(ZENIT) Il Volto di Dio ed il Volto Santo di Manoppello

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Messaggio per la Quaresima dell’Arcivescovo di Chieti-Vasto, monsignor Bruno Forte


“Il tuo volto, Signore, io cerco”

CITTA’ DEL VATICANO, mercoledì, 1° marzo 2006 (ZENIT.org).- Pubblichiamo di seguito il messaggio per la Quaresima di monsignor Bruno Forte, Arcivescovo di Chieti-Vasto, dal titolo “Il Tuo volto, Signore, io cerco”.

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“IL TUO VOLTO, SIGNORE, IO CERCO”

Messaggio per la Quaresima 2006




“Il tuo volto, Signore, io cerco. Non nascondermi il tuo volto” (Salmo 27,8s). È struggente l’invocazione del Salmista! Davide, l’amato, cerca il volto rivelato e nascosto del suo Dio: volto rivelato, perché non potrebbe essere cercato se in qualche misura non avesse già raggiunto e rapito il suo cuore; e, tuttavia, volto nascosto, perché resta ardente il desiderio della visione luminosa e piena. Il volto del Signore vuole essere sempre cercato: lo lascia intendere anche il termine ebraico “panim”, “volto”, vocabolo plurale, che dice come il volto sia continuamente nuovo e diverso, mai uguale a se stesso eppur sempre lo stesso, com’è l’amore di Dio, fedele in eterno e proprio perciò nuovo in ogni stagione del cuore, Volto unico dai tanti volti, quante sono le ore e le forme della Sua misericordia.

Nella “pienezza del tempo” il Volto desiderato e nascosto si è offerto a noi in Gesù Cristo: “Dio, che aveva già parlato nei tempi antichi molte volte e in diversi modi ai padri per mezzo dei profeti, ultimamente, in questi giorni, ha parlato a noi per mezzo del Figlio, che ha costituito erede di tutte le cose e per mezzo del quale ha fatto anche il mondo. Questo Figlio è irradiazione della sua gloria e impronta della sua sostanza” (Ebrei 1,1-3). In Gesù, il Messia, contempliamo il Volto desiderato e atteso, lo splendore della gloria entrato nella storia: “Chi vede me, vede colui che mi ha mandato. Io come luce sono venuto nel mondo, perché chiunque crede in me non rimanga nelle tenebre” (Giovanni 12,45s). Eppure, anche l’incontro con Lui, vissuto nella fede, rimanda alla pienezza della visione, quando il Figlio dell’uomo verrà nella gloria (cf. Matteo 16,27) e il Suo Volto amato sarà sguardo di verità, giudizio di compassione infinita. Verso l’incontro compiuto tende il pellegrinaggio di chi crede: anche per il discepolo di Gesù il Volto contemplato dell’Amato accende il desiderio, rimandando a una profondità altra e nascosta, ultima e definitiva, promessa e donata in caparra, non del tutto manifestata. Come per la Vergine Maria, così per chi si riconosce figlio nel Figlio l’“eccomi” della sequela apre al pellegrinaggio della fede e non esime dall’invocazione innamorata e perseverante: “Il tuo volto, Signore, io cerco”.

Perciò nei secoli la fede ha cercato quel Volto, su cui far riposare la sua sete, da cui attingere la pace, anticipo della bellezza eterna: il Volto di Cristo è stato rappresentato, evocato, inseguito. L’Oriente ne ha fissato una forma “canonica”, che rispetta cioè un archetipo trasmesso dalla memoria fedele e dalla custodia del cuore. Di questo archetipo l’esemplare forse più originario – stando ad accurate ricerche soprattutto degli ultimi anni – potrebbe essere proprio il Volto Santo, custodito nel Santuario di Manoppello, nella nostra Arcidiocesi: perché e come sia giunto e venerato proprio in questa piccola località sulle pendici della Maiella, non lontana da Chieti, non sarà forse mai dato di saperlo del tutto. Quel che è certo è che da cinque secoli l’immagine non dipinta né tessuta, impressa per una sorta di esplosione di luce, singolarmente corrispondente a quella della Sindone, continua ad attirare folle, pellegrine alle sorgenti della Grazia, che nel luogo di preghiera del Santuario si offre attraverso il ministero del perdono, la Parola che illumina, il Pane di vita eterna. Il Volto viene a scriversi così nei cuori dei tanti volti di chi si è messo in cammino per lasciarsi riconciliare con Dio, pacificato nel Suo perdono, toccato dalla misericordia, che libera e salva.

Pastore della Chiesa teatino-vastese, più volte sono andato anch’io pellegrino a contemplare quel Volto: la discrezione dell’immagine è forza che attrae non nonostante, ma proprio mediante la sua umiltà; la levità apparente dei tratti evoca decisamente le offese arrecate al volto dell’“Uomo dei dolori, davanti a cui ci si copre la faccia” (Isaia 53, 3); la luce che si irradia da quegli occhi spalancati sembra venire incontro a te che li guardi. Nel guardare ti scopri guardato: ed è sguardo di compassione, di perdono, di tenerezza accogliente. Ciò che quel Volto più accende nel cuore è il bisogno di conoscere ancor più l’Amato, l’urgenza di raccoglierti e di lasciarti amare da Colui che è il Vivente, di cui l’immagine non può che restare umilissima traccia. Dall’incontro con quel telo trapassato dalla luce esci desideroso di contemplare la Luce venuta nelle tenebre, il Volto offerto nelle Scritture, il Redentore celato nei segni eucaristici, il Cristo radioso, che ti guarda e ti invita a incontrarLo e annunciarLo nei gesti di carità e di misericordia in cui continua a scriversi fra gli uomini la sequenza vivente del Suo Santo Vangelo…

Di questo sguardo ci parla proprio quest’anno il Santo Padre Benedetto XVI nel Suo messaggio per la Quaresima: “Anche oggi lo sguardo commosso di Cristo non cessa di posarsi sugli uomini e sui popoli”. E mai come oggi “è necessario che il nostro sguardo sull’uomo si misuri su quello di Cristo… Il digiuno e l’elemosina, che insieme con la preghiera la Chiesa propone in modo speciale nel periodo della Quaresima, sono occasione propizia per conformarci a quello sguardo”. Occorre cercare quello sguardo, farsi pellegrini verso quella luce: “La Quaresima – scrive ancora il Papa – è il tempo privilegiato del pellegrinaggio interiore verso Colui che è la fonte della misericordia. È un pellegrinaggio in cui Lui stesso ci accompagna attraverso il deserto della nostra povertà, sostenendoci nel cammino verso la gioia intensa della Pasqua”. Icona di questo pellegrinaggio interiore e invito forte a vivere l’incontro con quello sguardo potrà essere per tutti noi il pellegrinaggio al Santuario del Volto Santo di Manoppello in quest’anno giubilare dei cinquecento anni di presenza dell’immagine nella nostra terra. Il Santo Padre ha voluto far dono dell’indulgenza plenaria a chiunque vivrà questa singolare esperienza di grazia durante quest’anno, unendola a gesti di carità, con un cuore contrito e riconciliato con Dio nel sacramento del perdono, pregando secondo le intenzioni del Papa in comunione con tutta la Chiesa, nutrendosi nella celebrazione eucaristica col Pane di vita. A queste condizioni – che sono quelle di una vera conversione del cuore – l’indulgenza ci raggiungerà come l’aiuto della Chiesa, fondato sui meriti di Cristo, che ci soccorre nel superare le conseguenze della colpa commessa e perdonata. Queste conseguenze costituiscono la pena, frutto del peccato, che è come una ferita da rimarginare progressivamente lungo le vie della fede e dell’amore: ed è appunto in questo processo di guarigione che possono aiutarci i meriti di Cristo e dei santi, offertici nell’indulgenza attraverso il ministero della Chiesa.

Invito tutti a farsi pellegrini durante quest’anno, specialmente nel tempo di Quaresima e di Pasqua, al Santuario del Volto Santo, vivendo il cammino penitenziale indicato e pregando in modo speciale anche per la nostra Chiesa di Chieti-Vasto e il suo compito di evangelizzazione e di carità. Anche per ricordare a tutti questa nostra condizione di pellegrini e tutti invitare al cammino della conversione del cuore ho voluto riprendere l’antica tradizione delle Stazioni quaresimali (di cui allego il programma): l’ultima di esse – specialmente riservata ai giovani – si celebrerà proprio nella forma del pellegrinaggio penitenziale a Manoppello. Prego perché da questi cammini penitenziali nascano tanti frutti di carità, come un nuovo slancio di impegno e di partecipazione nei servizi di volontariato che la nostra Chiesa propone mediante le numerose iniziative della Caritas. A tutti ricordo che qualche ora di tempo donata generosamente per il servizio alle mense dei poveri o nelle strutture di accoglienza sparse sul territorio potrà apportare tanta gioia a chi non ne ha e aiutare il nostro cuore a contemplare lo sguardo di Gesù, che cambia la vita. Affido all’intercessione di Maria e dei nostri Santi il cammino penitenziale di questa Quaresima e a tutti auguro una Pasqua di speranza e di gioia, confortata dalla luce che si irradia dal Volto del Risorto, di cui a Manoppello abbiamo un’umile e significativa traccia. Tutti benedico con l’affetto profondo del mio cuore di Padre.

+ Bruno
Padre Arcivescovo
ZI06030102