(il Giornale) La carta degli immigrati di Bologna modello di convivenza

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Vaticano e immigrazione: Guazzaloca, un modello per il mondo


courtesy of ANDREA TORNIELLI

Nel marzo 2003, quando il Consiglio comunale di Bologna
approvò la Carta dei diritti e dei doveri per una civile
convivenza, preparata da Giovanni Salizzoni, vicesindaco
della città nell’era Guazzaloca, l’opposizione oggi
divenuta maggioranza, Ds e Margherita, votò contro.

Ora quel «patto», che fissa diritti e doveri degli immigrati
e della comunità che li accoglie, è stato assunto come
modello dalla Santa sede.
La Carta è stata infatti integralmente pubblicata su «People
on the Move», rivista ufficiale del Pontificio consiglio
della pastorale per i migranti e gli itineranti, il
dicastero vaticano che si occupa di assistere la «gente in
movimento», vale a dire migranti, esuli, rifugiati,
profughi, marittimi, addetti ai trasporti stradali, nomadi,
circensi, lunaparchisti, pellegrini e turisti.

«Abbiamo pubblicato quel testo – spiega al Giornale
l’arcivescovo Agostino Marchetto, segretario del
Pontificio consiglio – per farlo conoscere nel mondo. Ci
è sembrato un esempio interessante e positivo di come si
possano coniugare i diritti di chi accoglie con i diritti
di chi viene accolto, il rispetto per l’identità degli
immigrati ma anche dell’identità, dei valori e della
cultura della comunità che accoglie».

Credo che l’esempio bolognese – aggiunge il prelato – possa
ispirare altre realtà a livello locale in Italia e in
Europa».
Dunque il Vaticano vede con favore l’esportazione di quanto
partorito dalla giunta Guazzaloca in materia di immigrazione.

La Carta approvata l’anno scorso sancisce che ai nuovi
arrivati debba essere «assicurata l’informazione sulle
regole basilari della democrazia nazionale e sulle tradizioni
storico-culturali della città» e stabilisce azioni mirate
per favorire l’inserimento nella città, con aiuti per poveri
ed emarginati, e con iniziative che facilitino la
partecipazione degli immigrati alla vita della comunità.
Nel testo vengono ripudiati con fermezza il razzismo e la
discriminazione a causa dell’origine etnica o religione e
si garantiscono strumenti per conoscere la lingua italiana
e aiuto per l’inserimento scolastico.
Si stabiliscono interventi di sostegno all’occupazione per
le fasce più deboli e aiuti per la casa a prezzi agevolati.

L’iniziativa bolognese è stata al centro di un convegno
internazionale al quale hanno partecipato rappresentanti
delle principali capitali europee.
E il testo della Carta è stato richiesto proprio in questi
giorni dall’area metropolitana di Barcellona, che intende
sottoporlo all’attenzione dei Comuni dell’hinterland.
Nella città catalana, com’è noto, governa un’amministrazione
socialista.
Anche il Comune di Lecce ha adottato nelle scorse settimane
il testo bolognese, con il voto favorevole delle opposizioni,
compresi diessini e Rifondazione comunista.

«L’idea di fondo che soggiace alla Carta – spiega l’ex
vicesindaco di Bologna Giovanni Salizzoni – è che la
comunità ospitante ha una sua identità costruita lungo
i secoli, che l’immigrato deve rispettare. Ne può profittare,
se lo desidera. Ma non gli è chiesto di far sua questa
identità. Gli è garantito che può mantenere la propria nel
rispetto della nostra e di quel minimo di regole essenziali
che hanno fondato e tuttora fondano il nostro vivere
civile. In questo senso la Carta è un patto e non uno
strumento di integrazione forzosa o surrettizia».

«Siamo infatti convinti – aggiunge – che l’integrazione o è
una scelta personale oppure è l’esito di processi storici
di lunga durata. L’offerta del patto potremmo sintetizzarla
così: ti dico ciò che io sono, e ti chiedo di rispettarmi;
ma poi offro e chiedo anche per te tutto ciò che chiedo
per me».

Per l’ex vicesindaco della giunta Guazzaloca bisognerà
infine prendere sul serio la proposta del voto amministrativo
per gli immigrati: «Bisogna dare ai Comuni la possibilità
di dotarsi di una Carta costitutiva e dopo che questa è
stata sottoscritta da tutti come impegno, si può pensare,
per i Comuni che lo vogliono fare, di arrivare al diritto
di voto per gli immigrati».

(C) ilGiornale, 25-7-2004