Storia del cattolicesimo

  • Categoria dell'articolo:In libreria

Sharing is caring!

\"\"Jean-Pierre Moisset, Storia del cattolicesimo, Lindau, Torino 2008, pp. 317, EAN 9788871807621 € 24


Sconto su: http://www.theseuslibri.it/product/1974/Storia-del-cattolicesimo.asp  

È possibile che un saggio di storia delle religioni, ben scritto e approfondito – cioè non raffazzonato e scandalistico –  riesca a diventare un best-seller?
Da noi capita solo con i sottoprodotti anticattolici nati sulla scorta del Codice da Vinci (Oddifreddi, Pesce-Augias, Giorello, etc), in Francia è accaduto con uno studio serio dovuto a un illustre docente di Storia del Cristianesimo come Jean-Pierre Moisset (e non a un comico, un giornalista o un matematico…), che fra i molti pregi ha innanzitutto quello di ricostruire in modo completo ed equilibrato una storia che spesso viene ridotta a qualche data sparsa e a pochi passaggi esemplari e che invece è ricca di avvenimenti e di insegnamenti utili al nostro tempo.

 

Moisset spiega in maniera sintetica ma approfondita come il cristianesimo nacque in un Medio Oriente che attraversato da numerosi movimenti messianici; quale fu l’organizzazione della Chiesa primitiva e poi di quella uscita dalla clandestinità e divenuta rappresentante della religione ufficiale dell’Impero; segue le controversie dottrinali che hanno lacerato la cristianità nel corso della sua storia, provocando scismi e separazioni ancora attuali; indaga i rapporti intrattenuti dalla Chiesa di Roma con ebrei e musulmani; chiarisce perché si è imposta l’autorità del Papa e fa giustizia dei molti luoghi sulle crociate e di altre leggende nere, dalla Santa Inquisizione alla cristianizzazione delle Americhe. Anzi, sottolinea quanto l’Occidente e il suo sistema di valori debbano alla Chiesa.

Ma la disamina di Moisset non si ferma ai tempi antichi: essa giunge fino ai nostri giorni, affrontando il difficile (perché solitamente affrontato con malafede dai detrattori del cristianesimo) problema del rapporto tra Chiesa e modernità, esaminando cosa abbia rappresentato il Concilio Vaticano II e perché ancora oggi se ne discuta, cercando di comprendere come mai, dopo l’epoca delle persecuzioni di stampo marxista e la corruzione di stampo liberale, il cattolicesimo si sia diffuso in Asia, Africa e America, continenti nei quali oggi risiede il maggior numero dei suoi fedeli.

Per via della sua complessa storia (e soprattutto per la pessima preparazione scolastica) anche la maggior parte dei fedeli praticanti non conosce bene le vicende della Chiesa e si lascia affascinare dalle “sirene” che ripetono la vulgata: leggende nere anticattoliche e leggende bianche che esaltano la spiritualità orientale e l’ascetismo islamico, la “coerenza” protestante e le scelte “moderne e democratiche” di certo clero che un tempo sarebbe stato chiamato modernista ed allontanato dalla cura dei fedeli ed oggi sale in cattedra e si erge a rappresentante del “vero” pensiero cattolico. In tanta confusione, ben venga questo studio serio che riporta un po’ di luce sui due millenni di storia ecclesiale.

(RC n. 48 – Ottobre 2009)

Il cattolico davanti alla storia.

Di fronte a qualunque epoca della storia i cattolici hanno un duplice dovere: di adattamento e di resistenza. La sentenza impugnata si preoccupa solo dell\’ adattamento.

Tale duplice dovere è a prima vista facile ad esser compreso. Nessuna epoca, con tutte le sue leggi, istituzioni, costumi, modi di vedere e di sentire, è stata tale da meritare soltanto lode o soltanto censura. Al contrario, esistono sempre, nelle epoche migliori e nelle peggiori, cose buone e cose cattive. Di fronte al bene, ovunque si trovi, il nostro atteggiamento non può essere che quello consigliato dall\’Apostolo: provare tutte le cose, prendere ciò che è buono. Di fronte al male, dobbiamo ugualmente obbedire al consiglio dell\’Apostolo: «Non vogliate conformarvi a questo secolo» (Rom. XII, 2).

Tuttavia l\’uno e l\’altro consiglio vanno applicati con intelligenza. E\’ cosa eccellente analizzare tutte le cose e fermarsi su ciò che è bene. Ma dobbiamo tener presente che bene è tutto ciò che concorda non solo con la lettera ma anche con lo spirito. Bene non è ciò che favorisce a un tempo la virtù e il vizio, ma ciò che favorisce sempre e solamente la virtù. Così, quando un costume non è già riprovevole in sè ma tuttavia crea una atmosfera favorevole al male, la prudenza raccomanda di rigettarlo. Quando una legge favorisce l\’unica Chiesa vera ma allo stesso tempo favorisce anche l\’eresia o l\’incredulità, merita d\’essere combattuta.

La resistenza al secolo dev\’essere fatta anch\’essa con prudenza, ossia non deve tenersi né al di qua né al di là del proprio fine. Un esempio di resistenza inintelligente al secolo, di attaccamento a forme mutevoli e prive di vera importanza intrinseca, lo abbiamo nel ritorno all\’«altare in forma di mensa» . V\’è qui una resistenza che va molto al di là del suo fine, che è la difesa della Fede.

D\’altro lato, la resistenza al secolo non deve tenersi al di qua del suo scopo. Non può, cioè, consistere in un mero insegnamento senza applicazione concreta alle circostanze del giorno; né in semplici proteste platoniche. E\’ necessario istruire, è necessario conoscere i fatti del giorno in tutta la loro realtà viva e palpitante, è necessario organizzare razione per intervenire a fondo nel corso degli avvenimenti.

Infine, bisogna ricordare che la fisionomia di un\’ epoca non può scomporsi in aspetti buoni e cattivi, interamente autonomi gli uni dagli altri. Ogni epoca ha una propria mentalità, risultante contemporaneamente di aspetti buoni e cattivi. Se i primi sono preponderanti e i secondi si riferiscono solo a cose secondarie, l\’epoca pur non essendo ottima, può chiamarsi buona. Se, al contrario, sono preponderanti gli aspetti cattivi e il bene si ritrova solo in questa o in quella particolarità, l\’epoca deve chiamarsi cattiva. Nei problemi delle relazioni tra il cattolico e il suo tempo, non basta che egli prenda posizione di fronte agli aspetti frammentari del mondo in cui vive; deve considerare la fisionomia del suo tempo nella sua profonda unità morale e di fronte a questa far la sua scelta. E\’ soprattutto questo principio che ci impedisce di accettare la sentenza impugnata. Poiché essa non fa distinzione nell\’accettazione di questo e di quell\’aspetto del mondo contemporaneo, ma lo accetta tutto nella sua unità globale.

Nel Sillabo, Pio IX condanna la seguente proposizione: «Il Romano Pontefice può e deve riconciliarsi e venire a composizione col progresso, col liberalismo e con la moderna civiltà» (Prop. 80, D. 1780). Evidentemente la proposizione sarebbe incomprensibile se non presupponesse che il progresso e la civiltà moderna al tempo di Pio IX, quantunque presentassero dei particolari aspetti buoni, nella loro generalità erano viziati dagli errori del tempo e, più specialmente, dal liberalismo che la prop. 80 ricorda specialmente. Infatti questa proposizione è stata tratta dalla allocuzione “Iamdudum” del 18 marzo 1861, nella quale il Pontefice delinea un quadro impressionante della lotta tra due forze irreconciliabili: l\’una, propugnante la cosiddetta civiltà moderna, «sistema inventato per indebolire e fors\’anche demolire la Chiesa di Cristo»; l\’altra, volta alla difesa degli eterni principi della civiltà cristiana. Se per civiltà moderna si intende ciò che è contenuto nella dichiarazione di Pio IX, cioè una civiltà pagana anelante a trionfare sulle rovine dell\’ antica civiltà cristiana, la proposizione 80 è del tutto spiegabile.

Quale sarebbe il complesso aspetto del tempo in cui viviamo?
I Papi ci dicono che «nel corso dei secoli uno sconvolgimento è succeduto all\’altro fino alla rivoluzione dei nostri giorni, la quale o già imperversa o seriamente minaccia, si può dire, dappertutto e supera in ampiezza e violenza quanto si ebbe a sperimentare nelle precedenti persecuzioni contro la Chiesa. Popoli interi si trovano nel pericolo di ricadere in una barbarie peggiore di quel1a in cui ancora giaceva la maggior parte del mondo all\’apparire del Redentore» ("Divini Redemptoris”).
E ancora «Oggi non solo l\’Urbe e l\’Italia, ma il mondo intero è minacciato. Oh, non chiedeteCi qual è il "nemico", né quali vesti indossi. Esso si trova dappertutto e in mezzo a tutti; sa essere violento e subdolo. In questi ultimi secoli ha tentato di operare la disgregazione intellettuale, morale, sociale dell\’unità nell\’ organismo misterioso di Cristo. Ha voluto la natura senza la grazia; la ragione senza la fede; la libertà senza la autorità; talvolta l\’autorità senza la libertà. E\’ un "nemico" divenuto sempre più concreto, con una spregiudicatezza che lascia ancora attoniti: Cristo sì, Chiesa no. Poi: Dio sì, Cristo no. Finalmente il grido empio: Dio è morto; anzi: Dio non è mai stato. Ed ecco il tentativo di edificare la struttura del mondo sopra fondamenti che Noi non esitiamo ad additare come principali responsabili della minaccia che incombe sulla umanità: un\’economia senza Dio, un diritto senza Dio, una politica senza Dio. Il "nemico" si è adoperato e si adopera perché Cristo sia un estraneo nelle Università, nella scuola, nella famiglia, nell\’amministrazione della giustizia, nell\’attività legislativa, nel consesso delle nazioni, là ove si determina la pace o la guerra. Esso sta corrompendo il mondo con una stampa e con spettacoli, che uccidono il pudore nei giovani e nelle fanciulle e distruggono l\’amore fra gli sposi; inculca un nazionalismo che conduce alla guerra».

Concludiamo quindi: l) il cattolico del nostro tempo deve distinguere accuratamente tra bene e male, appoggiando e favorendo tutto quanto è bene, opponendosi intrepidamente a tutto quanto è male, valendosi specialmente del progresso della tecnica ai fini dell\’apostolato; 2) il cattolico deve prender posizione contro i principi erronei che esercitano un influsso preponderante in tutti i campi della vita moderna, e far di ciò il suo principale apostolato.