(ZENIT) Il sacerdozio richiede castità ed adesione alla morale

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Vescovi tedeschi e svizzeri: “no” all’ammissione al Seminario a candidati con tendenze omosessuali radicate


I presuli appoggiano l’Istruzione ad hoc redatta dalla Congregazione per l’Educazione Cattolica

BONN/FRIBURGO, giovedì, 24 novembre 2005 (ZENIT.org).- I Vescovi tedeschi e quelli svizzeri si sono detti favorevoli alle conclusioni presentate da un‘Istruzione redatta dalla Congregazione per l’Educazione Cattolica, secondo cui “la Chiesa [… ] non può ammettere al Seminario e agli Ordini sacri coloro che praticano l’omosessualità, presentano tendenze omosessuali profondamente radicate o sostengono la cosiddetta cultura gay”.

Questo il parere espresso in due comunicati distinti dalla Conferenza Episcopale Tedesca (http://dbk.de) e dalla Conferenza dei Vescovi Svizzeri (http://www.kath.ch) nel commentare l’Istruzione “Circa i criteri di discernimento vocazionale riguardo alle persone con tendenze omosessuali in vista della loro ammissione al Seminario e agli Ordini sacri”, diffusa recentemente dall’agenzia “Adista” – senza che vi sia stata alcuna smentita da parte della Santa Sede – e la cui pubblicazione ufficiale è prevista per il 29 novembre prossimo.

L’Istruzione, approvata da Benedetto XVI il 31 agosto 2005, intende rispondere ad una questione urgente dettata dalla situazione attuale e che concerne l’ammissione o meno al Seminario e agli Ordini sacri di candidati che mostrano di avere tendenze omosessuali profondamente radicate, senza tuttavia trattare tutte le problematiche di ordine affettivo o sessuale legate alla formazione dei futuri sacerdoti.

Il documento vaticano reca la data del 4 novembre 2005, Memoria di San Carlo Borromeo, Patrono dei Seminari, e la firma del Cardinale Zenon Grocholennwski e dell’Arcivescovo J. Michael Miller, C.S.B., rispettivamente Prefetto e Segretario della Congregazione per l’Educazione Cattolica.

Le norme di questo documento vaticano risultano essere in continuità con l’insegnamento del Concilio Vaticano II, e in particolare col Decreto Optatam totius (28 ottobre 1965) sulla formazione sacerdotale, oltre che con l’Esortazione apostolica post-sinodale Pastores dabo vobis (25 marzo 1992) di Giovanni Paolo II, che ha fatto seguito al Sinodo dei Vescovi del 1999 sulla formazione dei sacerdoti nelle circostanze attuali.

In una nota diffusa il 23 novembre, i Vescovi tedeschi specificano che nel documento non si allude a “tendenze omosessuali passeggere o che si presentano in età giovanile, quanto piuttosto a tendenze omosessuali profondamente radicate che possono condurre ad una situazione che ‘ostacola gravemente un corretto relazionarsi con uomini e donne’”.

“L’Istruzione – ricordano i presuli dell’episcopato tedesco – sottolinea il significato particolare della dimensione umana della formazione, che accanto a quella spirituale, intellettuale e pastorale, rappresenta ‘il fondamento necessario di tutta la formazione’”.

Per questa ragione viene fatto rilevare al Vescovo, al Superiore Maggiore, al Rettore del Seminario così come al direttore spirituale o agli altri educatori del Seminario – afferma la nota citando il documento – il loro dovere di “pervenire ad un giudizio moralmente certo sulle qualità” del candidato e “nel caso di un dubbio serio al riguardo, non devono ammetterlo all’Ordinazione”.

“Di conseguenza, alla fine dell’Istruzione è il candidato stesso ad essere richiamato alla sua responsabilità, che nessuno può togliergli”, commentano i presuli tedeschi, ricordando tuttavia che il documento invita a mostrare rispetto nei confronti delle persone omosessuali, evitando ogni atto discriminatorio.

In una nota datata 23 novembre, i Vescovi svizzeri affermano invece che “chi prende liberamente la decisione di vivere il celibato al servizio della Chiesa non può onestamente condurre uno stile di vita in contrasto con questa decisione o assumere atteggiamenti incompatibili con la Chiesa”.

“Se in un uomo le tendenze omosessuali rendono impossibile l’astinenza sessuale, l’ammissione al sacerdozio è impossibile”, hanno affermato.

“Al centro del nostro chiarimento per l’ammissione al ministero sacerdotale non vi è l’orientamento sessuale, ma l’idoneità alla conseguente sequela di Cristo”, scrivono i presuli svizzeri.

“Ciò che ci preme con una certa urgenza è che ciascun seminarista e ciascun sacerdote benefici di un accompagnamento umano e spirituale che li aiuti a vivere in piena libertà la forma di vita da loro scelta, con convinzione e in modo convincente”, si legge poi nella nota dell’episcopato svizzero.

Nell’esprimere parole di ringraziamento per “tutti i sacerdoti che vivono la loro vocazione con grande fedeltà”, i presuli si sono poi detti “consapevoli che nel nostro collegio sacerdotale e nei nostri seminari vivono confratelli che vivono un orientamento di persone eterosessuali e confratelli che vivono un orientamento di persone omosessuali. Ciascuno deve essere accettato e rispettato come persona e come confratello”.

I Vescovi hanno poi accennato al passaggio in cui l’Istruzione stabilisce che qualora ci si trovasse in presenza di tendenze omosessuali transitorie, esse devono essere superate “almeno tre anni prima dell’Ordinazione diaconale”.

Comunque, hanno ricordato i Vescovi svizzeri, “indipendentemente dal nostro orientamento sessuale noi abbiamo deciso di vivere un casto celibato”.
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