Tolkien, il mito e la grazia

  • Categoria dell'articolo:In libreria

Sharing is caring!

PAOLO GULISANO, Tolkien: il mito e la grazia, Ed. Ancora, Milano, 2001, pp. 201, € 15.

John Ronald Reuel Tolkien è considerato uno dei più importanti autori di letteratura del Novecento: il suo romanzo <I>"Il Signore degli Anelli"</I> è uno dei più venduti nel mondo.
Ma sarebbe sbagliato considerarlo solo una storia fantasy, una fiaba anche per adulti, destinata a lettori che vogliono attraverso di essa evadere dalla realtà.
Il lettore attento scopre nel libro i grandi temi della lotta tra il bene e il male, dell’amicizia, della fedeltà spinta fino al sacrificio, della libertà, della verità, della grazia.
Per meglio comprendere il messaggio che traspare da <I>"Il Signore degli Anelli</I>" è sicuramente opportuno inserire l’opera all’interno della produzione letteraria di Tolkien, soprattutto con la lettura de <I>"Lo Hobbit" </I>e de<I> "Il Silmarillion</I>", per scoprire quella che, senza voler esagerare, si può definire una teologia, una visione della storia e della vita che il professore di Oxford ha posto alla base del suo lavoro.

E’ anche utile conoscere la vita di Tolkien, cattolico apostolico romano, come lui stesso amava definirsi, professore di filologia all’Università di Oxford, padre di quattro figli per i quali scrive fiabe e storie di hobbit, poiché molti episodi della sua vita sono significativi per comprendere la genesi delle sue opere. Il volume di Paolo Gulisano è sicuramente utilissimo a questo scopo: attraverso la narrazione della vita di Tolkien, si sofferma su quei temi che sono stati fonte di ispirazione per lo scrittore: l’amore per la natura e quello per le fiabe, che lo portano già adolescente a scrivere storie di elfi, l’esperienza drammatica della Guerra, dove conoscerà l’orrore della violenza, ma anche il coraggio e lo spirito di sacrificio dei soldati semplici, che sarà spunto per delineare i personaggi degli hobbit.</br>

Nel libro di Gulisano si parla naturalmente anche dei grandi personaggi suoi contemporanei: Lewis, Williams, Chesterton. </br>
In particolare con Lewis nacque una profonda amicizia e un sodalizio intellettuale e spirituale, che porterà Lewis alla conversione al cristianesimo.</br>
Per trovare l’ispirazione de<I> "Il Signore degli Anelli"</I> si deve certamente fare riferimento ai miti nordici, alle saghe celtiche e anglo-sassoni, ma per Tolkien la fiaba è al sevizio della verità. </br>
Egli stesso scrive ad un amico sacerdote di aver voluto realizzare un’opera in armonia con la teologia cattolica. Gulisano, basandosi proprio sulla lettere che l’autore scrive ad amici, lettori e ai suoi stessi figli (lettere che costituiscono dunque l’interpretazione autentica del romanzo) svela il messaggio e i valori che l’opera intende trasmettere.

Si parte dal grande tema della Cerca, del viaggio, tema caro a tutta la letteratura epica. Gulisano fa notare che, mentre abitualmente il viaggio è teso alla conquista di qualcosa, nell’opera di Tolkien lo scopo è quello di distruggere un oggetto prezioso così come per analogia, nella vita di ogni giorno, tra prove, tentativi, fallimenti e tentazioni, l’uomo cerca di liberarsi dal peccato.

Gli stessi protagonisti, gli hobbit, nella loro semplicità, rappresentano l’uomo comune, che combatte con le armi della fedeltà, dello spirito di sacrificio, dell’amicizia, della accettazione della propria vocazione e della fiducia nella provvidenza.

Nel trattare questi temi, Gulisano fa spesso riferimento al <I>Silmarillion</I>, l’opera di Tolkien che descrive la cosmogonia del mondo della Terra di Mezzo e che approfondisce le caratteristiche delle grandi stirpi che la popolano (gli elfi, i nani, gli uomini) dando un’idea chiara della visione di teologia della storia propria di Tolkien.

Nel mondo di Tolkien l’epica lotta del bene e del male è tema centrale del racconto, ma non manca mai il riferimento alla Speranza e alla Grazia, intese proprio nel loro significato cristiano.

Ed è proprio al tema della Grazia che Gulisano dedica un intero capitolo, per dare spazio a riflessioni sulla provvidenza, sull’aiuto soprannaturale che Dio concede alle creature per guidarle verso la salvezza, sulla conversione, sulla misericordia, sull’umiltà, la virtù tipica degli hobbit, che permetterà loro di portare a compimento la missione.

In conclusione, con l’auspicio che il successo della trasposizione cinematografica induca il pubblico ad accostarsi alla lettura de <I>"Il Signore degli Anelli"</I>, il volume di Gulisano si pone come un utile ed interessante strumento per comprendere e apprezzare ancora di più l’opera di Tolkien, e per trarne anche delle utili riflessioni spirituali.

Come ricorda Gulisano, Tolkien <I>"amava negli hobbit la semplicità, la bontà, la capacità di sacrificio, l’assenza di violenza. E’ attraverso la nobilitazione che il lato buono prevale su quello oscuro, la bellezza sulla bruttezza crudele, la regalità sulla tirannia, la libertà sull’asservimento. Tolkien dimostra che l’eroismo – e parimenti la santità – non è una questione per pochi eletti, ma è alla portata di tutti, per quanto piccoli, umili e insignificanti nella storia appaiano".

Andrea Arnaldi, collaboratore di Radio Maria

Gulisano e le immagini di Tolkien
Intervista a Paolo Gulisano, autore de "Gli eroi de Il signore degli anelli"
di Andrea Monda

Non esiste, ancora, una versione a fumetti del capolavoro di J.R.R.Tolkien, Il signore degli anelli.
Dopo la trasposizione cinematografica di Peter Jackson e la prossima versione musical che sarà realizzata entro il 2005 a Londra, è facile prevedere un’imminente riduzione a fumetti del romanzo più letto al mondo dopo la Bibbia (così recitano alcune statistiche). Per il momento, in Italia esiste solo una versione de Lo Hobbit a fumetti con le illustrazioni di David Wenzel (Rusconi, 1997, oggi nel catalogo Bompiani) e qualche bel libro illustrato (Il Bestiario di Tolkien e L’Anello di Tolkien, entrambi di David Day) tra cui spicca, non solo perché è il più recente, Gli eroi de Il signore degli anelli pubblicato quest’anno da l’Ancora. Si tratta di una nuova fatica di Paolo Gulisano, uno dei massimi esperti italiani nel vasto e intricato mondo tolkieniano. Dopo le varie “mappe” curate da Gulisano (La mappa della Terra di Mezzo, La mappa del Silmarillion) e dopo il bel saggio sul mondo spirituale e religioso che è a fondamento dell’intera opera tolkieniana (Tolkien, il mito e la grazia, sempre pubblicato dall’Ancora), Gulisano ha intrecciato la sua sempre acuta penna con le colorate matite di due ottimi illustratori, Andrea Red Mutti e Angelo Bussacchini. Ne è uscito fuori una versione non proprio a fumetti quanto invece un volume riccamente disegnato e che, con leggerezza, riesce a presentare al lettore una galleria, una “carrellata” di testi e di immagini incredibilmente esaustiva sul capolavoro di Tolkien. La sfida non era facile ma forse il segreto del successo di questo libro è nella dedica che compare nella prima pagina: “A Carlo, Francesco e Giovanni, senza dei quali, forse, questo libro non sarebbe nato”. E’ l’autore che parla, rivolgendosi ai suoi tre figlioletti, un po’ come lo stesso Tolkien faceva quando componeva le sue storie che, prima utilizzate come ninna-nanne serali per i suoi quattro figli, poi divennero quei libri che lo hanno reso celebre in tutto il mondo. Pregio e limite del volume di Gulisano è, direbbero i pubblicitari, proprio il suo “target”: un libro per bambini, adolescenti al massimo, con tutta l’ambiguità che questa affermazione porta con sé. Le migliori pagine della letteratura mondiale fanno parte, infatti, della cosiddetta “letteratura per ragazzi”, da Omero a tutta l’epica successiva, da Stevenson a Dumas, da Dickens a Tolkien appunto (solo per fare qualche esempio).

D. Chiediamo quindi all’autore, di professione medico, lombardo di 44 anni, se quella dedica è “sincera”, se veramente questo libro è nato ad uso e consumo domestico…

R. E’ la prima volta che mi capita di “dedicare” un mio libro a qualcuno, e davvero questa era l’occasione per farlo, perché realmente questo volume, senza il confronto con i miei bambini, non sarebbe nato. Il libro nasce dal desiderio di comunicare tutto il fascino e la bellezza de Il Signore degli Anelli al pubblico dei più piccoli. Tolkien non scrisse il suo capolavoro per i bambini, e la storia stessa non è una fiaba, come Lo Hobbit o altre opere tolkieniane, ma un’epica drammatica. Tuttavia, i suoi contenuti, la sua trama avvincente, i grandi valori umani di questa saga non possono non essere raccontati anche ai bambini, in particolare dopo l’uscita del film, che i miei figli, come penso tanti altri piccoli spettatori, hanno avuto occasione di vedere. A fronte delle tante domande che mi sono sentito rivolgere dopo il film (“Che differenza c’è tra hobbit e nani, perché gli elfi sono immortali, da dove viene Sauron” e così via) mi sono proposto – non senza una certa audacia – di realizzare un libro che fosse allo stesso tempo una sorta di “riduzione” per ragazzi del capolavoro tolkieniano e insieme una breve guida che desse risposta a queste curiosità: un libro che è stato pensato subito come illustrato, anche per stimolare la fantasia dei ragazzi giunti a Il Signore degli Anelli attraverso il film, facendo sì che il loro immaginario non si appiattisse sulle figure della pellicola di Jackson.

D. Come è stato realizzato? Il testo e le illustrazioni sono stati realizzati separatamente o insieme?

R. E’ stato un lavoro di squadra, simile a quello di una lavorazione cinematografica, con una sceneggiatura – scritta da me – e una fotografia e un allestimento curato dai due disegnatori. Le illustrazioni hanno fatto seguito al testo, ma abbiamo lavorato insieme dandoci consigli, suggerimenti, e il testo stesso si è qualche volta piegato alle esigenze dell’illustrazione! In sintesi si è trattato di un vero e proprio lavoro di sinergia, al fine di integrare armonicamente e dinamicamente testi e immagini: non si tratta infatti di un classico “libro illustrato”, dove i disegni sono una sorta di accompagnamento del testo, ma un lavoro simile – se vogliamo – al fumetto: una storia raccontata per testo e immagine, l’una necessaria all’altra.

D. Hai “messo bocca” sul lavoro degli illustratori? Le illustrazioni hanno condizionato il tuo lavoro?

R. Si è trattato di un lavoro frutto di più confronti: da quello con i miei figli, cui chiedevo cosa valesse la pena raccontare, a quello coi disegnatori, a quello con la redazione dell’Editrice, composta da persone tecnicamente validissime e competenti tolkieniani: più che “condizionato” il mio lavoro ne è stato sicuramente stimolato.

D. Cosa pensi di un’ipotesi di un Signore degli anelli interamente a fumetti?

R. Penso che si tratti di un’ipotesi suggestiva e affascinante: io credo che una versione a fumetti possa e debba essere fatta: la trilogia cinematografica che si concluderà quest’anno non deve essere la pietra miliare che sancisce e chiude l’interesse per Tolkien, ma deve essere un punto di partenza per nuovi lavori che – esaurita la deprecabile epoca delle assurde letture “ideologiche” di questo grande autore – continuino ad alimentare l’interesse per questo affascinante libro. In tal senso credo che ci sia spazio anche per una versione a fumetti del capolavoro tolkieniano, in grado di comunicare anche attraverso questa forma artistica tanto cara ai giovani (e non solo) tutta la forza epica e la magica bellezza del racconto. In passato il genere Fantasy, oggi non molto in voga nel fumetto, ha suscitato prodotti eccellenti come Il Principe Valiant: penso che Il Signore degli Anelli costituirebbe per sceneggiatori e disegnatori una sfida eccezionale in grado, se adeguatamente affrontata, di dare esiti altrettanto importanti. Io e gli amici Mutti e Bussacchini saremmo ben felici di trovare un editore che ci consentisse di affrontarla e – perché no? – di realizzarla con successo…

D. Cosa pensi del film di Jackson?

R. Jackson ha avuto il grande merito di portare centinaia di migliaia di persone, soprattutto giovani, a scoprire Il Signore degli Anelli: spettatori che in moltissimi casi si sono poi trasformati in lettori, e questo è senz’altro meritorio. In Italia poi questa popolarità del film ha fatto uscire Tolkien da quel limbo di misteriosa ambiguità in cui certa critica lo aveva per anni costretto: si è potuto vedere – se ancora non leggere – questa storia fatta di valori straordinari, di eroi umanissimi, che comunica il bene e il bello… Forse Jackson ha in qualche passaggio della sua saga cinematografica interpretato un po’ troppo liberamente il testo, ma c’è di fondo una fedeltà allo spirito di Tolkien, se non alla lettera…

D. Cosa avrebbe pensato Tolkien di tutto questo “deplorevole culto”?

R. Lo avrebbe guardato con stupore, e lo avrebbe fuggito, senza però condannarlo, con quella serena malinconia che contraddistinse la sua vita, e che lo portò a scrivere di cose immaginarie conservando sempre un realismo saggio e profondo. L’interesse attuale per Tolkien è tuttavia diverso da quello, quasi idolatrico, degli anni’60: grazie al cielo Il signore degli anelli non è diventato un fenomeno di moda né un sottoprodotto hollywoodiano, ma continua ad essere semplicemente un bellissimo libro.

D. Nuovi progetti? Sempre tolkieniani?

R. Per quanto riguarda Tolkien, dopo due mappe, la biografia e la versione per ragazzi, penso che potrei lasciarlo in pace per un po’, fumetto a parte…In realtà sto ancora lavorando intorno a quel mondo per me tanto affascinante che sono le isole britanniche, con la loro storia, la loro mitologia, la loro letteratura: presto ne verrà fuori qualcosa. E poi c’è il desiderio, che accarezzo da un po’ di tempo, di passare dalla saggistica alla letteratura, un territorio dove ci si può smarrire o, a seconda dei casi, ritrovare pienamente. Staremo a vedere…

da: Railibro