito web della rivista. Qui di seguito ne è riprodotta una larga parte, con sottotitoli redazionali:


Telecamere tra due papi

di Virgilio Fantuzzi, S.I.


La differenza principale tra il doppio trapasso di pontificato del 1978 e quello di quest’anno – visti sotto il profilo della comunicazione audiovisiva – è che allora non esisteva il Centro Televisivo Vaticano. È stato papa Karol Wojtyla a volere, nel 1983, che accanto alla Radio Vaticana fondata da Pio XI nel 1931 nascesse il CTV, una struttura che disponeva inizialmente di mezzi esigui, ma che con il passare del tempo è diventata una realtà di rilievo sul piano internazionale.

Il CTV ha come scopo la produzione di immagini concernenti le attività del papa (Angelus, udienze generali, celebrazioni liturgiche…), che vengono messe a disposizione di emittenti che le diffondono in diretta, e inoltre registra altri avvenimenti (come gli incontri del papa con personalità e gruppi diversi) con immagini che vengono diffuse in differita oppure conservate nell’archivio.

Oltre ai rapporti di collaborazione intrecciati con le televisioni dei paesi nei quali il papa si è recato o si reca nei suoi viaggi apostolici, il CTV è andato progressivamente crescendo nei rapporti già da tempo stabiliti con la RAI, la televisione di stato italiana, e con l’EBU, European Broadcasting Union, la grande agenzia che collega le televisioni europee e raggiunge tante altre televisioni nel mondo. Dando il segnale di un evento all’EBU, il CTV lo mette praticamente a disposizione di una settantina di televisioni collegate.

Il rapporto del CTV con la RAI si è andato modificando nel corso del tempo. Prima del 1983 la RAI, per quanto riguarda le trasmissioni dirette in audiovisivo, era l’unico referente della Santa Sede. Con la crescita progressiva del CTV si è giunti a un accordo che stabilisce tra i due enti un rapporto di reciprocità per quanto riguarda i grandi eventi che si svolgono in Vaticano, la cui trasmissione viene coprodotta dal CTV e dalla RAI. Si tratta di un rapporto privilegiato, in quanto il CTV preferisce avere come partner la RAI a differenza di altre emittenti, ma resta inteso che il CTV, lavorando in Vaticano con la RAI, svolge il ruolo di “padrone di casa” mentre alla RAI spetta quello di “ospite di riguardo”. L’apporto della RAI è fondamentale quando si tratta di realizzare trasmissioni che richiedono l’impiego di mezzi ingenti, come è accaduto per il funerale di Giovanni Paolo II e la solenne celebrazione per l’inizio del ministero petrino di Benedetto XVI.

Sopra la sede del CTV è collocata un’antenna parabolica che consente l’accesso a diversi satelliti. Il satellite maggiormente utilizzato è un Eutelsat denominato AB1, che copre buona parte dell’Europa e parte delle Americhe. Su questo satellite viene affittato uno spazio di trasmissione in occasione di grandi eventi (come le benedizioni urbi et orbi di Natale e di Pasqua, le beatificazioni, canonizzazioni, ecc.). Era previsto che, al momento della morte di papa Giovanni Paolo II, lo spazio su questo satellite sarebbe stato affittato per dieci giorni consecutivi.

Il satellite AB1 serve per inviare a televisioni o agenzie che si trovano in Europa o in America il segnale del CTV senza logo, criptato in modo che possa essere utilizzato soltanto dalle emittenti alle quali è destinato. Questa è la via più diretta e più qualificata con la quale il CTV entra in contatto con le televisioni del mondo. Il collegamento con la RAI è assicurato da cavi e fibre ottiche. Il CTV è inoltre collegato con l’EBU e con Telepace [una televisione cattolica privata con sede a Roma] mediante ponti radio. Pertanto un cavo, due ponti radio e il collegamento con il satellite AB1 sono i principali canali che mettono il CTV in contatto con il mondo delle immagini. Mediaset [la principale rete televisiva privata italiana] e CNN si collegano con il CTV passando attraverso la RAI. La APTN, Associated Press Television, la Reuters e Sky [la rete televisiva di Rupert Murdoch] riprendono il segnale da Telepace o da AB1. C’è poi una quantità di emittenti cattoliche che si collegano con il CTV attraverso Telepace, la quale ha tra le funzioni proprie quella di diffondere nel mondo la parola del papa e a tale scopo, oltre alle normali antenne terrestri, dispone di un canale satellitare che copre bene l’Europa, ha un buon canale satellitare sull’America del Nord e ultimamente ne ha acquisito uno anche sull’Australia.


L’UFFICIO DELLE CELEBRAZIONI LITURGICHE PAPALI


In occasione della morte e del funerale di Giovanni Paolo II l’attività del CTV è stata apprezzata per la prontezza con la quale sono state riprese e diffuse immagini dei diversi riti, a partire dalla “Constatazione della morte” avvenuta nella cappella dell’appartamento privato del papa la mattina del 3 aprile. Ciò ha comportato in quei giorni per il CTV un vero e proprio tour de force.

L’intensa attività che il CTV ha potuto svolgere a partire dal momento in cui è stato dato l’annuncio della morte del papa era stata preparata con largo anticipo mediante contatti presi dal direttore del CTV, il gesuita Federico Lombardi, con il maestro delle celebrazioni liturgiche pontificie, l’arcivescovo Piero Marini.

Da molto tempo era in corso, presso l’ufficio delle celebrazioni liturgiche del sommo pontefice, un lavoro di ripensamento dei riti delle esequie del papa, del conclave e dell’inizio del ministero di colui che sarebbe stato chiamato a prendere il posto del papa defunto. Come punto di partenza è stato ripreso in mano il libro “De Funere Summi Pontificis” che era stato redatto nel 1978 dallo stesso ufficio, allora diretto da monsignor Virgilio Noè, oggi cardinale, secondo le indicazioni della costituzione “Sacrosanctum Concilium” del Vaticano II, ed era stato utilizzato per le esequie di Paolo VI e di Giovanni Paolo I.

La spinta a entrare nel vivo di questo lavoro venne dalla costituzione apostolica “Universi Dominici Gregis” del 22 febbraio 1996, con la quale Giovanni Paolo II emanava nuove disposizioni per il periodo di sede vacante e per il conclave, dove si parla esplicitamente di “Ordo Exequiarum Romani Pontificis”. È stata condotta una ricerca a largo raggio, tra libri editi e materiale di archivio, sui diversi modi nei quali, lungo i secoli, la Chiesa ha vissuto il trapasso da un pontificato a un altro.

Nella composizione dei testi liturgici e delle relative rubriche si è tenuto conto, come orientamento di fondo, del rilievo che doveva essere dato all’annuncio della risurrezione, della sottolineatura riservata al ruolo del papa come vescovo di Roma e dell’accento posto sulla dimensione pastorale del suo ministero. Il tutto doveva essere caratterizzato dalla “nobile semplicità” voluta dal Vaticano II.

Come risultato di questi studi sono stati preparati due libri liturgici: “Ordo Exequiarum Romani Pontificis” e “Ordo Rituum Conclavis” che, sottoposti all’approvazione di Giovanni Paolo II il 5 febbraio 1998, sono stati pubblicati nel 2000. A questi due volumi se ne aggiunge un terzo, “Ordo Rituum pro Ministerii Petrini Initio Romae Episcopi”, approvato da Benedetto XVI il 20 aprile 2005 e pubblicato subito dopo.

Sulla base delle indicazioni fornite dall’ufficio delle celebrazioni, il CTV ha potuto programmare i propri interventi e comunicare alle autorità competenti ciò che era pronto a fare con i propri mezzi in occasione della morte del Santo Padre. Era previsto che le riprese in diretta avessero inizio con l’esposizione della salma del papa nella sala Clementina. Il CTV è stato invitato dalle autorità vaticane a documentare anche il rito precedente, la “Constatazione della morte”, che si è svolto nella cappella dell’appartamento privato del pontefice, e l’apposizione dei sigilli all’appartamento medesimo. Nel frattempo è partito il collegamento con il satellite AB1 e con gli altri canali che hanno fatto pervenire le immagini provenienti dal Vaticano in ogni parte del mondo.


I RITI ESEQUIALI DI GIOVANNI PAOLO II


Particolari accorgimenti ha richiesto la ripresa della traslazione della salma del Santo Padre dalla sala Clementina alla basilica di San Pietro, sia per la lunghezza e la complessità del tragitto (Seconda Loggia, Scala Nobile, Prima Loggia, sala Ducale, sala Regia, scala Regia, braccio di Costantino, portone di Bronzo, piazza San Pietro, basilica), sia per la delicatezza dei diversi passaggi.

Era la prima volta che le telecamere avevano la possibilità di seguire per intero il susseguirsi dei riti che si svolgono attorno alla salma del papa, diffondendole nel mondo in tempo reale. Grandi reti televisive internazionali che trasmettono notizie 24 ore su 24, come la CNN, sono rimaste collegate con il Vaticano per giorni e giorni. Oltre che via etere, le immagini che provenivano dal Vaticano potevano essere ricevute sul computer collegato via internet.

Nel frattempo la folla, che si era addensata in piazza San Pietro, premeva per poter entrare nella basilica a rendere omaggio al papa defunto. Nella basilica erano installate tre telecamere che sono state azionate giorno e notte, tre giorni consecutivi, per descrivere il fiume di persone, che affluiva e defluiva davanti alla salma del papa, collocata presso l’emiciclo della Confessione. Un pianosequenza ideale della durata di 72 ore. Il peso maggiore di questa impresa è stato sostenuto dai cameraman, che si alternavano in turni di tre ore. Non è facile restare in piedi per tanto tempo a svolgere un lavoro di questo genere, che richiede grande concentrazione.

Le telecamere non si sono limitate a registrare passivamente ciò che accadeva nella basilica, ma hanno cercato di raccontare questo evento straordinario con movimenti coordinati che ne mettevano in evidenza gli aspetti più significativi. Le immagini riprese all’interno della basilica venivano proiettate su maxischermi disseminati lungo via della Conciliazione e in piazza San Pietro. Gli altoparlanti diffondevano, all’interno e all’esterno della basilica, preghiere e canti che si succedevano ininterrotti, alternati con le messe che venivano concelebrate all’altare della Cattedra in diverse ore del giorno con la partecipazione di centinaia di sacerdoti.

Nel flusso ininterrotto delle immagini provenienti dal Vaticano erano inserite le diverse celebrazioni eucaristiche che si sono susseguite a partire da quella presieduta dal cardinale Angelo Sodano sul sagrato della basilica, la mattina del 3 aprile, domenica in Albis. A differenza delle due messe celebrate nello stesso luogo le due domeniche precedenti (domenica delle Palme e domenica di Pasqua) presiedute rispettivamente dal cardinale Camillo Ruini e dallo stesso cardinale Sodano, riprese entrambe in coproduzione CTV-RAI come avviene ogni anno in occasione della Settimana Santa, quella della domenica in Albis era ripresa dal solo CTV. Nel confronto con le altre due si è notata una maggiore concentrazione sulla celebrazione eucaristica, esente dalle divagazioni che caratterizzano le messe celebrate dal papa diffuse ordinariamente in Italia da RAI Uno.

La celebrazione delle solenni esequie del papa è stata diffusa in coproduzione CTV-RAI. La regia di eventi di questo genere (ma il discorso vale per ogni celebrazione del papa) richiede un rapporto di reciproco affiatamento tra chi si occupa della liturgia e chi si occupa della televisione, che non è sempre facile da ottenere. In questo ambito il CTV ha la possibilità di svolgere un ruolo molto utile, ma altrettanto delicato, come trait d’union tra la RAI e l’ufficio delle celebrazioni liturgiche. In vista dei funerali di Giovanni Paolo II, come per il solenne inizio del ministero petrino di Benedetto XVI, presso l’ufficio delle celebrazioni si sono svolte riunioni alle quali hanno preso parte addetti alla liturgia e tecnici del CTV e della RAI.

La regia televisiva di entrambi gli avvenimenti (funerale e inizio di pontificato) è stata affidata a Marco Aleotti, al quale si è affiancato sul pullman di regia, in qualità di assistente, p. Silvano Maggiani dei Servi di Maria, consultore dell’ufficio delle celebrazioni. Aleotti e p. Maggiani avevano collaborato entrambi a suo tempo con Ermanno Olmi [il celebre regista cinematografico] nella realizzazione delle riprese televisive delle cerimonie di apertura e di chiusura della Porta Santa nel grande Giubileo del 2000.

Grazie a questo lavoro di collaborazione è stato possibile mettere a fuoco, durante le riprese dei funerali, il concetto di risurrezione legato all’accostamento dell’immagine della bara di cipresso, deposta al centro del sagrato, e quella del cero pasquale che le ardeva accanto.

Un altro accostamento significativo lo si è avuto tra le immagini in dettaglio dell’evangeliario aperto sulla cassa, le cui pagine erano sfogliate da un vento impetuoso, e quelle dell’evangeliario recato in processione dal diacono per la proclamazione del Vangelo: la Parola del Signore enunciata nella liturgia e attuata nella vita.

Sono stati volutamente evitati i primi piani dei fedeli presenti per privilegiare il confronto tra il celebrante principale, il cardinale Joseph Ratzinger, e l’intera assemblea. È stata fatta un’utilizzazione accorta del materiale iconografico collocato attorno all’altare: il grande crocifisso di legno, l’arazzo con l’immagine di Cristo risorto, che pendeva dalla loggia centrale della basilica, l’icona mariana che è stata inquadrata durante il canto del Magnificat.


IL CONCLAVE E IL NUOVO PAPA IN TV


I riti che hanno preceduto e seguito immediatamente la messa esequiale (chiusura della cassa e tumulazione) sono stati ripresi per documentazione dal CTV, ma non trasmessi. Nel periodo di sede vacante il CTV ha ripreso e diffuso, in differita, immagini relative alle congregazioni generali dei cardinali e, in diretta, tutte le celebrazioni dei Novendiali, la “Missa pro Eligendo Pontifice”, presieduta dal cardinale Ratzinger nella basilica di San Pietro, e l’ingresso dei cardinali elettori nel conclave.

Non era la prima volta che si vedevano in televisione i cardinali entrare in conclave. Nel 1978, anno dei due conclavi, la RAI aveva ripreso il doppio evento con tre telecamere poste una nella cappella Paolina, una nella sala Regia e una nella Sistina.

Il 18 aprile scorso il rito ha avuto inizio nell’aula delle Benedizioni perché nella cappella Paolina sono in corso lavori di restauro. Il CTV ha ripreso l’intero rito con 7 telecamere. A differenza di quanto era accaduto nel 1978, l’”Extra Omnes” è stato intimato dopo e non prima del giuramento dei singoli cardinali, che è stato interamente ripreso e diffuso in diretta per la prima volta.

L’attenzione delle telecamere non si è allentata nel periodo assai breve delle fumate (due nere e una bianca). Il comignolo più famoso del mondo è stato tenuto d’occhio ininterrottamente da una telecamera del CTV situata a 10 metri di distanza. Quell’immagine è rimasta fissa in un piccolo riquadro nei televisori di tutto il mondo. Al momento dell’”Habemus Papam”, erano già state predisposte dal CTV nei punti strategici telecamere destinate a riprendere immagini delle quali si sapeva in anticipo che sarebbero diventate storiche: le prime parole e la prima benedizione del nuovo papa.

Un confronto tra le immagini della prima benedizione di Benedetto XVI e quelle della prima benedizione di Giovanni Paolo II, più volte riproposte dalla televisione, rende l’idea del progresso compiuto dalla tecnica in 28 anni. La maggiore sensibilità delle telecamere consente un’ottica più lunga. Il primo piano del papa benedicente è stato ripreso da una telecamera che si trovava presso l’obelisco [al centro della piazza] ed era munita oltre che del teleobiettivo, di uno stabilizzatore elettronico per compensare gli inevitabili movimenti. Altre telecamere consentivano di variare i punti di vista. Sulla loggia delle Benedizioni era presente accanto al papa un cameraman con una radiocamera a spalla, che forniva il controcampo rispetto al primo piano ripreso dall’obelisco.

La prima messa concelebrata da Benedetto XVI con i cardinali elettori nella Sistina è stata ripresa e diffusa dal CTV con quattro telecamere. Si è trattato, come per la messa sopra ricordata della domenica in Albis, di una ripresa concentrata sulla celebrazione eucaristica, senza divagazioni di nessun genere.

Tra le prime udienze di Benedetto XVI, quella al collegio cardinalizio, quella ai giornalisti e quella ai suoi concittadini della Germania, tutte riprese e diffuse in diretta dal CTV, riveste particolare importanza quella ai cardinali elettori e non elettori, perché comprendeva l’omaggio di obbedienza al papa da parte di tutti i singoli componenti del sacro collegio.

Questa cerimonia, che era inserita nelle messe di inaugurazione dei precedenti pontificati, essendo stata sostituita nel nuovo “Ordo” da una più sobria – con dodici persone appartenenti a diverse categorie (tre cardinali, un vescovo, un presbitero, un diacono, due religiosi, due sposi, due ragazzi cresimati) in rappresentanza di tutta la Chiesa – assume un significato speciale ed era perciò importante, non solo riprenderla e diffonderla, ma anche conservarla come documento da affidare alla storia, alla pari del giuramento dei cardinali elettori dopo il loro ingresso nella Sistina.

La messa per l’inizio del ministero petrino di Benedetto XVI è stata ripresa in coproduzione CTV-RAI e quindi diffusa in mondovisione. Come già per la messa esequiale di Giovanni Paolo II, anche in questo caso c’è stata una riunione previa tra liturgisti e addetti alla televisione, che si è svolta nell’ufficio del maestro delle celebrazioni, Marini, il quale fra l’altro ha chiesto un parere al regista Aleotti sul colore della casula che il papa avrebbe indossato. È stata scelta di comune accordo una casula di colore oro antico, già utilizzata da Giovanni Paolo II, per dare maggiore risalto al pallio di lana bianca che sarebbe stato posto sulle spalle di Benedetto XVI durante il rito.

La messa è stata preceduta dalla preghiera del papa e dei patriarchi delle Chiese orientali cattoliche sul sepolcro dell’apostolo Pietro dentro l’emiciclo della Confessione. Dalla nicchia dei palli sono stati prelevati il pallio e l’anello del pescatore, che sono stati facilmente individuati anche dai telespettatori come simboli qualificanti dell’inizio del ministero petrino. La processione introitale ha preso le mosse dalla Confessione e, percorrendo la navata centrale della basilica al canto delle “Laudes Regiae”, ha raggiunto il sagrato. Questa parte iniziale del rito è stata ripresa con cinque telecamere del CTV.

Molto efficace l’accostamento tra le immagini con angolazione dall’alto, riprese dalla loggia che dall’aula delle Benedizioni si apre verso l’interno della basilica, e quelle riprese dalla steadycam che precedeva e accompagnava la processione. Al momento dell’imposizione del pallio, per il quale è stata ripristinata la forma originale, e della consegna dell’anello del pescatore, la televisione ha potuto trasmettere immagini nelle quali la trasparenza tra segno e senso, significante e significato, era totale, come ha spiegato Benedetto XVI nella sua omelia di elevato profilo mistagogico.

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L’articolo di p. Virgilio Fantuzzi è uscito su “La Civiltà Cattolica” del 21 maggio 2005, quaderno 3718, pp. 375-385. Nel sito web della rivista lo puoi leggere nella sua integralità:

> Telecamere tra due papi