Omelia 23 agosto 2009 Ventunesima Domenica del Tempo Ord.

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Omelia per il 23 agosto 2009 – XXI Domenica del Tempo Ordinario

LETTURE
Prima: Gs 24, 1-2. 15-17;
seconda: Ef 5, 21-32;
Vangelo: Gv 6, 60-69

NESSO TRA LE LETTURE

Nel decidersi sta la chiave dei diversi testi liturgici. Le tribù riunite da Giosuè a Sichen debbono decidersi se servire Jahvé o altri dei. Esse decidono per Jahvé (prima lettura). I discepoli di Gesù, scandalizzati dalle sue parole (mangiare la mia carne e bere il mio sangue) sono situati da Gesù davanti a una decisione: "Anche voi volete andar via?". Pietro, in nome degli altri discepoli, si decide per Cristo: "Signore, da chi andremo? Tu solo hai parole di vita eterna" (vangelo). Infine, nella seconda lettura, la decisione irrevocabile di Cristo per la sua Chiesa serve da esempio alla decisione mutua degli sposi nell\’amore.

Messaggio Dottrinale

UN DECIDERE RESPONSABILE. Essere uomo con uso di ragione significa essere obbligato a decidere nelle piccole e nelle grandi cose della vita. In altri termini, vivere è dover decidere. Questo è già qualcosa di molto importante, poiché ci differenzia da tutte le altre creature dell\’universo. Ciononostante, è incompleto, perché si può decidere bene, ma si può anche decidere male. Più importante che non il solo decidere, è il decidere bene. Che cosa implica una buona decisione? Ecco alcuni aspetti significativi. 1) Decidere bene implica lasciare. Lasciare innanzitutto ciò che impedisce o almeno rende difficile la buona decisione. Le tribù di Israele debbono lasciare, rinunciare agli dèi dei loro padri e agli dèi degli amorrei (prima lettura). I discepoli debbono prescindere dai propri pregiudizi culturali e religiosi davanti allo scandalo dell\’Eucarestia (vangelo). I coniugi debbono rinunciare a qualsiasi altro amore sponsale che non sia quello del proprio coniuge (seconda lettura). 2) Decidere bene è preferire. Certamente, preferire il bene al male, ma in molte occasioni sarà preferire il meglio al buono. Si preferisce il bene o il meglio, in conformità con la vocazione e missione che ciascuno ha ricevuto nella vita. Tutto ciò che si opponga alla vocazione cristiana si deve lasciare, e tutto ciò che la favorisca si deve preferire. Ciò che contribuisca maggiormente a vivere la mia vita cristiana è quello che debbo preferire ad altre cose, per quanto buone esse siano. Questa è la strada per prendere una decisione responsabile.

UN DECIDERE CREDENTE. Perché una decisione sia responsabile, si deve fondare su basi solide. Queste non sono né i sentimenti, né i gusti o i capricci, né le convenienze personali, né la fredda e pura ragione, né il volontarismo a oltranza. Si deve decidere a partire dalla fede, dalla fiducia totale nella fedeltà e nel potere di Dio. Gli israeliti si sentivano attratti dagli dèi dei popoli vicini, ma avevano l\’esperienza che Jahvé è l\’unico Dio fedele, ricco di misericordia e di pietà. Pietro e i discepoli hanno sperimentato, nella convivenza con Gesù, che soltanto lui "ha parole di vita eterna", per quanto possano suonare scandalose agli orecchi. Quando un uomo e una donna si danno un sì per sempre, lo fanno "nel Signore", cioè fiduciosi nel potere di Dio che li aiuterà a mantenere la loro decisione. È la fede, una fede limpida, ferma, certa, irrevocabile quella che spinge e mette in azione la capacità umana di prendere una decisione. Quando le decisioni, invece di basarsi sulla fede o sulla ragione illuminata dalla fede, si fondano su qualsiasi altra cosa, si corre un grandissimo rischio: che la decisione traballi e soccomba con il passare degli anni, con il cambiamento delle situazioni, con il logorìo della convivenza quotidiana. La fede fonda le nostre decisioni sulla verità e sul bene, che sono colonne inamovibili e che sopportano tutti gli urti e tutte le tempeste.

Suggerimenti Pastorali

NON DECIDERE ALLA LEGGERA. Nella nostra società non poche volte si prendono decisioni alla leggera. È vero che ci sono molte piccole decisioni di ogni giorno che nemmeno si pensano e che, del resto, non hanno importanza né conseguenze manifeste. Per esempio, l\’ora di uscire a far spese, in quale ristorante cenare o quale menù scegliere per il pranzo domenicale. Anche se sarebbe meglio pensare anche prima di queste piccole decisioni, al fine di formare la capacità e l\’abitudine di prendere sempre decisioni mature, ci sono, tuttavia, decisioni che riguardano non soltanto un momento o un aspetto, ma tutta la nostra vita. Per esempio, sposarsi o no, con chi sposarsi, cambiare religione, abortire o non abortire, essere o no praticante, collaborare o non collaborare con la parrocchia, scegliere l\’uno o l\’altro lavoro professionale, ecc. Queste decisioni non si debbono mai prendere alla leggera. In tal modo, si fa a se stessi un gravissimo danno, e oltretutto, si pregiudica notevolmente la società in generale e specialmente la società familiare. Ci si domanda come sia possibile che in cose di tanta trascendenza, si possa decidere in modo tanto superficiale. La risposta che do oggi a me stesso è che la gente, soprattutto i più giovani, non sono stati formati per decidere in conformità con la verità e con il bene. Sono figli del presente effimero, sono figli della cultura usa e getta, sono figli delle soddisfazioni immediate. Come avranno la capacità per prendere decisioni di tutta la vita?

LA DECISIONE SI FORMA. Si sa che ci sono persone che per temperamento sono capaci di decisione, ed altre che sono meno decise o indecise. Indipendentemente dal temperamento che si abbia, si deve formare l\’uomo per la decisione, in modo che quest\’ultima sia ferma, responsabile e matura. Il temperamento molto deciso dovrà uniformare la decisione con la prudenza, per non rischiare in eccesso. Il temperamento indeciso dovrà sviluppare la sua intrepidezza e il suo coraggio, al fine di fare opportunamente il passo verso la decisione. Sia l\’uno che l\’altro prenderanno le decisioni con piena coscienza e libertà, per decidere in modo degno dell\’uomo. Una decisione sotto la spinta dell\’occasione, sia quest\’ultima psicologica, fisica o morale, non sarà mai buona, così come non permetterà nemmeno la crescita dell\’uomo in dignità e in umanesimo. Perché l\’essere umano possa portare a compimento decisioni giuste e che lo arricchiscano, si richiede di uniformare le decisioni col il loro proprio oggetto, cioè, con la conoscenza del bene e della verità. Una decisione buona matura al calore della riflessione e della ponderazione, che sono aliene da una parte da qualsiasi precipitazione o leggerezza e, dall\’altra, da ogni abbandono, pigrizia mentale o permanente stato di perplessità. E i genitori, stanno formando i figli perché possano prendere decisioni mature? Diamo noi adulti esempio ai giovani di buone decisioni, ferme e responsabili? Siamo convinti che formare la capacità di decisione sia più importante per il futuro di un uomo che non il sapere molta informatica o l\’avere un titolo universitario?