Stilicone, l’ultimo difensore dell’impero

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Rosario Magrì, Prima della notte. Stilicone, l’ultimo difensore dell’impero, romanzo, Edizioni Ares, Milano, 2001, pp. 401, € 17,56, ISBN 88-8133-206-x

IV secolo dopo Cristo. La gloria di Roma si sta spegnendo. I barbari premono ai confini dell’Impero mentre imperatori e usurpatori si disputano gli avanzi di un potere smembrato.
Il giovane Flavio Stilicone ha visto suo padre, ufficiale della guardia imperiale, strappare all’imperatore, sconfitto e circondato dai nemici, l’elmo d’oro e porselo sul capo per attirare su di sé la furia dei vincitori. Lì ha appreso che cosa sono il coraggio e il senso dell’onore.
Così ha inizio la straordinaria avventura di Stlicone in un mondo che va sgretolandosi, dove ciascuno pensa soltanto a sopravvivere fino al giorno seguente.
In questo contesto precario e suggestivo, popolato da avventurieri e da santi, da guerrieri e da uomini d’arte, da donne senza scrupoli e da bellissime principesse, si muove Flavio Stilicone, romano con sangue barbarico nelle vene.
Viene dall’oscurità, diverrà una figura chiave dell’Impero, l’ultimo vero difensore della civiltà romana.
Accanto a lui, in un panorama fittissimo, grandi figure come Ambrogio, Teodosio, Alarico. E l’inquietante personalizzazione del demonio, che tenta il cristiano Stilicone promettendogli l’Impero se si metterà ai suoi ordini.

Questo romanzo non soltanto ricostruisce scrupolosamente un periodo storico cruciale, ma vi infonde il soffio della narrazione. Personaggi che ebbero vita reale, e furono protagonisti, tornano a vivere in queste pagine grazie a uno straordinario lavoro di documentata fantasia.

Mi sono chiesto perché una casa editrice cattolica di chiara fama, come le edizioni di Ares, abbia scelto tra i molti, proprio il romanzo del primario neurologo Magrì. Una prima risposta può essere individuata nel bisogno, che ha il Terzo Millennio cristiano, di un rilancio dei valori umani e naturali, quali il senso del dovere, della lealtà, della parola data, dell’onore e fedeltà.
Di tali valori, infatti, Stilicone è esempio perenne, come quando, al massimo del potere personale, sottilmente tentato dall’ambizione della moglie a prendere il posto del debole imperatore, le risponde con occhi fiammeggianti: "Cosa dovrei fare secondo te? Tradire il mio giuramento? Detronizzare Onorio per prendere il suo posto?".
Forse è proprio il saper stare e restare al proprio posto – piccolo o grande che sia – una delle qualità che l’uomo della modernità e della sensualità liberale ha maggiormente dimenticato.

Un’altra valida ragione per pubblicare – e leggere! – questo romanzo è il costante riferimento del protagonista ad una "autorità superiore", a partire dai propri genitori e antenati fino a Dio stesso, passando per tutta la gerarchia di autorità che Silicone, come ciascuno di noi, incontra nel corso della propria vita. Così, al giovane Alarico, comandante della cavalleria gota, che gli manifesta l’intenzione di non obbedire a un imperatore inetto e fanciullo, intima: "Ti sbagli. Il nuovo imperatore c’è già. E sarò io a portarti i suoi ordini". E’ il contrario dell’egualitarismo, con il quale il nostro secolo sembra permeare ogni modo di pensare e vivere ed esprime ripulsa verso ogni disuguaglianza.

Ma, forse, c’è un’ultima ragione, che potrebbe aver spinto l’editore a proporci la figura di Stilicone. Da un certo punto di vista, infatti, Stilicone è figura del cattolico che vive nella Chiesa di questo inizio Millennio, di questa fine del lungo e travagliato pontificato di Giovanni Paolo II.
La Chiesa c’è già, il tesoro costituito dal deposito della fede ci è indefettibilmente tramandato da essa, le sue autorità gerarchiche pure. Come Stilicone non dobbiamo inventare o rinnegare nulla, ma solo difendere la Chiesa per permettere ai suoi pastori di poter proclamare la verità intera, senza concessioni alla paura o alle mode del mondo.
Preghiamo dunque la Vergine Maria che ci ottenga la forza – almeno la forza spirituale – per poter imitare la fortezza di Stilicone.

Fr. Luigi M. G.de M., T.O.D.