Papa Benedetto XVI parla ancora: c’è una “dittatura mondiale di ideologie apparentemente umanistiche”

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Papa Benedetto XVI in una nuova biografia di prossima pubblicazione  (in italiano qui) parla esplicitamente del “potere spirituale dell’Anti-Cristo” presente in una certa mentalità molto diffusa nella nostra società.

Maike Hickson, parla di questa nuova biografia nel suo articolo pubblicato su Lifesitenews da cui riprendiamo e traduciamo un passo dalla pagina 1074 la cui foto trovate piu sotto:

Domanda: Una frase della Sua predica durante la messa per l’inizio del pontificato è rimasta particolarmente impressa nella memoria: «Pregate per me, perché non fugga davanti ai lupi.» Aveva previsto tutto quello che avrebbe dovuto affrontare?

Benedetto XVI: Anche qui devo dire che si tende a ridurre troppo la dimensione di quanto può incutere paura a un Papa. Naturalmente questioni come i «Vatileaks» sono incresciose e, soprattutto, non comprensibili e causa di grande turbamento per gli uomini del nostro grande mondo. Ma la vera minaccia per la Chiesa e quindi per il ministero petrino non risiede in queste cose, bensì nella dittatura mondiale di ideologie apparentemente umanistiche, contraddicendo le quali si resta esclusi dal consenso sociale di fondo. Ancora cento anni fa, tutti avrebbero considerato assurdo parlare di matrimonio omosessuale. Oggi chi vi si opponga viene scomunicato dalla società. Similmente stanno le cose per l’aborto e la produzione di esseri umani in laboratorio. La società moderna sta formulando una fede anticristica, cui non ci si può opporre senza essere puniti con la scomunica sociale. È quindi più che naturale avere paura di questa forza spirituale dell’Anticristo e ci vuole davvero l’aiuto della preghiera di un’intera diocesi e della Chiesa universale per opporvi resistenza.

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Card. Sarah: questa epidemia svela la cruda realtà della modernità

Il cardinale Robert Sarah, Prefetto della Congregazione per il Culto Divino e la Disciplina dei Sacramenti del Vaticano, ha rilasciato una lunga intervista sulla pandemia di coronavirus a Charlotte d’Ornellas della rivista francese Valeurs.

Ecco i passi iniziali (la traduzione dal francese all’inglese è di Edward Pentin, quella dall’inglese all’italiano è mia ): 

D’ORNELLAS: Come si sente riguardo alla crisi del coronavirus?

CARDINAL SARAH: Questo virus ha agito come un avvertimento. Nel giro di poche settimane, la grande illusione di un mondo materiale che si credeva onnipotente sembra essere crollata.
Qualche giorno fa i politici stavano parlando di crescita, di pensioni, di riduzione della disoccupazione. Erano sicuri di sé stessi. E ora un virus, un virus microscopico, ha messo in ginocchio questo mondo, un mondo che guarda a se stesso, che si compiace, ubriaco di autocompiacimento perché pensava di essere invulnerabile.

La crisi attuale è una parabola. Ha rivelato come tutto ciò che facciamo, e siamo invitati a credere, fosse incoerente, fragile e vuoto. Ci è stato detto: si può consumare senza limiti! Ma l’economia è collassata e i mercati azionari stanno crollando. I fallimenti sono ovunque.
Ci è stato promesso di spingere sempre più in là i limiti della natura umana da una scienza trionfante. Ci è stato detto della procreazione artificiale, della maternità surrogata, del transumanesimo, dell’umanità rafforzata.
Ci vantavamo di essere un uomo di sintesi e un’umanità che le biotecnologie avrebbero reso invincibile e immortale.
Ma qui siamo in preda al panico, confinati da un virus di cui non sappiamo quasi nulla. Epidemia era una parola antiquata, medievale. Improvvisamente è diventata la nostra vita quotidiana.

Credo che questa epidemia abbia dissipato il fumo dell’illusione. Il cosiddetto uomo onnipotente appare nella sua cruda realtà. Lì è nudo. La sua debolezza e la sua vulnerabilità sono evidenti.
Essere confinati nelle nostre case ci permetterà, si spera, di tornare all’essenziale, di riscoprire l’importanza del nostro rapporto con Dio, e quindi la centralità della preghiera nell’esistenza umana. E, nella consapevolezza della nostra fragilità, affidarci a Dio e alla sua misericordia paterna.

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Assolto il Card. G. Pell: martire del politicamente corretto

del prof. Mauro Ronco, ordinario emerito di Diritto Penale Univ. Sassari

 

1. La notizia che l’Alta Corte australiana ha prosciolto il Cardinale George Pell da ogni accusa, ordinandone la scarcerazione dopo 400 giorni di detenzione in un carcere di alta sicurezza, ha riempito di gioia il mio cuore.
Qualcuno dopo la sentenza ha detto: “Allora è innocente!”. Sulla connessione causale automatica tra sentenza e innocenza io non concordo. Non è che il Cardinale Pell sia innocente perché l’Alta Corte lo ha prosciolto; egli è innocente perché non ha mai commesso gli abusi che gli erano stati ingiustamente addebitati e perché nessuna prova logicamente valida era stata formata contro di lui.

Occorre liberarci dal velo di ipocrisia che avvolge spesso la vita giuridica e sociale. L’effato di una sentenza definitiva “pro veritate habetur”. Ma non racchiude necessariamente la verità. Certo, occorre rispettare le sentenze, come anche le leggi.

La legge umana, però, contraria al diritto naturale, non è vera legge, “sed legis corruptio” (San Tommaso, Summa Theologie, I-II, q. 95, a.2). Quindi, non obbliga in coscienza il cittadino. La sentenza può essere ingiusta per dolo o per colpa del giudice o di altri soggetti protagonisti dell’accusa, ovvero per una serie di contingenze casuali che hanno falsato l’accertamento della verità. Alla sentenza ingiusta il condannato soggiace come a una violenza superiore cui egli non può resistere.

L’esecuzione di una pena recata da una sentenza ingiusta fa del condannato un testimone nascosto della verità. Il Cardinale Pell, che ha subìto ingiustamente la detenzione per 13 mesi, ha portato in sé stesso la sofferenza della pena a testimonianza della verità.

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Card. Burke: si pensa che la vittoria sul coronavirus dipenda totalmente da noi

Messaggio per la Settimana Santa dell’Anno

Cari amici,

Fin dall’inizio del mio servizio come vescovo di una diocesi, sembrava che ogni anno, con l’avvicinarsi delle celebrazioni del Natale e della Pasqua, ci sarebbe stato un evento profondamente triste nella diocesi o una crisi difficile da affrontare per il bene della diocesi.
Proprio mentre anticipavo con gioia le celebrazioni dei grandi misteri della nostra salvezza, accadeva qualcosa che, da un punto di vista umano, metteva una nube oscura sulle celebrazioni e poneva in discussione la gioia che esse ispiravano.
Una volta, quando ho commentato con un fratello Vescovo questa esperienza dolorosamente troppo regolare, mi ha semplicemente risposto: “È Satana che cerca di rubarti la gioia”.

Ha senso che Satana, che Nostro Signore descrive come “un omicida fin dall’inizio, … un bugiardo e padre della menzogna” (Gv 8, 44) voglia nascondere ai nostri occhi le grandi realtà dell’Incarnazione e della Redenzione, voglia distrarci dai riti liturgici attraverso i quali non solo celebriamo quelle verità, ma riceviamo le incommensurabili e incessanti grazie che ci hanno conquistato.
Satana vuole convincerci che la perdita e la morte, e la tristezza e la paura che le accompagnano naturalmente dimostrano che Cristo è falso, falsificano la Sua Incarnazione redentrice, e mostrano che la nostra fede e la gioia che essa naturalmente ispira sono una menzogna.

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Mons. Giampaolo Crepaldi. Coronavirus, l’oggi e il domani. Riflessioni su un’emergenza non solo sanitaria

Niente sarà più come prima. L’epidemia connessa con la diffusione del “COVID-19” ha un forte impatto su molti aspetti della convivenza tra gli uomini e per questo richiede anche un’analisi dal punto di vista della Dottrina sociale della Chiesa.

Il contagio è prima di tutto un evento di tipo sanitario e già questo lo collega direttamente con il fine del bene comune. La salute ne fa certamente parte.
Nel contempo pone il problema del rapporto tra l’uomo e la natura e ci invita a superare il naturalismo oggi molto diffuso e dimentico che, senza il governo dell’uomo, la natura produce anche disastri e che una natura solo buona e originariamente incontaminata non esiste.
Poi pone il problema della partecipazione al bene comune e della solidarietà, invitando ad affrontare in base al principio di sussidiarietà i diversi apporti che i soggetti politici e sociali possono dare alla soluzione di questo grave problema e alla ricostruzione della normalità quando fosse passato.

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Perché il coronavirus? Cosa chiedere?

Nella sua bimillenaria esperienza, il Corpo Mistico di Cristo (la Chiesa) ha sempre saputo individuare la causa delle epidemie e quali sono i rimedi da adottare in via prioritaria.

Li riproponiamo (tradotti dal latino) dopo il decreto che rende tutta l’Italia “zona arancio”, certi che saranno ben più efficaci.
Tutti i sacerdoti sapranno trovare il modo per inserirli nella propria S. Messa sine populo, anche nella forma ordinaria del rito romano.
I laici possono utilizzarli per capire cosa chiedere e, soprattutto, a Chi.

 

Santa Messa votiva per allontanare la mortalità e in tempo di peste.

Il flagello delle malattie epidemiche è una grave prova per l’umanità. La scienza ne ricerca le cause e con tutti i suoi mezzi cerca di arrestarne il progresso: ed è bene.
Ma bisogna pure alzare gli occhi a Dio, il quale permette il flagello perché l’uomo dall’esperienza della brevità della vita presente ritorni sulla retta strada e si prepari a comparire al Tribunale del Giudice Eterno, che a tempo debito interviene perché il male abbia termine.
L’antifona d’introito è una preghiera a Dio, perché ordini alle cause del male di cessare dal loro influsso pernicioso.

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Mons. d’Ercole (AP): “Pregare per combattere il coronavirus e ogni altro virus morale e spirituale”

Carissimi sacerdoti, diaconi, religiosi e religiose, carissimi fedeli,

a seguito della nuova Ordinanza del Presidente della Giunta Regionale, concernente il covid-19 (coronavirus), che proibisce nella regione Marche ogni manifestazione pubblica dalle 00,00 del 4 marzo alle 24,00 dell’8 marzo, anche noi come Chiesa siamo tenuti, nelle parrocchie della Regione Marche, ad applicarla adottando innanzitutto ogni possibile misura igienico-sanitaria già ampiamente consigliata anche per quanto riguarda le celebrazioni liturgiche e ogni altra attività afferente alle parrocchie e agli uffici della curia diocesana .

Tutte le chiese restino comunque aperte per la preghiera personale, nelle modalità già da me indicate nella precedente comunicazione con l’esposizione del Santissimo Sacramento e la possibilità di distribuire la santa comunione, mentre chiedo ai sacerdoti di essere disponibili per l’ascolto individuale, per le confessioni e il ministero della consolazione, rendendoci conto di quanto sia importante in questo momento accompagnare la nostra gente, piuttosto spaventata da questo virus.

Dobbiamo cogliere questa emergenza non come uno “stop” all’attività pastorale, bensì come un’opportunità di vivere il nostro ministero in maniera diversa, privilegiando la preghiera e il contatto individuale con le persone.

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S.E. Mons. Cavina: le Ceneri e il virus… in una società senza Dio

 

Un microscopico virus sta paralizzando il mondo e la presunzione dell’uomo di essere padrone del proprio destino si trasforma immediatamente in schiavitù. Una entità talmente piccola, che nemmeno vediamo, ci domina e manda in pezzi il sogno di volere costruire il paradiso in terra.

Si tratta di un evento che, ancora una volta, ci porta a confrontarci con la verità della condizione umana, in quanto ne mette a nudo la debolezza e la fragilità. Nello stesso tempo, esso costituisce un richiamo all’esercizio della virtù dell’umiltà, la quale – quando è vera – ci porta ad inginocchiarci davanti al Signore per comprendere chi è veramente l’uomo.

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Chi è don Armando, il parroco linciato dalle “Iene”

Le TV di Berluscone succubi del socialismo.
Le IENE: Esaltare le porcherie porci, umiliare i buoni.
Il caso del coraggioso parroco mandato alla gogna mass-mediatica.
Un’operazione organizzata da un collega ecclesiastico invidioso?
Ma a Vanzaghello i laici sono organizzati, non giocano al “piccolo sacrestano”: e prendono in massa le difese del buon parroco sui mass-media.

—–

Caro direttore, i giorni scorsi su alcuni quotidiani nazionali, e stretto giro sul profilo social di una nota “opinionista”, sono apparsi stralci di titoli e pagine tratti del bollettino della Parrocchia di Vanzaghello (Mi), il Mantice.
Le frasi, estrapolate dal loro contesto, hanno dato vita ad un vero e proprio “linciaggio” social del parroco, don Armando, reo di aver pubblicato concetti “imbarazzanti e inammissibili nel 2020”, perché non in linea con alcune tendenze “politically correct”.

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Vaticano, Cina e persecuzione socialista: il seme di nuovi cristiani

I cattolici cinesi stanno vivendo ormai da tempo una delle peggiori persecuzioni al mondo: lo ha dichiarato Steven Mosher, presidente del Population Research Institute, associazione no profit che ha tra gli scopi quello di denunciare i miti della sovrappopolazione e gli abusi commessi durante i programmi di controllo delle nascite.
È stato tra i relatori del Rome Life Forum, il convegno internazionale organizzato ogni anno prima della Marcia per la Vita: riprendendo mons. Schneider, secondo cui sostituire alla volontà di Dio quella dell’uomo senza Dio è tipico della città dell’Uomo, ha detto che tutto ciò lo vediamo all’ennesima potenza attuato nella Cina di oggi.
Cosa fare quindi?
Oltre alla necessità di una ferma presa di posizione da parte del Vaticano, afferma Mosher, è impellente la consacrazione della Cina al Cuore Immacolato di Maria.

 

Qual è la situazione della Chiesa cattolica in Cina? Quale il ruolo del Vaticano?

Per i nostri fratelli in Cina le cose stanno andando di male in peggio. L’accordo segreto sino-vaticano, che doveva fornire protezione alla Chiesa cattolica in Cina, è stato rovesciato. Viene usato dalle autorità comuniste per distruggere la Chiesa cattolica sotterranea, sofferente ma fedele.

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