Omelia 25 luglio 2010 – XVII Domenica del Tempo Ord.

Sharing is caring!

Domenica Diciassettesima del Tempo Ordinario

Letture
I Lettura: Gen 18, 20-21.23-32
Salmo: Sal 137
II Lettura: Col 2, 12-14
Vangelo: Lc 11, 1-13

Nesso logico tra le letture
I testi liturgici di questa domenica ci insegnano diversi modi di pregare. Abramo appare nella prima lettura come modello di preghiera e di intercessione per gli abitanti di Sodoma. Nel vangelo Gesù Cristo ci insegna con il Padrenostro due modi di pregare: la preghiera di desiderio, nella prima parte, e la preghiera di supplica nella seconda. Il testo della lettera ai colossesi non tratta direttamente della preghiera, ma potremmo dire che offre il fondamento di ogni orazione cristiana, soprattutto di quella liturgica, che è il mistero della morte e resurrezione di Gesù Cristo. O forse si potrebbe parlare della preghiera che si fa vita, dono di sé per amore.

Messaggio dottrinale

1. La preghiera di intercessione. Intercedere è unirsi a Gesù Cristo, unico mediatore tra Dio e gli uomini, e partecipare in qualche modo alla sua mediazione salvifica. Nell´intercessione, in effetti, l´orante non cerca il proprio interesse, ma quello degli altri; intercede perfino per coloro che gli fanno del male. Normalmente si intercede per qualcuno che è in necessità, in pericolo o in difficoltà. Così fa Abramo di fronte alla situazione di Sodoma e Gomorra, sul punto di essere distrutte per la loro malvagità. Quella di Abramo è un´intercessione piena di coraggio e di audacia verso Dio, ma allo stesso tempo di grandissima umiltà. ´Vedi come ardisco parlare al mio Signore, io che sono polvere e cenere; Forse ai cinquanta giusti ne mancheranno cinque; per questi cinque distruggerai tutta la città?ª. La preghiera di intercessione compiace Dio, perché è quella propria di un cuore conforme alla misericordia dello stesso Dio. Però l´efficacia divina, ottenuta dall´intercessore, può trovare accoglienza o rifiuto nella persona per cui si intercede. Davanti all´intercessione di Abramo, Dio intercede e salva Lot e le sue figlie, ma Sodoma e Gomorra sono rase al suolo dal fuoco.

2. L´orazione di desiderio. Ciò che è proprio dell´amore è pensare innanzitutto a Colui che amiamo. Per questo, nel Padrenostro che Gesù Cristo ci ha insegnato, il cuore del credente eleva fino a Dio il desiderio ardente, l´ansia del figlio per la gloria del Padre, seguendo le orme di Gesù. Che cosa è ciò che il cristiano può desiderare di più in questo mondo? Il vangelo ci risponde: che sia santificato il nome di Dio, che venga il suo Regno. Il cristiano desidera ardentemente che Dio sia riconosciuto come santo, come totalmente differente dal mondo, come il totalmente Altro, come il Trascendente che sostiene la nostra libertà e incoraggia la nostra fame di trascendenza. Il cristiano anela fortemente a che si stabilisca il regno e la sovranità di Dio sulla terra, il regno del Messia che apre le porte a tutti i popoli e a tutte le nazioni. Sono questi tutti i desideri dei cristiani? Ne sono un compendio; pertanto, tutti gli altri buoni desideri cristiani, perché siano tali, dovranno avere relazione con uno di questi due. Un´orazione di desiderio, al margine di Dio e del suo regno, non può essere cristiana.

3. L´orazione di supplica o petizione. Nella seconda parte del Padrenostro, supplichiamo Dio per le necessità fondamentali dell´esistenza umana. Supplichiamo non individualmente, ma comunitariamente. È la chiesa che è in me e con me quella che chiede a Dio il pane quotidiano, il perdono dei peccati, la forza davanti alla tentazione per tutti cristiani, per tutti gli uomini. Sono petizioni che si fanno a Dio come Padre, e per questo con totale fiducia e sicurezza di essere ascoltati; ma sono anche petizioni audaci, perché chiediamo cose niente affatto facili, soprattutto se teniamo conto del mistero della libertà di Dio e della libertà dell´uomo. Sono petizioni che ´riguardano la nostra vita per nutrirla e guarirla dal peccato, e si ricollegano al nostro combattimento per la vittoria del Bene sul Maleª (CCC 2857).

4. La preghiera della vita donata per amore. La nostra preghiera è paradossalmente anche una risposta, ci dice molto bene il catechismo. Una risposta al lamento del Dio vivo: ´Essi hanno abbandonato me, sorgente d´acqua viva, per scavarsi cisterne, cisterne screpolate; risposta di fede alla promessa gratuita della salvezza, risposta d´amore alla sete del Figlio unigenitoª (CCC 2561). È la preghiera della vita, delle opere della fede e dell´amore, opere quotidiane unite misteriosamente al grande orante con la vita, che è Gesù Cristo. In noi, data la nostra miseria, debolezza e limitazione umane, non poche volte la preghiera va da una parte e la vita dall´altra. In Gesù la preghiera è vita e la vita è preghiera. Ecco come poté cancellare il debito che gravava su di noi e inchiodarlo alla croce, perdonandoci tutti i nostri peccati. Gesù Cristo ha pregato ed è morto per i nostri peccati e, con la sua preghiera e morte, ci ha ottenuto la vita.

Suggerimenti pastorali

1. Dimmi come preghi e ti dirò chi sei. Ci sono quelli che pensano che il valore dell´uomo e la sua identità si misurino dal suo conto in banca, dal suo rango sociale, dal suo potere sugli altri, dal suo sapere, dalla sua fama, eccetera… Piuttosto si dovrà dire che l´uomo è ciò che prega, vale ciò che prega. Preghi? Preghi veramente, con tutta l´anima? Preghi molto, spesso? Preghi con orazione di desiderio, cercando sinceramente Dio nella tua preghiera? Preghi disinteressatamente, per coloro che hanno necessità di Dio, della sua misericordia e del suo amore? Preghi con fiducia, con abbandono al potere e alla sapienza di Dio, che conosce ciò che è meglio per gli uomini? Preghi con un cuore ecclesiale, aperto a tutti? Preghi, come Gesù Cristo, con la tua vita fatta oblazione per la salvezza degli uomini? Se preghi, e preghi così, sei cristiano autentico. Se non preghi, o se la tua preghiera è priva di queste qualità, il tuo documento di identità cristiana è molto malconcio e sfigurato. Per tutto ciò, conviene ricordare che la famiglia, la scuola, la parrocchia debbono essere anche e — perché no? — principalmente, scuole di preghiera. Non ci succede, forse, che insegniamo molte cose ai bambini, e ci dimentichiamo di insegnare loro a pregare?

2. Il ´piacereª di pregare. La preghiera indubbiamente non deve essere un capriccio, qualcosa che dipende dall´averne voglia o no. Ma evidentemente non deve neppure essere un tormento, qualcosa che faccio malvolentieri, perché c´è una legge della Chiesa o un´abitudine di famiglia. Pregare deve essere qualcosa che mi piaccia, come ci piacciono le cose buone. Ci piace parlare con gli amici, c´è un amico migliore di Dio? Ci piace imparare delle cose, c´è migliore maestro che non lo stesso Dio? Ci piace sentirci amati e benvoluti, c´è qualcuno che ci ami e ci voglia bene più di Dio Nostro Signore? Questo piacere, siccome molte volte non è sensibile, ci risulta un poco più difficile. Siccome è un piacere spirituale, è un piacere che solo lo Spirito Santo ci può regalare. Pertanto, più che sforzarsi di gustare la preghiera, dovremo sforzarci di chiedere allo Spirito il gusto di pregare. Egli, che conosce l´intimo di ogni uomo, è colui che infonde nell´interiorità di ciascuno questo gusto per la preghiera. Ti ´piaceª la preghiera nel recinto segreto del tuo cuore, da solo con Dio? Ti ´piaceª la preghiera comunitaria, per esempio, il rosario in famiglia o in Chiesa e, soprattutto, la santa messa, preghiera suprema della Chiesa al Padre per mezzo di Gesù Cristo? Se ancora non ce l´hai, scopri il piacere della preghiera, e chiedi al Signore che lo conceda a tutti noi cristiani. Il piacere di pregare è una ricchezza per ogni cristiano e per tutta la Chiesa.