(Tempi) Repetita iuvant. Bibliografia. Ancora su Pio XII

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“Tempi”, Numero: 44 – 31 Ottobre 2002

Oltre che allo sbugiardato Cornwell si leggano le copiose
testimonianze storiche di parte ebraica
Oltre che allo sbugiardato Cornwell si leggano le copiose
testimonianze storiche di parte ebraica: Pinchas Emilio Lapide – console
israeliano a Milano – Roma e gli ebrei. L’azione del Vaticano a favore delle
vittime del Nazismo, Mondadori 1967 («Pio XII fu lo strumento di salvezza di
almeno 700mila, ma forse anche 860mila ebrei che dovevano morire per mano
nazista»). Joseph Lichten – membro dell’Anti Defamation League -, Pio XII e
gli ebrei, edizioni Dehoniane, Bologna 1988. Jenö Levai, Hungarian Jewry and
the Papacy. Pope Pius XII did not remain silent. Reports, documents and
records from church and state archives assembled by Jenö Levai, Sands&Co.
Londra 1968 – con introduzione di Robert M. W. Kempner, Sostituto
procuratore capo statunitense a Norimberga. Tra gli studi più recenti
segnaliamo: Padre Pierre Blet, Pio XII e la seconda guerra mondiale negli
Archivi Vaticani, San Paolo; Ronald J. Rychlak, Hitler, the war and the
Pope, Huntington (Indiana) 2000; Ralph McInerny, The defamation of Pius XII,
St. Augustine’s, South Bend (Indiana) 2000; Margherita Marchione, Pio XII.
Architetto di pace, Editoriale Pantheon, Roma 2000; Andrea Tornielli, Pio
XII. Il Papa degli ebrei, Piemme 2001. Sugli ebrei salvati da Pio XII: John
Patrick Carroll-Abbing, But for Grace of God: the story of an Irish priest
who became a resistence leader and later a father to thousands of children
in the boy’s town of Italy, Secker & Warburg, Londra 1966; Antonio Gaspari,
Nascosti in convento, Ancora; Antonio Gaspari, Gli ebrei salvati da Pio XII,
Logos; Enzo Forcella, La Resistenza in convento, Einaudi. Tra le tante
testimonianze di affetto e ringraziamenti pervenuti a Pio XII dal mondo
ebraico a guerra terminata ricordiamo: Dott. A. Leo Kubowitzki, Segretario
Generale del World Jewish Congress, recatosi in Udienza da Pio XII per
presentare «al Santo Padre, a nome dell’Unione delle Comunità Israelitiche,
i più sentiti ringraziamenti per l’opera svolta dalla Chiesa Cattolica a
favore della popolazione ebraica in tutta l’Europa durante la guerra» (L’
Osservatore Romano, 23 settembre 1945, p. 1). Kubowitzki donò 20mila dollari
alle opere caritative vaticane. Giuseppe Nathan, Commissario dell’Unione
delle Comunità israelitiche italiane: «rivolgiamo un riverente omaggio di
riconoscenza al Sommo Pontefice, ai religiosi e alle religiose che attuando
le direttive del Santo Padre non hanno veduto nei perseguitati che dei
fratelli, e con slancio e abnegazione hanno prestato la loro opera
intelligente e fattiva per soccorrerci, non curanti dei gravissimi pericoli
ai quali si esponevano» (Osservatore Romano, 8 settembre 1945, p. 2).
Michael Tagliacozzo – Centro di studi sullo Shoa e sulla Resistenza – «ho un
raccoglitore sul mio tavolo, in Israele, intitolato: “Calunnie contro Pio
XII”, senza di lui, anche molti di noi non sarebbero vivi». Isaac Herzog,
Rabbino Capo d’Israele, in un messaggio del febbraio 1944 dichiarò: «Il
popolo d’Israele non dimenticherà mai quello che Sua Santità e i suoi
illustri delegati, ispirati dagli eterni principi della religione, che
formano le vere basi di un’autentica civiltà, stanno facendo per i nostri
sfortunati fratelli e sorelle nell’ora più tragica della nostra storia,
prova vivente dell’esistenza della divina Provvidenza in questo mondo». Il
26 maggio 1955 l’Orchestra Filarmonica d’Israele volò a Roma per un’
esecuzione speciale della Settima Sinfonia di Beethoven da eseguire in
Vaticano, come espressione della duratura gratitudine dello Stato d’Israele
verso il Papa per l’aiuto prestato al popolo ebraico durante l’Olocausto.
Alla notizia della morte di Pio XII (9 ottobre 1958), Golda Meir, ministro
degli Esteri d’Israele, mandò questo telegramma: «Quando il martirio più
spaventoso ha colpito il nostro popolo, durante i 10 anni del terrore
nazista, la voce del Pontefice si è levata a favore delle vittime». Elio
Toaff, rabbino capo di Roma, scampato alla deportazione grazie all’aiuto di
un sacerdote marchigiano, così ha reso omaggio a Pacelli: «Più di chiunque
altro noi abbiamo avuto modo di beneficiare della grande e caritatevole
bontà e della magnanimità del rimpianto Pontefice, durante gli anni della
persecuzione e del terrore, quando ogni speranza sembrava essere morta per
noi».

di Amicone Luigi