(l’Espresso) Castro apre chiese e chiude dissidenti

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Il patriarca di Costantinopoli abbraccia Fidel Castro. E dimentica le prigioni
Il dittatore di Cuba concede una chiesa agli ortodossi. Ma stringe ancor di più la morsa sugli oppositori. Un nuovo arresto e un appello di Oswaldo Payá al patriarca, che tace

di Sandro Magister


l’Espresso 28-1-2004

 ROMA – Sei anni giusti dopo il papa, è sbarcato a Cuba il patriarca ecumenico di Costantinopoli, Bartolomeo I, invitato e accolto da Fidel Castro con tutti gli onori di un capo di stato amico.

Ma negli stessi giorni la morsa contro gli oppositori del regime ha registrato un altro giro di vite. Il lunedì precedente l’arrivo del patriarca è stato arrestato all’Avana il medico Flavio Javier Labrador Freige, membro del Movimiento Cristiano Liberación e promotore del Progetto Varela: un referendum per le libertà civili richiesto a norma di costituzione da un folto gruppo di attivisti cattolici – tra i quali un buon numero oggi in prigione – e coraggiosamente sottoscritto da oltre 12 mila cittadini cubani.

A Bartolomeo I Castro ha concesso di inaugurare, domenica 25 gennaio, la prima chiesa ortodossa di Cuba, nel cuore dell’Avana Vecchia: un edificio, fresco di restauro, costruito nel 1950 e a lungo utilizzato come teatro per bambini.

A Cuba i cristiani ortodossi sono un migliaio. In gran parte sono arrivati nell’isola dalla Russia e dall’Ucraina, quando queste nazioni facevano parte dell’Unione Sovietica che era il grande patrono del regime castrista. Ma sono state le poche decine di ortodossi di origine greca a mobilitarsi per avere la chiesa. Hanno dato loro man forte il governo di Atene e il metropolita di Panama e dell’America centrale, Athenagoras, fino al 1966 affiliato al patriarcato di Costantinopoli. All’inaugurazione della chiesa è accorso anche l’ex re di Grecia Costantino. Fidel Castro ha colto questa opportunità e ha fatto con Bartolomeo I un’operazione d’immagine che gli sarebbe stata impossibile con l’attuale patriarcato di Mosca, più che mai ai ferri corti con tutto ciò che ricorda l’odiata oppressione di stampo sovietico.

E il patriarca si è sottomesso diligentemente al copione. Nei giorni della sua visita a Cuba non ha incontrato alcun dissidente. Ha passato sotto silenzio l’appello rivoltogli dal più famoso degli oppositori democratici, Oswaldo Payá Sardiñas, presidente del Movimiento Cristiano Liberación e coordinatore nazionale del Progetto Varela. Ha insignito Castro dell’Ordine di Sant’Andrea, la massima onorificenza dei greco-ortodossi. E al termine di un colloquio con il cardinale Jaime Ortega y Alamino, arcivescovo dell’Avana e severo critico del regime, nulla è trapelato di quanto si sono detti.

Da parte sua, il metropolita Athenagoras ha tenuto a sottolineare che ”la comunità ortodossa cubana è sottoposta all’ufficio affari religiosi e non è implicata nella politica d’occidente”.

Nel suo appello al patriarca – riprodotto integralmente più sotto – Oswaldo Payá ricorda che centinaia di uomini e donne languono nelle prigioni di Cuba per il solo delitto di “proclamare la verità e difendere i diritti donati da Dio all’uomo”.

Di essi – e in particolare dei 75 incarcerati la scorsa primavera – lo stesso Giovanni Paolo II aveva chiesto che fossero liberati. Ma Castro ha sempre respinto ogni appello.

E l’arresto, lo scorso 19 gennaio, di Flavio Javier Labrador Freige è suonato come la minaccia di una repressione ancora più dura.

Labrador è stato arrestato davanti alla scuola dove aveva accompagnato la figlia Laura. Trasferito in un luogo sconosciuto, è stato interrogato per sei ore dagli uomini della Seguridad. L’hanno minacciato di “rendere la vita impossibile a lui, a sua moglie e ai figli”, di “separarlo dagli amici”, di “rovinargli il matrimonio”. Rilasciandolo poi davanti a casa, gli hanno dato quattro mesi di tempo. Se continuerà a propagandare il Progetto Varela, gli hanno garantito che “avrà 20 anni di carcere duro a Camaguey”, la più malfamata prigione di Cuba.

Abbracci col patriarca e pugno di ferro con gli oppositori: è un passo doppio al quale Fidel Castro è allenato. Nel marzo del 2003 fece lo stesso, regalando un convento alla brigidina suor Tekla Famiglietti con la benedizione del cardinale Crescenzio Sepe, proprio mentre preparava l’arresto e la condanna a molti anni di carcere di 75 oppositori in gran parte cattolici. L’arcivescovo dell’Avana e gli altri vescovi cubani si videro talmente danneggiati da quella mossa che non esitarono a sconfessare in pubblico il cardinale Sepe e a protestare vivacemente con le massime autorità vaticane.

Ecco qui di seguito l’originale dell’appello – inascoltato – rivolto al patriarca Bartolomeo I dal presidente del Movimiento Cristiano Liberación e coordinatore nazionale del Progetto Varela, Oswaldo Payá Sardiñas:


A Su Toda Santidad Patriarca Ecuménico Bartolomeo

Querido Pastor de la Iglesia Ortodoxa:

Le damos la bienvenida en Cuba, tierra cristiana que ha sufrido en las últimas décadas el intento de descristianización de su memoria, su vida y su cultura por un régimen que, sabía que para someter a todas las personas y a toda la persona, tenía que arrancar primero el nombre de Dios de los corazones. Pero la Fe prevaleció y se ha sostenido en medio de muchos sufrimientos, persecuciones, discriminaciones, destierros y martirios. Hombres y mujeres, ancianos y niños, sacerdotes, pastores, religiosos y laicos, animados por el amor de Dios, predicando el Evangelio y sirviendo a nuestro pueblo.

Es este, nuestro pueblo, el que le recibe con amor y respeto y espera su palabra inspirada en el Espíritu Santo, que siempre será palabra de reconciliación, perdón, de libertad y liberación.

Queremos enviar con Su Toda Santidad nuestro mensaje de amor y amistad a todos nuestros hermanos de la Iglesia Ortodoxa en el mundo entero, pero también, a todos los seres humanos, pues sabemos que es Usted un peregrino incansable que anda por el mundo tendiendo puentes de amor. Damos también este mensaje al Consejo de Iglesias de los Estados Unidos de América de visita en nuestro país.

Muchos miran a Cuba, a través de intereses, de ideologías, de resentimientos o sentimientos superficiales.

Les pedimos que lleven nuestro mensaje:

Nosotros queremos la paz, queremos la reconciliación, queremos y podemos realizar nuestro propio proyecto cubano de justicia y democracia. Pero con la libertad que Dios Nuestro Señor nos ha otorgado. No venimos al mundo para adorar un hombre y someternos a un partido, ni para ver como unos pocos con todo el poder, tienen los privilegios y son los ricos mientras le niegan todo al pueblo y convierten cualquier expresión de libertad en un delito y la vida en angustia. Dicen “socialismo o muerte”, pero nosotros decimos “libertad y vida”.

Hay cientos de hombres y mujeres prisioneros en nuestro país. Algunos en verdaderas jaulas de crueldad, como lo están “Los Prisioneros de la Primavera de Cuba”. Están presos por proclamar la verdad, por alentar la reconciliación y por defender los derechos que más que derechos son dones que Dios entrega al ser humano. Por eso los que miren a Cuba, que vean más de once millones de seres humanos que tienen derecho a los derechos y que nunca hemos escogido ni escogeremos un orden sin derechos como el que nos oprime ahora. No solo estamos defendiendo los derechos humanos, estamos defendiendo el derecho a ser humanos, ahora que tantas fuerzas en Cuba y en el mundo pretenden desfigurar el cuerpo y el alma de los que fuimos creados hijos de Dios y por eso muy dignos, para el amor y la libertad.

Los que quieran ser respetuosos con el pueblo cubano, los que quieran defender nuestra autodeterminación, los que quieran ser solidarios con el pueblo cubano, los que quieran contribuir a la paz entre los cubanos y con Cuba, que apoyen los cambios pacíficos hacia la democracia en nuestro país que estamos impulsando en la persecución. Que apoyen la consulta popular, el Referendo y el diálogo que queremos los cubanos. Que reclamen la liberación de los prisioneros políticos. Que levanten la voz y eleven su oración por nuestro pueblo silenciado, pero que no pierde la esperanza, ni su condición de pueblo marcado por el siglo de La Caridad.

Le expresamos a Su Toda Santidad Patriarca Ecuménico Bartolomeo, nuestro amor y respeto y le pedimos su bendición.

Oswaldo Payá Sardiñas