Dignare me laudare te, Virgo sacrata!
Da EO virtutem contra hostes tuos!
Ci sono ancora cavalieri
Prima della emozionante testimonianza di Simone Pillon, due parole per chi ci legge da fuori Italia o non segue le vicende del Family Day.
– Simone Pillon è un cattolico, bresciano, marito, padre, avvocato.
– Simone Pillon è un membro del Cammino Neocatecumenale e – come vedrete più sotto – ha più palle di tanti falsi tradizionalisti che per la famiglia, la fede e l'Italia non fanno e non rischiano MAI nulla.
– Simone Pillon è un militante pro family da almeno 30 anni.
– Simone Pillon è un dirigente del CDNF-Family Day che si espone quando un referente locale è minacciato.
– Simone Pillon ha difeso gratuitamente militanti prolife e profamily ottenendo anche risultati storici.
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– Simone Pillon è sotto processo per aver "offeso la reputazione dell'associazione Omphalos Arcigay e Arcilesbica" e giovedì 22 giugno si è svolta la prima udienza.
Oggi questo cavaliere di Maria ha bisogno di preghiere e di solidarietà, perché in momenti come quelli che sta passando sentirsi solo può togliere la forza di combattere… e siccome l'Italia e i cattolici non possono permettersi di avere un Simone Pillon che non sia al 100%,
SI CHIEDE A OGNI LETTORE DI
RECITARE UN SANTO ROSARIO
PERCHE’ SIMONE PILLON
CONSERVI LA FORZA DI COMBATTERE
FINO ALL’ULTIMO RESPIRO
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San Mariano, Umbria, 24/6/2017
Riesco solo oggi a scrivere con calma due parole sul processo che è cominciato giovedì 22 giugno e che mi ha visto sul banco degli imputati.
Il primo pensiero è di gratitudine alla storia che mi permette di soffrire per la verità. So infatti che la ricompensa sarà grande, e in una misura già ne sto gustando la caparra sia per la pace che provo nonostante tutto sia per le tantissime manifestazioni di solidarietà che mi giungono da ogni dove (anche insospettabili e da mondi lontani anni luce dal nostro punto di vista).
Il secondo pensiero è che nel mio cuore ho avuto la grazia di vincere in anticipo il processo perché mi è stato dato di non odiare. Non provo infatti né odio né risentimento verso i miei accusatori tanto che li ricordo ogni giorno nelle mie povere preghiere, e questa per un temperamento come il mio è la più grande delle vittorie.
Sto affrontando il processo con la consapevolezza che sono in gioco sia il mio futuro (in caso di condanna rischio ripercussioni sulla mia professione) che quello della mia famiglia , visto che il risarcimento richiesto dalle parti civili (circa 350-400 mila euro) va molto oltre le mie capacità economiche, ma soprattutto con la certezza che è mio preciso dovere affrontarlo, per dare a tutti i genitori nel mio piccolo la consapevolezza che non possiamo arrenderci davanti alle ideologie genderiste che vogliono ingoiare i nostri figli.
Alzarsi in piedi e soffrire personalmente per dichiarare la nostra libertà e difendere i nostri figli comporta il rischio di essere colpiti personalmente, e cominciamo ad essere in tanti a farne le spese. Il mio pensiero va a chi come me (medici, insegnanti, psicologi, giornalisti) sta affrontando tribunali e consigli di disciplina con l'accusa di aver detto la verità.
La strategia delle ideologie è chiara e non tollera voci di dissenso.
E tuttavia queste ideologie dimostrano la loro pochezza e inconsistenza ricorrendo allo strumento penale e disciplinare visto che se avessero argomentazioni logiche e convincenti non avrebbero problemi ad affrontare il dibattito pubblico. L'intolleranza verso il dissenso è la miglior prova della loro debolezza.
Consentitemi infine una nota personale. Sto sperimentando quanto sia bella e nobile la professione che esercito. Credo che ogni avvocato dovrebbe provare almeno una volta cosa significhi essere messo alla sbarra, essere in piedi davanti a un tribunale, rischiando la propria libertà la propria stabilità economica e la propria dignità.
Nelle società arcaiche quando uno veniva accusato, veniva posto in mezzo all'assemblea e lasciato solo per essere lapidato.
Bastava però che anche solo uno dei cittadini esenti da accuse si alzasse e si ponesse accanto all'accusato, significando così di credere alla sua innocenza al punto da esser disposto a morire con lui, per fermare la mano degli altri e costringere gli accusatori all'assoluzione.
Questi era detto PARACLITOS, in latino ADVOCATUS.
Ecco. In mezzo alla piazza non ero solo. C'erano i miei avvocati ma soprattutto c'era ognuno di voi. E a ben guardare, per chi ha occhi esperti, forse si poteva intravedere anche un altro Paraclitos.
Il processo sarà lungo e difficile. Vi chiedo di restare accanto a me.
Grazie di cuore perciò a ciascuno di voi, a chi mi ha scritto, a chi ha pregato per me e a chi mi ha rivolto anche solo un pensiero.
Andiamo avanti con coraggio e con forza, fondati nella verità.
Simone
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