(il Giornale) La fede cattolica secondo ”il manifesto”

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di + Mons. Alessandro Maggiolini

Mi riferisco a un articolo di Filippo Gentiloni in il manifesto
del 23 febbraio, dal titolo: “La pace al settimo cielo”.

Non lo leggo come una definizione dogmatica.
Ma mi sembra interessante.
Mi riferisco a un articolo di Filippo Gentiloni in il manifesto
del 23 febbraio, dal titolo: “La pace al settimo cielo”.
Non lo leggo come una definizione dogmatica.
Ma mi sembra interessante.
Un certo smagato guardare la Chiesa, quasi dall’esterno, comunque
senza lasciarsene troppo coinvolgere, può essere utile anche ai credenti.
Cito a lungo – e me ne scuso – perché l’autore scrive chiaro e non vorrei tradirne il pensiero.

Pressoché a modo di tesi afferma:
“La questione della guerra e della pace sta toccando anche il mondo cattolico: i suoi equilibri, i suoi rapporti all’interno e all’esterno, le sue priorità […]. Il mondo cattolico sembra aver catapultato quasi improvvisamente (la tematica della pace) in primo piano. Non che gli altri grandi temi siano stati dimenticati, ma la pace sembra averli mandarti in soffitta. Così per i grandi temi dogmatici e anche per quelli etici, che fino a ieri sembravano dominanti”.

Il mutamento sembra avvenuto non soltanto in qualche frangia particolarmente politicizzata, “ma nella grande piazza comune:
parrocchie, associazioni, comunità, gruppi”.

Alle tesi seguono quattro applicazioni, secondo Gentiloni.

1) Il mondo cattolico si avvicina singolarmente a un certo mondo laico “che ha gli stessi intendimenti e combatte le stesse battaglie per la pace”.
Una qualche distanza fra credenti e non che tempo fa appariva enorme, incolmabile, “oggi appare ridotta: forse meno importante, forse addirittura irrilevante”;

2) All’interno del mondo cattolico si vanno sempre più accostando – quasi sovrapponendo – le cosiddette comunità di base costituite da credenti un tempo “mal visti, forse addirittura in odore di eresia”, agli ambienti della Chiesa più preoccupati di ortodossia
e di disciplina: “divisioni, screzi, fratture che oggi sembrano non dimenticate ma quasi accantonate, se è vero che tutti insieme cerchiamo di sottolineare quanto la pace sia essenziale e quanto il resto lo sia molto meno”.

3) Lo stesso rapporto tra gerarchia e fedeli anche più inquieti – anche atei – si sta facendo sempre più stretto: “Non è in gioco l’obbedienza, se è vero che gli intenti sono, praticamente, gli stessi […] I cattolici di base non ricevono condanne, ma non si aspettano neppure approvazioni ufficiali.
La pace ha attribuito loro e alle loro iniziative una sorta di legittimazione ma anche di autonomia.
Tutti sembrano più adulti, più maturi”.

4) La grande minaccia dell’Islam – che si erge dopo il comunismo ateo – pare profilarsi come annuncio di un confronto anche più aspro di quello sostenuto nei decenni scorsi.
In questo quadro geostrategico della missionarietà l’attenzione della Chiesa si punta soprattutto sull’Africa, preoccupandosi meno dell’America Latina e della sua teologia “in odore di comunismo. Oggi in primo piano, con la pace, la fame e le malattie
di un’Africa con l’Islam in espansione. I vari padri Zanotelli sono oggi i grandi maestri del popolo cattolico”.

Chiusa sintetica:
“Il mondo cattolico si sta rendendo conto che oggi è in gioco non tanto una fede religiosa, quanto il mondo stesso.
Si sta facendo strada una consapevolezza nuova, certamente più tragica: chi sa se più laica eo più evangelica?”.
“La stessa preghiera è essenzialmente preghiera per la pace”.

Commento.
Dunque, non importa poi molto una fede religiosa in crisi?
Non importa poi molto un cattolicesimo dubbiamente evangelico?
Non importa poi molto una disobbedienza programmata o resa impossibile per mancanza di sicuri orientamenti?
Non importa poi molto una vita di grazia e una contemplazione fine a se stessa e orientata alla vita etema e così via?

Che cosa rimane del cattolicesimo?
Cristo c’entra ancora almeno un pochino?
La pace a cui ci si protende può essere senza giustizia e senza libertà?
E questo che il Papa si augura e chiede?

Ho detto: non ho accostato l’articolo di Gentiloni come un’enciclica; ma forse invita a riflettere anche i cattolici che pure dovrebbero vedere le cose più a fondo.

(c) Il Giornale, Venerdì 28 febbraio 2003