(Tempi) L’avventura di un buon cristiano

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Il sindaco del Cammino

Cosa spinge il primo cittadino di un paese abruzzese a servire i concittadini con una passione sconfinata, fino ad una morte eroica? Donato Iezzi, l’avventura di un buon cristiano

 

Tempi n. 6 2004
In paese raccontano che non si fermava mai, era sempre in prima linea, vuoi per questo, vuoi per quel motivo. E c’è anche chi dice che – forse – amava la sua Torino di Sangro più di ogni altra cosa, finanche della sua bella moglie Cinzia, al punto che aveva rifiutato di candidarsi alla Regione pur di amministrare questo paesino abruzzese. Raccontano questo ed altro ancora di Donato Iezzi, il giovane sindaco “spazzato via” il 25 gennaio 2003 da un Intercity mentre ispezionava un ponte, dopo 48 ore di alluvioni che avevano messo in ginocchio tutta la regione. Da quel drammatico giorno è passato poco più di un anno; oggi, nel cuore della “sua” Torino di Sangro, c’è una “piazza Donato Iezzi” a perenne memoria di chi resta per tutti il “sindaco eroe”, un valore riconosciuto anche dal Presidente Ciampi che lo scorso 19 maggio volle conferirgli la medaglia d’oro al valor civile. Quello stesso eroismo che ha fatto da inevitabile leit motiv nei discorsi commemorativi di due domeniche fa, nel giorno del primo anniversario della sciagura. Discorsi martellanti e a volte ripetitivi, conclusi da un intervento fuori programma e, per certi versi, “strano”: quello di Giuseppe Moretta, fino ad allora umile cerimoniere. «Donato – ha detto con coraggio “il suo migliore amico” – era quello che era per una ragione molto, molto semplice: perché era mosso dall’amore di Gesù, incontrato nel cammino neocatecumenale che percorreva da diciotto anni. Voi tutti sapete, infatti, che lui di giorno faceva il sindaco e la sera entrava nelle vostre case per portarvi il Vangelo. Dall’abbraccio di questa Presenza – e solo da questo – nasceva la sua passione per la vita, il suo amore viscerale per Torino di Sangro, il suo straordinario impegno civile così giustamente evocato dai discorsi in suo onore». Una vera e propria sterzata, che ha rimischiato le carte in una piazza attonita e dall’applauso facile, fornendo una spiegazione forse un po’ meno emozionale sul perché, alla fin fine, il “sindaco eroe”, eletto nelle file del centro-sinistra ma senza nessuna tessera, fosse non di rado considerato “ingestibile” se non addirittura “scomodo” dalla sua stessa maggioranza per quel suo contagioso e strano “pensare in grande” che spesso aggirava i desiderata dei partiti; sul perché, ad esempio, il primo cittadino non avesse paura di indossare gli stivali e andare a spalare il fango nell’abitazione di un’anziana in pericolo; sul perché, poi, fosse capace di chiedere perdono al suo predecessore e al presidente della Provincia con i quali aveva avuto normali battibecchi politici. Sul perché, in definitiva, Donato Iezzi fosse sempre in prima linea, vuoi per questo, vuoi per quel motivo. E forse, chissà, a tutti è sembrato un po’ meno enigmatico il perché quel 25 gennaio fu sufficiente una telefonata allarmata all’ora di pranzo per farlo accorrere su quel ponte che scricchiolava pericolosamente, qualche secondo prima che quel dannato Intercity se lo portasse via per sempre.



di Piergiorgio Greco