RAYMOND, Tre frati ribelli

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FR. M. RAYMOND, Tre frati ribelli, San Paolo Edizioni, Italia , 2006, pp. 304, € 17

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Tre frati ribelli, secondo la definizione dello stesso autore (monaco trappista nell’Abbazia di Nostro Signore del Getsemani nel Kentucky – Stati Uniti [del quale Totustuus.net diffonde gratuitamente La Famiglia che raggiunse Cristo, un’introvabile vita di San Bernardo, NDR], è un romanzo storico, cioè è la drammatizzazione di un fatto storico realmente accaduto, di uomini e di donne che realmente “vissero”, con tutta la densità di significato che con sè porta questa parola.
I Tre frati ribelli furono San Roberto il ribelle, Sant’Alberico il radicale e Santo Stefano Hardling il razionalista, fondatori dei “monaci bianchi” cistercensi e trappisti.
La prima cosa che colpisce, nel prendere in mano questo libro, è senza dubbio il titolo: tre frati che furono nel contempo santi e ribelli!, o meglio santi e riformatori della nostra Chiesa, paradosso di vita cristiana! Il titolo è comunque solo il prologo di un epopea, di un epopea di uomini santi. Tale è infatti la portata di questo capolavoro che tratta di uomini semplici, semplici ma audaci e tenaci idealisti, che avevano deciso di elevarsi sia dalla mediocrità del mondo che li circondava sia al di sopra dell’indolenza che sonnecchia beata nel fondo d’ogni anima umana; uomini che avevano lottato l’intera vita per arrivare al vertice dell’eroismo della vita cristiana; uomini che avevano portato nel chiostro lo spirito di nobiltà e di cavalleria; uomini che si erano offerti a Dio in olocausto per la salvezza del mondo.
Uomini che in fondo non avevano nulla di eccezionale, il cui trascorrere delle singole giornate non aveva nulla di straordinario (tutti conosciamo come si dispiega nella vita dei monaci l’ora et labora di San Benedetto), se non che furono giornate contraddistinte da una commozione, se non che la loro anima era segnata da una commozione, erano cioè uomini commossi, cioè mossi da un accenno iniziale di verità. E quest’amore alla nuda verità, accompagnata da una profonda amicizia di condivisione e correzione, li condurrà allo splendore dell’eroicità della vita cristiana.
Sullo sfondo delle crociate, nella gloria trionfante della cavalleria, si stagliano dunque le figure di questi tre eroi dello spirito, cavalieri di Dio, che diedero vita ad uno dei movimenti più fecondi conosciuti nella storia della Chiesa: il monachesimo cistercense, che, nella figura di San Bernardo di Chiaravalle (discepolo di Santo Stefano Hardling) condensa ciò che di veramente grande e rivoluzionario può portare nel mondo il sincero amore alla verità anche di un solo uomo.
Il libro è dunque caratterizzato, dal principio alla fine, da un dialogo, un dialogo drammatico: è il dialogo del cuore e dell’anima dei protagonisti con Dio, dialogo caratterizzato da grandi desideri e forti delusioni, da aspirazioni ideali ed incomprensioni sanguinanti, da gesta eroiche e smisurate prove, un dialogo segnato, dunque, dalla grande battaglia che si combatte ogni istante nel cuore di ciascun uomo (“crociato di Cristo sii prode!”, con queste parole Sant’Alberico, all’inizio del suo ufficio di abate, benediceva i suoi monaci, uno ad uno), un dialogo che, dentro una grande amicizia tra il maestro San Roberto ed i discepoli Sant’Alberico e Santo Stefano Hardling, permette di valorizzare tutto, tant’è che non v’è nulla di quanto è umano di questi monaci, di questi uomini, che è tralasciato o trascurato, anzi tutto ciò che v’è di bello, buono e giusto è fatto emergere come valore.
L’autore con questo libro si pone quindi un unico obiettivo: “non è un’ammirazione per questi uomini che io voglio suscitare; ma è l’imitazione dei cistercensi, di quella semplicità, umiltà, fedeltà e fervente amore per Dio che animò Citeaux; e queste virtù – prosegue Fr. M. Raymond – furono stampate nella viva carne e nel sangue del fedele San Roberto, dell’umile Sant’Alberico e dell’inflessibilmente leale Santo Stefano Hardling. Gli uomini vogliono verità tangibili: perché la virtù li possa attirare, dev’essere incarnata.”…. e questi uomini, commossi dal vero, incarnarono davvero “una più alta nobiltà” (è a partire da questo giudizio che San Roberto il ribelle dà avvio a quel movimento di uomini che scuoteranno l’intero mondo, monacale e non solo, dell’XI e XII secolo), anzi incarnarono la più alta nobiltà che possa esistere, essere veri cavalieri di Dio.

Francesco Lipari