(Vaticano) La parola fonte di unità

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CONFERENZA STAMPA DI PRESENTAZIONE DELL’INCHIESTA INTERNAZIONALE SULLA LETTURA DELLA BIBBIA IN PROSPETTIVA ECUMENICA , 14.10.2008

BIBBIA ED ECUMENISMO


Intervento di mons. Paglia

Parola di Dio ed ecumenismo

Un nodo importante che emerge dall’inchiesta riguarda il rapporto che i fedeli delle diverse tradizioni cristiane (cattolici, ortodossi, anglicani e protestanti) hanno con la Bibbia. L ’inchiesta, volutamente, ha incluso paesi che comprendono le diverse confessioni cristiane.[1] Una prima riflessione conferma che la Bibbia resta il "luogo" più efficace per l’incontro tra i cristiani. Lo avevano intuito già i padri conciliari e lo conferma l’Instrumentum laboris: "In generale, si nota con soddisfazione che la Bibbia è oggi il maggior punto di incontro per la preghiera e il dialogo tra le Chiese e le comunità ecclesiali. Si è presa coscienza che la fede che ci unisce e gli accenti diversi nell’interpretazione della stessa Parola sono un invito a riscoprire insieme le motivazioni che hanno creato la divisione. Rimane, tuttavia, la convinzione che i progressi fatti nel dialogo ecumenico con la Parola di Dio possono produrre altri effetti benefici"(54).

La ricerca fa emergere il notevole cammino realizzato particolarmente dai cattolici: negli ultimi 40 anni è stata cancellata quella "distanza" che si riscontrava ad esempio con il mondo protestante. Sorprende l’attenzione alle Scritture che si riscontra nella Russia europea. Ed è assolutamente straordinaria, rispetto agli altri paesi intervistati, la forte attenzione alla Bibbia che si riscontra negli Stati Uniti d’America, sia in ambito protestante che cattolico. Una riflessione approfondita meriterebbe la diversità di approccio alla Bibbia che si rileva nei diversi paesi esaminati. Una prima osservazione riguarda il rapporto che la lettura delle Scritture ha con l’intero impianto pastorale, in particolare con  la tenuta del tessuto ecclesiale. C’è poi il fenomeno della interpretazione della Bibbia nella grande galassia pentecostale. Ph. Jenkins[2], in un apposito studio, ritiene che nelle comunità pentecostali dell’America Latina, dell’Africa, dell’Asia gli atteggiamenti nei confronti della Bibbia sono molto diversi rispetto a quelli che hanno le denominazioni protestanti storiche del Nord. Non si tratta unicamente di una lettura più "entusiasta, immediata e diretta" delle Scritture, magari anche con una tentazione fondamentalista rispetto a quella più individualista e illuminista delle Chiese del nord del mondo. C’è un diverso modo di considerare il testo sacro, anche perché nelle comunità del Sud è chiara la dimensione di popolo che hanno le Chiese. Tale dimensione condiziona anche l’interpretazione delle Scritture.

Ascolto comune delle Scritture

Va tenuto presente, tuttavia, che nel dialogo ecumenico il terreno biblico è quello ove si è fatto il maggiore progresso ed è anche quello ove è possibile ancora una notevole collaborazione. Non mancano anche qui i problemi, di cui alcuni particolarmente delicati. L’incontro sulle Scritture però permette oggi un più robusto incontro tra i cristiani. Il significato ecumenico della lettura della Bibbia, nell’ascolto sincronico e diacronico, non è tuttavia ancora ben compreso nella sua ricchezza e nella sua indispensabilità. Ma là dove questo viene praticato fa emergere la ricchezza del patrimonio spirituale delle diverse tradizioni. La ricchezza di questo ascolto comune giova alla crescita spirituale di tutti, rende più audaci nel far maturare la comunione già esistente, allontana dalla tentazione di vivere la propria identità in maniera autosufficiente e spinge quindi a non ripiegarsi su se stessi. Attraverso l’ascolto delle Scritture il Signore continua a radunare il suo popolo e farlo crescere nell’amore e nella verità.

Non si deve dimenticare, inoltre, che l’ascolto comune delle Scritture spinge anche verso un annuncio comune. La stessa origine del movimento ecumenico lo conferma. E ancora oggi – soprattutto nei paesi non europei – appare evidente la contraddizione tra le divisioni dei cristiani e l’obbligo di un annuncio credibile agli uomini del nostro tempo. Il dialogo ecumenico sarà senza dubbio più fruttuoso se, concentrandosi spiritualmente sulla Parola di Dio, cederà il posto al dialogo di Dio con tutti i cristiani. E’ la via per superare più facilmente anche quel malessere che oggi appare qua e là nel dialogo tra i cristiani. La Parola di Dio ammonisce tutti i cristiani contro ogni chiusura e incoraggia nel cammino dell’unità. Nell’ascolto comune infatti i cristiani non solo si trovano già sulla via dell’unità, ma ne ricevono un vigore nuovo. E forse l’icona di Emmaus può rappresentare bene il cammino ecumenico: il lungo ascolto porta verso la "frazione del pane": allora i nostri occhi si apriranno per riconoscere il Risorto. E’ vero che la Lectio non è la panacea per risolvere i problemi ecumenici, ma appare oggi la via privilegiata per raggiungere l’unità visibile dei cristiani. Su di essa dobbiamo affrettare il passo, la Parola infatti per sua stessa natura tende alla comunione piena della mensa eucaristica e all’amore per il prossimo.

Traduzione e diffusione comune della Bibbia

C’è un ulteriore aspetto che può vedere i cristiani già uniti in un comune impegno: la traduzione e la diffusione della Bibbia. Già nel 1968 vennero redatti i Principi comuni per la collaborazione interconfessionale per la traduzione della Bibbia, aggiornati successivamente nel 1987. Ormai le traduzioni protestanti della Bibbia sono sempre più utilizzate dai cattolici e viceversa. In pochi decenni sono stati realizzati più di 300 progetti in comune, anche se mancano i problemi. Negli anni ‘90 la collaborazione delle Società Bibliche si è estesa alla Chiesa Ortodossa Russa e al Patriarcato Ecumenico di Constantinopoli, raggiungendo così una sempre più effettiva e piena cooperazione in ogni aspetto del lavoro (traduzione, stampa e diffusione della Bibbia). La più importante di queste iniziative comuni è la Traduction oecuménique de la Bible (TOB) frutto del lavoro di biblisti protestanti e cattolici provenienti dall’area di lingua francese. In misura minore anche la Chiesa ortodossa e biblisti ortodossi hanno collaborato a questa impresa. Nel 1972 furono pubblicati il Nuovo Testamento e tre anni più tardi l’Antico Testamento coi libri deuterocanonici, sia nella versione delle Società bibliche unite in un unico volume con note abbreviate, sia in una versione integrale più ampia con estese introduzioni e note. Va ricordata la Eineits Ubersetzung, in Germania, anche se ultimamente sono sopraggiunte alcune difficoltà[3].

In ogni caso le Società Bibliche sono oggi impegnate insieme alle Chiese cristiane in circa 800 progetti di traduzione o revisione della Bibbia nelle lingue di tutto il mondo. E la diffusione riguarda circa 500 milioni di testi biblici ogni anno (Bibbie, Nuovi Testamenti, singoli libri biblici o loro selezioni). Negli anni ‘60 si è consolidata una collaborazione specifica tra l’Alleanza Biblica Universale con studiosi cattolici per l’edizione critica del testo greco del Nuovo Testamento, The UBS Greek New Testament. Alcuni cattolici inoltre sono stati invitati a far parte del Comitato responsabile del progetto di analisi dei problemi di critica testuale dell’Antico Testamento in vista di una nuova edizione critica della Biblia Hebraica (la Quinta editio).

Il lavoro sino ad ora svolto è stato preziosissimo. Molto però resta da fare. La Bibbia è stata già tradotta in 2454 lingue diverse (interamente in 438, il solo Nuovo Testamento in 1168, e solo alcuni libri, ad esempio i Vangeli o i Salmi, in altre 848); restano ancora altre 4500 lingue in attesa di essere confrontate con le Sante Scritture. Se poi si calcola che le Società Bibliche hanno distribuito nel 2006 circa 26 milioni di Bibbie, vuol dire che si è raggiunto solo l’1 o il 2 per cento dei 2 miliardi di cristiani. Di fronte all’urgenza di diffondere la Bibbia i due organismi più noti, la Federazione Biblica Cattolica e le Società Bibliche, sebbene siano istituzioni molto diverse, firmano un comune accordo per favorire traduzioni e diffusione della Bibbia.

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[1] In particolare, nel caso del Regno Unito il sub campione di "praticanti" è costituito da individui che si dichiarano anglicani presbiteriani o di qualche Chiesa del protestantesimo storico, nel caso della Russia da Ortodossi. Anche in altri paesi (Stati Uniti, Olanda e Germania) la presenza di protestanti è sufficientemente rappresentata nel campione principale.

[2] Ph. Jenkins, I nuovi volti del cristianesimo, Milano 2008.

[3] In Germania, ad esempio, vi è un momento di stallo nella collaborazione cattolico-evangelica per la revisione della "traduzione unitaria" della sacra Scrittura. E in Slovenia sono sorte difficoltà per la scelta di un’unica traduzione per la Bibbia per tutti i cristiani del paese. Le difficoltà comunque non debbono frenare il cammino intrapreso. Lo stesso Consiglio delle Chiese evangeliche tedesche ribadisce che in ogni caso " la Bibbia è e rimane il vincolo più forte che unisce tra loro le Chiese cristiane".