(il Tempo) Il Papa ammaestra i giovani

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Ratzinger ai giovani: ecco perché sono diventato prete


di Paolo Luigi Rodari 


© Il Tempo 7 aprile 2006 – da www.palazzoapostolico.it

 Benedetto XVI incontra i giovani della diocesi di Roma e delle diocesi italiane e si ferma a rispondere a cinque loro domande parlando a braccio della preghiera; dell’amore e dell’affetto tra uomo e donna; della necessità di rendere presente Dio rivelatosi in Gesù Cristo nella società; della nascita della sua vocazione sacerdotale come risposta alla brutalità del regime nazista – «questa cultura anti umana» lo ha definito Ratzinger – e, insieme, perché attirato dall’amore per la teologia; e infine della dimostrabilità dell’esistenza di Dio come l’Essere che ha voluto e creato un mondo razionalmente comprensibile alla ragione umana.
Cinque temi diversi, dunque, dei quali Benedetto XVI ha voluto parlare liberamente, senza l’ausilio di un testo scritto, ieri pomeriggio in piazza San Pietro durante l’incontro avvenuto – come tradizione voluta da Giovanni Paolo II – il giovedì che precede la celebrazione della Giornata Mondiale dei Giovani a livello diocesano prevista per la domenica delle palme, tra due giorni.
Ad accogliere il Papa in piazza c’era un clima festoso. Almeno 30 mila erano i giovani romani presenti, ma c’erano bandiere anche della Polonia, della Repubblica Ceca e del Messico. Benedetto XVI è arrivato in macchina, dall’arco delle campane. In piedi sulla jeep scoperta, ha girato in lungo e in largo la piazza, salutando sorridente i ragazzi in festa.
Benedetto XVI, una volta seduto nel mezzo del sagrato antistante la basilica, ha preso sul serio quanto il cardinale vicario per la diocesi Roma, Camillo Ruini, ha detto lui all’inizio dell’incontro: i giovani – ha detto Ruini – «attendono dalla Sua parola luce e forza per il cammino della vita» perché pur amando Gesù Cristo e la Chiesa e nonostante siano «pieni di affetto per il Papa», «avvertono anche gli interrogativi e le difficoltà della società in cui vivono e dell’atmosfera culturale che respirano ogni giorno».
E così Papa Ratzinger ha voluto rispondere alle domande dei giovani, ai loro interrogativi, senza eludere le difficoltà della loro vita. Innanzitutto egli ha risposto ad una domanda sulla preghiera e ha spiegato come per leggere bene le scritture sia necessario essere consapevoli che si è in «un colloquio con Dio» e ha citato i libri del cardinale Martini come aiuto valido per «entrare dentro» i testi sacri.
Quanto all’amore e al rapporto affettivo tra uomo e donna, Ratzinger ha ricordato l’importanza del sacramento del matrimonio, iscritto nella natura dell’uomo affinché egli possa compiersi insieme alla donna con cui ha deciso «di diventare una cosa sola» e viceversa. Certo, vivere il matrimonio alla luce di Dio e del disegno di Dio sulla propria esistenza non è compito facile, ma con l’«allenamento» e le «giuste cure» ognuno può imparare e alimentare così quel «cuore nuovo» che Dio ha donato a tutti tramite il battesimo.
La terza domanda verteva sulle sfide della fede oggi e Papa Ratzinger è stato chiaro quando ha affermato, con forza, che è quanto mai necessario «rendere presente Dio – il Dio di Gesù Cristo e non un altro Dio – nella società» e non, invece, «vivere come se Dio non ci fosse».
E poi ecco il racconto della sua vocazione, maturata nell’adolescenza in una Germania fortemente cattolica ma anche intimorita dall’avanzata del nazismo che esplicitamente teorizzava la non necessità dell’esistenza dei sacerdoti. «È in risposta a questa brutalità – ha spiegato Ratzinger -, a questa cultura anti umana che mi sono fatto prete» ed anche per un grande amore alla teologia. E ai giovani: «Abbiate anche voi coraggio e tanta umiltà» e «Dio vi indicherà la vostra strada e vi sarà vicino».
Da ultimo, le considerazioni circa il rapporto tra scienza e fede e la constatazione che l’esistenza di Dio la si può comprendere anche osservando il creato, così razionalmente pensato ed ordinato da non poter che essere stato voluto proprio da Dio.
Prima che il Benedetto XVI arrivasse in piazza, sul sagrato antistante la basilica vaticana, i giovani hanno ascoltato anche le esibizioni di alcuni artisti: hanno cantato Ron e Povia, mentre il neo campione olimpico di pattinaggio su ghiaccio, Enrico Fabris, ha parlato dei valori legati alla sua esperienza sportiva.
Prima di rispondere alle domande dei ragazzi, Ratzinger ha ascoltato una testimonianza della sorella di don Andrea Santoro, il sacerdote romano ucciso in Turchia nei mesi scorsi: «Io mi sento prete per tutti perché questi sono i figli che Dio ama – è il testo di una lettera che la sorella di don Andrea ha citato davanti al Papa -; Dio ama gli ebrei, ama i cristiani, ama i musulmani». Il Papa l’ha abbracciata e lo stesso ha fatto con la mamma di don Andrea, Maria.
Al termine dell’incontro, Benedetto XVI si è diretto, con alcuni giovani, sulla tomba di Giovanni Paolo II portando la croce dell’Anno Santo e l’icona di Maria Santissima “Salus Populi Romani”. Il Papa si è fermato qualche minuto in ginocchio a pregare davanti alla tomba di Wojtyla e poi, a piedi, è tornato verso i suoi appartamenti.