(l’Espresso) La Chiesa cubana dice basta a Fidel

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Cuba. I vescovi sono arcistufi della Rivoluzione, e lo scrivono
Accusano Fidel Castro di riportare l’isola agli anni del peggior marxismo-leninismo. Un bilancio choc a cinque anni dalla visita di Giovanni Paolo II


di Sandro Magister

ROMA – Il documento porta la la data dell’8 settembre. Ma è passato senza rumore, sia a Cuba che fuori. A Cuba circola semiclandestino, e si può capire perché: è il più esplicito e argomentato atto d’accusa che i vescovi dell’isola hanno mai lanciato, unanimemente, contro il regime di Fidel Castro. Il quale ha ritenuto, sinora, di non replicare.

Ma fuori Cuba sarebbe imperdonabile tenere in ombra un documento di tale impegno. Il suo testo integrale è disponibile nel sito web del settimanale “La Voz Católica” dell’arcidiocesi di Miami in Florida, sede di molti cubani espatriati. Ed è bene leggerlo per intero, per coglierne anche la polemica implicita con quelle autorità vaticane – il cardinale Crescenzio Sepe in primo luogo – che con il regime dell’Avana hanno compiuto nei mesi scorsi improvvidi giri di walzer.

Un’altro riferimento implicito, nel documento, è racchiuso nella parola “Progetto”, con l’iniziale maiuscola. La parola rimanda al “Proyecto Varela”: un referendum per le libertà civili promosso da un folto gruppo di attivisti cattolici tra i quali un buon numero oggi in prigione. I vescovi non vi aderiscono formalmente, ma non fanno mistero di condividerne le ragioni.

Ecco qui di seguito un’antologia di frasi tratte dal documento dei vescovi cubani, con l’indicazione numerica dei rispettivi paragrafi:


La presenza sociale della Chiesa. Istruzione teologico-pastorale

8 settembre 2003, festività della Vergine della Carità del Cobre, patrona di Cuba


II – A partire dalla visita del papa, si è sperimentato a Cuba in forma crescente un ritorno al linguaggio e ai metodi tipici dei primi anni della Rivoluzione. […]

Si identifica la società con lo stato, e in questo modo lo stato si trasforma esso stesso in coscienza dei cittadini. […]

È preoccupante constatare come, attualmente, tutto ciò che nel pensiero e negli atti non coincide con l’ideologia ufficiale è considerato privo di legittimità, squalificato e combattuto. […]

Ci preoccupano in particolare l’imprigionamento e le forti pene imposte a un numero considerevole di oppositori politici, così come l’emissione di condanne a morte in processi sommari. […]

Facendo nostre le parole del Santo Padre, noi vescovi di Cuba chiediamo di nuovo alle più alte autorità del paese un gesto di clemenza verso queste persone che sono in carcere. […]

III – Le trasformazioni sociali che si sono vissute a Cuba, ispirate dall’ideologia marxista-leninista per una lunga fase del processo rivoluzionario, con i conseguenti pregiudizi e disconoscimenti su ciò che è la Chiesa, ci muovono a esporre di nuovo qual è la natura della Chiesa, che determina la sua vita e la sua missione nel mondo. […]

III. 2 – La carità e l’amore cristiano si fanno reali in modo tangibile in un tessuto sociale, in un’organizzazione della città, della ‘polis’. Con ragione si parla di carità politica, perché l’amore cristiano incide nella trasformazione della società e prende corpo nelle istituzioni sociali. […]

IV – Dalla natura e dalla missione della Chiesa deriva come devono essere la sua presenza pubblica e il suo servizio alla società: l’apporto della Chiesa, l’agire dei cristiani e le relazioni con lo stato. […]

IV.1 – Noi vescovi cubani siamo convinti che, per l’adeguato sviluppo della persona umana, si devono favorire l’esercizio della libertà, le relazioni fratrerne e la ricerca di ciò che trascende l’essere umano. Non si ha una società sana se non si promuovono e garantiscono, inseparabilmente, queste tre dimensioni della persona umana. […]

IV.3 – La concezione che lo stato cubano ha della Chiesa sembra disconoscere la sua vera natura e missione. La Chiesa è giudicata o come alleata o come nemica, senza altre alternative, secondo un presupposto ideologico immmodificabile che solo per convenienze congiunturali può rivestirsi di forme di ridondante cortesia in contrasto con altre di poca tolleranza. […]

Abbiamo l’impressione che nel nostro paese sussiste una lotta sottile contro la Chiesa, trattata come una entità privata o un fatto marginale che può sottrarre forze ed energie alla rivoluzione. L’esistenza di un Ufficio per gli Affari Religiosi del Comitato Centrale del Partito Comunista è percepita come un’istanza di controllo che limita l’azione evangelizzatrice della Chiesa, invece che come una entità capace di rendere possibile, mediante il dialogo, l’esame e la soluzione delle questioni di interesse comune. […]

La Chiesa di Cuba ha deciso di essere ferma e unita nel mantenere la propria indipendenza a fronte sia del potere di chi governa, sia di coloro che contestano questo potere. Ciò non significa che la Chiesa resti indifferente ai problemi del popolo cubano, alle sue difficoltà, carenze e angustie. La Chiesa non può essere neutrale di fronte alla mancanza di libertà dell’uomo, o se manca la partecipazione politica dei cittadini secondo le opinioni personali di ciascuno. La Chiesa non aderisce a questo o quel Progetto, però riconosce come un valore che i cittadini, essendo capaci di opinioni libere, abbiano la possibilità di aderire al progetto di società che desiderano. […]

V.1 – I cambiamenti che si sono prodotti nel mondo, molti dei quali provocati dal tramonto delle ideologie, non hanno modificato sostanzialmente la situazione della libertà religiosa nel nostro paese. La concezione della libertà religiosa rimane ristretta al solo ambito del culto. […]

La libertà religiosa implica, tra l’altro, che si riconosca il diritto della Chiesa a costruire templi, che si faciliti l’entrata nel paese di sacerdoti e religiose che vogliono aiutare l’opera dell’evangelizzazione, che la Chiesa possa disporre del libero e normale accesso ai mezzi di comunicazione e che vi sia la naturale presenza della Chiesa nel campo educativo. […]

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Il link al documento integrale, nel sito web del periodico dell’arcidiocesi di Miami, “La Voz Católica”:

> La presencia social de la Iglesia. Instrucción teologico-pastoral

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E intanto a Pinar del Rio…


Il documento dei vescovi sopra citato riflette i concetti e il linguaggio di quella che è oggi la più vivace “officina” intellettuale e politica a Cuba: il Centro Cattolico di Formazione Civica e Religiosa della diocesi di Pinar del Rio.

Il Centro ha per patrono il vescovo della città, José Siro González Bacallao, molto vicino al cardinale dell’Avana, Jaime Ortega y Alamino (entrambi nella foto in alto), e ha come primo animatore Dagoberto Valdés Hernández. Il quale è anche direttore della rivista del Centro, “Vitral”, e membro della commissione vaticana Iustitia et Pax.

Con più di 5.000 abbonati e 20.000 lettori on line, “Vitral” è da anni la più vibrante delle pubblicazioni cattoliche a Cuba. Ma dall’inizio del 2003, da quando i vescovi cubani hanno levato con accresciuta forza la loro voce critica, si è fatta ancor più combattiva. Gli editoriali degli ultimi due numeri ne sono un esempio.

Quello di maggio-giugno, n. 55, contesta frontalmente la tesi del regime secondo cui la repressione interna degli oppositori ha ragioni difensive: per fronteggiare l’offensiva internazionale contro Cuba capeggiata dagli Stati Uniti.

“Vitral” non solo sostiene che questa offensiva “violenta y imminente” non c’è, ma elenca tutti i segnali di segno opposto, di crescente apertura e sostegno che il mondo esterno dà a Cuba, in vista di una sua liberalizzazione.

L’editoriale di luglio-agosto, n. 56, analizza invece le ragioni che hanno spinto due milioni di cubani a fuggire dall’isola, in nome dell’alternativa: “O ti pieghi o te ne vai”.

A questa “fatale” alternativa “Vitral” contrappone un fatto nuovo: “Un crescente numero di cubani ha deciso di restare nell’isola, e non per imbavagliare la propria coscienza ma per vivere qui la propria vita e cercare di pensare e parlare senza ipocrisia”.

“Ciò che tutti noi sappiamo è che questo non è facile – prosegue la rivista – ma la nostra volontà è che Cuba diventi un paese nel quale i cubani vogliano stare, e trovare opportunità per migliorare la vita di se stessi e delle loro famiglie”.

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Il sito web, in spagnolo e inglese, del mensile diretto da Dagoberto Valdés Hernández:

> “Vitral”