Per una civiltà cristiana nel terzo millennio

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\"\"Giovanni Cantoni, Per una civiltà cristiana nel terzo millennio. La coscienza della Magna Europa e il quinto viaggio di Colombo, Sugarco, Milano 2008, pp. 264. Euro 18,50

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Giovanni Cantoni, fondatore e reggente nazionale di Alleanza Cattolica, animatore di diverse iniziative culturali, editorialista e saggista, ha pubblicato quattro volumi e oltre trecento fra articoli e studi su argomenti religiosi, politici e culturali. Fra i suoi scritti, L’Italia fra Rivoluzione e Contro-Rivoluzione. Saggio introduttivo all’opera di Plinio Corrêa de Oliveira (1908-1995) Rivoluzione e Contro-Rivoluzione (Cristianità, Piacenza 1972); La le¬zione italiana. Premesse, manovre e riflessi della politica di «compromesso storico» sulla soglia dell’Italia rossa (Cristianità, Piacenza 1980); e A¬spetti in ombra della legge sociale dell’islam. Per una critica della «vulgata» «islamicamente corretta» (Centro Studi sulla Cooperazione Arcangelo Cammarata, San Cataldo [Caltanissetta] 2000). È curatore e coautore di Magna Europa. L’Europa fuori dall’Europa (D’Ettoris, Crotone 2006). L’ultima opera in ordine di tempo, Per una civiltà cristiana nel terzo millennio. La coscienza della Magna Europa e il quinto viaggio di Colombo (Sugarco, Milano 2008, pp. 264, € 18,50), raccoglie in ordine cronologico, all’interno di tre parti, ventiquattro articoli scritti fra il 1964 e il 2007, apparsi quasi tutti su Cristianità. Organo ufficiale di Alleanza Cattolica, edita a Piacenza dal 1973. Il titolo e il messaggio dell’opera vengono illustrati nell’Introduzione (Quarant’anni dopo il Sessantotto, pp. 7-13) dallo stesso Cantoni che, riflettendo sul Magistero della Chiesa Cattolica e in particolare di Papa Giovanni Paolo II (1978-2005), vuole innanzitutto suggerire prospettive e riflessioni relative sia al tramonto plurisecolare della Cristianità occidentale, sia alla speranza di una Cristianità Nuova da instaurare nel terzo millennio. È il tema della prima parte, Nuova Evangelizzazione e nostalgia dell’avvenire (pp. 15-58), in cui vengono illustrate le condizioni della Nuova Evangelizzazione, cioè del progetto di rianimazione della Cristianità dopo l’esaurimento della prima evangelizzazione, da compiersi mediante un processo di inculturazione che deve ripartire dal punto in cui ha avuto origine la deviazione spirituale, morale e culturale alla base della crisi della civiltà europea, la svolta antropocentrica dell’Umanesimo rinascimentale. «Il crollo del comunismo — ricorda, infatti, la dichiarazione Siamo testimoni di Cristo che ci ha liberato, pubblicata il 13 dicembre 1991 al termine della prima Assemblea Speciale per l’Europa del Sinodo dei Vescovi — mette in questione l’intero itinerario culturale e socio-politico dell’umanesimo europeo, segnato dall’ateismo non solo nel suo esito marxista, e mostra coi fatti, oltre che in linea di principio, che non è possibile disgiungere la causa di Dio dalla causa dell’uomo» (n. 1, cit. a p. 29).
L’opera, prosegue Cantoni nell’Introduzione, intende quindi raccogliere e utilizzare quanto è stato conservato e rielaborato da autori della Magna Europa — cioè il mondo umano e culturale nato dall’espansione degli europei nel mondo, in particolare nelle Americhe e in Oceania — e sottolineare la sostanziale solidarietà di valori fra l’Europa e l’intero continente americano. A questo aspetto è dedicata la seconda parte, Coscienza della Magna Europa (pp. 59-135), dove l’autore, partendo dall’evento dell’11 settembre 2001, ritiene doveroso sia fornire una corretta descrizione delle «culture» e delle civiltà diverse da quella occidentale e cristiana, sia ritrovare la consapevolezza della Grande Europa, prendendo anzitutto atto della sua esistenza e della sua consistenza, quindi fornendo protezione e strutture che garantiscano l’esistenza di quella società culturale e storica che è appunto la Magna Europa, secondo l’auspicio formulato nel 1954 da Papa Pio XII (1939-1958): «[…] ciò che deve restare, e senza dubbio resterà, è l’Europa genuina, cioè il complesso di tutti i valori spirituali e civili, che l’Occidente ha accumulato, attingendo alle ricchezze delle singole sue nazioni, per dispensarle all’intero mondo» (cit. a pp. 134-135).
Infine, l’autore invita i lettori a percorrere un suggestivo itinerario, definito dal filosofo argentino Alberto Caturelli come il quinto viaggio di Cristoforo Colombo (1451 ca.-1506), che riporti dal Nuovo al Vecchio Mondo i tratti salienti della cultura europea, spesso oltraggiata nel vecchio continente ma rifiorita nel nuovo. Nella terza parte, intitolata appunto Il quinto viaggio di Colombo (pp. 137-248), vengono riproposte le figure d’illustri maestri iberoamericani, dal giurista, sociologo, letterato e uomo politico nicaraguense Julio Cesar Ycaza Tigerino (1919-2001) al giurista brasiliano José Pedro Galvão de Sousa (1912-1992) e al pensatore colombiano Nicolás Gomez Dávila (1913-1994), che Cantoni ha, con altri, contribuito a far conoscere in Italia. E poi soprattutto il pensatore brasiliano Plinio Corrêa de Oliveira. uomo politico, storico e filosofo della storia, che nel secolo XX ha dato forse il maggiore contributo alla scuola cattolica detta contro-rivoluzionaria, della cui dottrina ha fornito una sintesi magistrale nel 1959, in Rivoluzione e Contro-Rivoluzione, opera tradotta per la prima volta in italiano proprio da Cantoni, che in conclusione così sintetizza l’insegnamento di Corrêa de Oliveira: la «Contro-Rivoluzione» è «[…] lo sforzo di formare, di contribuire alla formazione di un uomo che persegua il proprio fine naturale e soprannaturale; e di contribuirvi non solo con la diffusione d’idee e l’instaurazione d’istituzioni, ma anche attraverso la costruzione di un mondo, indiretto pedagogo umano e cristiano, non pedante e aggressivo precettore razionalista e illuminista; un mondo al quale è essenziale la libertà per conoscere e perseguire la verità: insomma, un mondo di uomini e di cristiani che cerchi di assomigliare, di “divenire simile”, alla Città di Dio, che miri a realizzarsi come una consapevole cristianità; cioè un “ambiente” informato a una “cultura” che favorisca lo sviluppo delle “tendenze” verso la verità e il bene e ostacoli quelle verso l’errore e il male» (p. 247).

Francesco Pappalardo